L'inchiesta
L’obiettivo
dell'inchiesta è quello di fornire delle informazioni e degli
spunti di riflessione sulle difficoltà che gli immigrati
incontrano nel nostro Paese a "trovare casa", ad ottenere
per sé e per la propria famiglia un alloggio dagli standard
riconosciuti normali per tutti i cittadini italiani e che tali dovrebbero
essere anche per i cittadini stranieri.
Il criterio
di comprensione che si è deciso di assumere è quello
del riconoscimento della complessità legata alle tematiche
dell’abitare e al concetto stesso di casa. Complessità che
non è più possibile ignorare dal momento che il fenomeno
migratorio nel nostro Paese sta assumendo caratteristiche di sempre
maggiore stabilizzazione (ricongiungimenti familiari, percorsi di
integrazione nelle scuole, regolarizzazioni ricorrenti) e con essa
di differenziazione dei bisogni. Ecco che il problema non è
più solo quello della prima accoglienza e dell’intervento
sull’emergenza - quindi a breve termine - ma diventa quello di una
revisione strutturale delle politiche abitative nel loro complesso
che rappresenti una risposta non più solo quantitativa ma
anche qualitativa alla domanda differenziata degli immigrati ormai
da considerare a tutti gli effetti come "nuovi cittadini".
I
"testimoni privilegiati" e le "buone pratiche"
Per avere
un quadro articolato degli ostacoli che limitano l’accesso dei cittadini
immigrati all’alloggio, si è deciso di raccogliere il parere
di soggetti ritenuti "testimoni privilegiati" in quanto
da anni, rappresentando realtà sociali e professionali differenti,
si trovano ad affrontare tutti, direttamente o indirettamente, questo
problema. Abbiamo quindi intervistato diversi (complessivamente
23) funzionari e responsabili di:
- agenzie immobiliari
- banche
- associazioni e/o
cooperative che fungono da intermediari per la locazione
- associazioni di
categoria
- enti pubblici che
hanno realizzato progetti specifici sull’accesso alla casa.
A loro
abbiamo chiesto di rispondere alle domande aperte di un questionario
inviato precedentemente e che mirava da una parte a far emergere
la loro opinione sulle difficoltà che in Italia hanno oggi
gli immigrati a trovare casa e, dall’altra, le loro idee sulle soluzioni
possibili del problema, considerando le azioni ragionevolmente praticabili
sia nell’iniziativa privata che in quella pubblica.
Abbiamo
inoltre valutato la presentabilità di alcune esperienze fatte
nel nostro Paese negli ultimi dieci anni e da considerare proponibili
come "buone pratiche" per il relativo successo
che hanno avuto – sotto diversi profili e in relazione a diverse
tipologie di bisogno - nel dare un contributo (magari piccolo, ma
significativo per la riproducibilità) alla soluzione del
problema casa per gli immigrati. Ne sono state individuate otto,
che sono riportate in schede sintetiche nella seconda parte dell'inchiesta.
Anche
in questo caso abbiamo preso contatto con "testimoni privilegiati",
persone che all’interno delle esperienze citate ricoprono posti
di responsabilità. Li abbiamo intervistati, seguendo una
traccia comune per le domande. Dalle risposte avute e dalla documentazione
consegnataci abbiamo potuto trarre le informazioni essenziali per
costruire in maniera comparabile una scheda di presentazione per
ognuna delle esperienze esaminate.
Metodologia
Le interviste
hanno previsto una serie di domande (da un minimo di 5 per gli operatori
del sistema bancario ad un massimo di 10 per i rappresentanti del
mondo delle associazioni e delle cooperative) che danno libertà
all’intervistato di scegliere nella risposta l’approccio che più
gli aggrada. Abbiamo considerato importante un criterio aperto di
questo tipo proprio alla luce della delicatezza del tema che si
presta inevitabilmente ad interpretazioni articolate, talvolta ideologiche,
meritevoli comunque tutte di essere prese in considerazione ai fini
del quadro che si vuole ricostruire.
Non si
è scelta una modalità specifica di svolgimento dell’intervista.
Alcuni questionari sono perciò stati compilati per posta
elettronica, altri attraverso contatti telefonici, altri ancora
tramite incontri di persona con i soggetti invitati a rispondere.
Gli esiti più interessanti si sono avuti attraverso gli incontri
diretti, di persona. Cosa che però non sempre ci è
stata permessa (per diversi motivi, a volte per diffidenza, poco
tempo, disinteresse). Restano comunque significative anche le risposte
ottenute senza l’incontro personale.
Nello
svolgersi delle interviste è apparso evidente quanto l’argomento
immigrazione in generale incidesse in maniera appassionata sull’argomento
casa in particolare, caricandolo preliminarmente di significati
positivi o negativi. Quasi nessuno di coloro che hanno accettato
di rispondere ha avuto un approccio neutro o distante al tema.
Questo
ha permesso d’altra parte di trarre alcune significative indicazioni
sugli scenari, reali e possibili, di risposta ai bisogni di integrazione
degli immigrati (a partire dal diritto a non essere discriminati),
tenendo conto anche delle dinamiche psicologiche che sono in gioco
nel vissuto delle persone che si occupano - a vario titolo e in
posizione di responsabilità - delle problematiche relative
all’ottenimento da parte di tutti del bene casa.
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