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Le
banche
L'indagine
svolta sugli istituti bancari in merito all'accesso ai mutui-casa
per gli immigrati, ha fatto emergere una sostanziale e diffusa scelta
di parità nei criteri di trattamento tra questi ultimi e i cittadini
italiani. Lo slogan potrebbe essere, con le parole dell'esponente
di Cariverona (Gruppo Unicredito Italiano) intervistato: "In epoca
di globalizzazione è il mercato che detta le leggi e che dice dunque
che anche l'immigrato è un cliente".
E' necessario tuttavia, prima di passare ad un'analisi sistematica,
sottolineare due elementi peculiari con cui abbiamo dovuto fare
i conti:
- innanzitutto le
difficoltà incontrate ogniqualvolta si è fatto il tentativo
di sottoporre i questionari alle banche del Sud; la diffidenza
da una parte e un approccio con le tematiche dell'immigrazione
che non ne coglie ancora (anche per l'assenza di grandi numeri)
gli aspetti di inevitabile strutturalità1
ci hanno reso la strada impervia, dandoci però - forse questo
è il vero aspetto scientificamente rilevante - un'ulteriore
conferma della spaccatura esistente tra il nord e il sud del
Paese.
- di contro la specificità
della situazione in Trentino. Il dirigente della Cassa Rurale
della Valle dei Laghi con cui abbiamo parlato ci racconta una
realtà di piena integrazione degli immigrati sul territorio
di cui risentono positivamente anche i servizi bancari: "(…)
Il sistema delle Casse Rurali Trentine costituisce senz'altro
una realtà profondamente radicata nel territorio della Provincia
di Trento con una diffusione capillare delle singole Casse Rurali
(ognuna con peculiarità specifiche ed autonome) nelle Valli
della Provincia medesima. (…) I cittadini immigrati presenti
sul territorio "coperto" dalla Cassa Rurale della Valle dei
Laghi, sono da considerarsi complessivamente integrati con la
popolazione residente. (…) Si noti che, per integrazione, si
intende non tanto la valutazione dell'aspetto burocratico e
formale legato al possesso del permesso di soggiorno quanto
piuttosto a quello sostanziale inerente l'entrata effettiva
del soggetto immigrato nella realtà sociale, economico-produttiva
e lavorativa della zona in cui egli si stabilisce".
I Pareri
Le
Proposte
I
pareri
Tutti gli
esponenti di banca che abbiamo intervistato (direttamente o cogliendo
il loro parere da dichiarazioni riportate nel volume "Migranti
e Banche", Lunaria, 2000), alla domanda se avessero individuato
percorsi specifici per facilitare l’accesso alla proprietà
della casa da parte dei cittadini immigrati, hanno risposto negativamente.
Nessuna agevolazione dunque per i mutui-casa, ma un percorso unico,
fatto di "identiche condizioni e basato su un principio
di parità", che considera "la qualità
creditizia del mutuatario – ovvero serietà, affidabilità,
tipologia dell’operazione proposta – l’unico requisito richiesto
per accogliere o meno una domanda di mutuo".
Spesso addirittura
l’ipotesi di agevolazioni viene criticata perché considerata
una discriminazione al contrario nei confronti delle altre componenti
del mercato. E’ il caso della Banca Popolare di Verona e della Banca
Popolare dell’Emilia-Romagna. Si differenzia la Banca Popolare di
Milano che, seppur priva attualmente anch’essa di specifici percorsi
per la clientela immigrata per quanto riguarda i mutui-casa, non
esclude di provvedere in futuro: "La domanda di individuazione
di servizi specifici viene da alcune agenzie soprattutto del Nord.
E’ qui che l’immigrazione è più stabile e ha un livello
di integrazione economica e sociale più elevata: dunque le
agenzie presenti sul territorio registrano una maggiore domanda
di mutui di fronte alla quale chiedono di intervenire con servizi
adeguati".
In alcuni
casi, tuttavia, i criteri di parità, sulla cui esistenza
tutti si dicono pronti a giurare, vengono meno. E ciò è
accaduto quando abbiamo domandato alle banche se le garanzie che
vengono chieste ad un immigrato per l’accensione di un mutuo sono
le stesse che vengono richieste ad un italiano. Banco Ambrosiano
Veneto, Banca Popolare di Milano e Credibo non nascondono che le
due domande sono considerate diverse e non gestite quindi dall’istituto
di credito sulla base di criteri di piena parità di trattamento:
"L’accesso
al credito per i migranti è più difficile; si chiedono
maggiori garanzie"; "il fatto che l’immigrazione venga
percepita ancora prevalentemente come un problema di sicurezza,
fa sì che il mondo bancario consideri gli immigrati clienti
poco affidabili. (…) Abbiamo predisposto un percorso complesso e
di attenta verifica della fattibilità e della sostenibilità
del progetto per il quale l’immigrato chiede il prestito, dunque
la selezione viene fatta all’inizio della procedura" ;
"No,
i criteri non sono gli stessi (…); l’atteggiamento degli istituti
bancari nei confronti degli immigrati è molto prudente".
Vengono infatti richieste garanzie di cittadini italiani che
siano clienti reali o patrimoniali dell’istituto, oppure viene effettuato
un percorso di verifica accurata dell’esistenza di un rapporto stabile
con il datore di lavoro.
Le altre
banche interpellate sull’argomento affermano di utilizzare gli stessi
criteri per decidere l’erogazione del mutuo e di chiedere le stesse
garanzie ad immigrati ed italiani. Tuttavia non nascondono qualche
attenzione in più a verifica delle possibilità reali
di copertura del credito.
Riportiamo
qui di seguito un breve elenco delle motivazioni più frequentemente
addotte per giustificare la prudenza nei confronti dei clienti immigrati:
-
provvisorietà
(permesso di soggiorno a scadenza)
-
poca
affidabilità lavorativa (contratti di lavoro a tempo
determinato)
-
difficoltà
a valutare la reale capacità di rimborso del prestito
nel medio-lungo periodo
-
elevata
mobilità (in relazione a opportunità di lavoro
sul territorio)
-
registrazione
di casi di insolvenza (esperienze negative avute con altri)
-
costi
e tempi lunghissimi per eventuali azioni legali in caso di insolvenza
Le
proposte
Pur considerando
pressante la necessità di favorire l’integrazione socio-economica
dei migranti, di abbassare la soglia di conflitto e di superare
i pregiudizi culturali che limitano pesantemente l’accesso alla
proprietà della casa. Tuttavia le soluzioni identificate
dagli intervistati risentono di una certa mancanza di omogeneità
e di incisività. Sono tese molto più ad intervenire
sull’emergenza che a concepire una politica strutturale e tantomeno
ad ipotizzare modelli sperimentali di intervento. Ne riportiamo
alcune qui sotto:
-
"Governo,
regioni, province e comuni dovrebbero continuare sulla via di
una politica di agevolazione all’acquisto della prima casa",
Cariverona
-
"Si
dovrebbe costituire un consorzio tra le varie associazioni di
immigrati e/o di accoglienza degli stessi, a carattere provinciale,
per la garanzia di crediti al consumo o il pre-finanziamento
dei mutui erogati ad extracomunitari (= ulteriore garanzia per
l’istituto di credito erogatore)", Cassa Rurale della
Valle dei Laghi
-
"Il
Governo dovrebbe aiutare fiscalmente gli acquirenti (tutti,
immigrati e non) consentendo una parziale detrazione degli oneri
relativi all’acquisto della casa", Banca Popolare di
Verona
-
"Governo,
enti locali, istituti di credito e sindacati dovrebbero promuovere
l’istituzione di fondi di garanzia per favorire l’accesso al
credito. Le banche non possono da sole coprire il rischio di
insolvenza", Banca Popolare dell’Emilia-Romagna
-
"Sarebbe
auspicabile la creazione di fondi di solidarietà
per l’acquisto della casa. Ciò è possibile solo
attraverso l’intervento di enti pubblici perché serve
un capitale di partenza per coprire il rischio", Credibo
In conclusione
è credibile ritenere, con il dirigente della Banca Popolare
di Milano, che il vero problema non sia tanto quello di creare servizi
ad hoc per immigrati, quanto quello di un sistema bancario che,
essendo maggiormente concentrato, non ha interesse a fornire forme
di accesso al credito capaci di entrare in relazione con tutti i
segmenti della popolazione. Per gli immigrati si pone, in forme
naturalmente diverse, un problema simile a quello che caratterizza
i lavoratori para subordinati o autonomi con contratto atipico:
l’essere considerati un pezzo di popolazione non chiaramente individuabile
come target, diversificato e incapace di attrarre l'interesse delle
banche.
1
I dati consentono di affermare che l'immigrazione nel Meridione
è numericamente meno consistente e meno vivace quanto ai nuovi flussi.
Si tratta di una presenza più giovane, a carattere più familiare
ma meno stabile (e quindi anche un più basso numero di minori a
scuola), in quanto per molti si tratta di un'area di passaggio per
le ridotte opportunità occupazionali. Va però ricordato che è notevole
la differenza tra le varie regioni, L'immigrazione nel Meridione
all'inizio del 2000, a cura del Dossier Statistico della Caritas,
Roma, 2000
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