IL MONDO IN CASA MIA

    ../alt1 ../alt1  
../alt1
IL PROGETTO
../alt1

· Il mondo in casa mia
·
I promotori


../alt1
L'INCHIESTA
../alt1

· Indice
·
Abitare significa vivere
· Le agenzie immobiliari
· Le banche
· Le associazioni
· Le buone pratiche
· Inchieste sul disagio abitativo degli immigrati in: Italia - Germania - Spagna - Francia
· Soluzioni possibili:
esempi dall' Europa


../alt1
LA GUIDA
../alt1

· Indice
·
Introduzione
· Il diritto alla casa: le leggi
· Le strutture collettive
· Affittare una camera
· Affittare una casa
· Discriminazione
· Consigli utili
· Indirizzi utili
· Glossario
· Doc. completo (.doc - .pdf)


../alt1
LA CAMPAGNA
../alt1

· La Campagna
· I manifesti
· Il pieghevole
· Spot radiofonico


../alt1
MATERIALI
../alt1


·
Documenti
· Rassegna stampa

· Links

 

Le associazioni e le cooperative

 

Il contributo all'identificazione di problematiche e di ipotesi di soluzione sul tema dell'alloggio agli immigrati emerso dalle interviste alle associazioni è ricco e articolato.
Sono state interpellate:

  • due cooperative sociali del Nord che si occupano dell'intermediazione tra i proprietari di immobili e i potenziali locatari immigrati
  • un'associazione di Roma che fornisce orientamento e assistenza legale ai migranti
  • il presidente dell'U.P.P.I. (Unione Piccoli Proprietari Immobiliari) di Roma o il presidente di Confedilizia nazionale.

I soggetti intervistati hanno fornito complessivamente informazioni che hanno fatto emergere, da una parte, un quadro dei vincoli e delle rigidità del mercato immobiliare nel suo complesso e del disagio abitativo specifico degli immigrati e dall'altra un quadro dei possibili percorsi finalizzati alla predisposizione di soluzioni. Quest'ultimo aspetto è quello più interessante e sul quale ci soffermeremo di più.

 

I Pareri

Le Proposte

 


 

I pareri

La stabilizzazione negli ultimi anni del fenomeno migratorio con la crescita dei ricongiungimenti familiari ha portato con sé due conseguenze: innanzitutto la domanda di alloggio da parte degli immigrati è aumentata andandosi ad aggiungere alla domanda, ancora non soddisfatta, di molti cittadini italiani "provenienti da nuove marginalità e povertà in parte alimentate dal processo di scomposizione dei nuclei familiari e in parte dalla maggiore mobilità per motivi di studio o lavoro". Si è andata creando così una sorta di concorrenza tra nuclei familiari a basso reddito che, siano essi italiani o immigrati, cercano allo stesso modo un alloggio a prezzi accessibili. Era inevitabile, ed è la seconda conseguenza, che il cambiamento del percorso migratorio comportasse il cambiamento della domanda abitativa: le cooperative e le associazioni intervistate parlano infatti di una aumentata richiesta di soluzioni più stabili e più dignitose in cui vivere con la propria famiglia, identificate in una casa che abbia almeno 3 stanze e raggiunga i 65/70 mq., che rientri insomma nei parametri minimi del T.U. 286/98.

Per i rappresentanti del terzo settore e del privato sociale la precarietà economica dei migranti, l’assenza di una legge organica in materia e la conseguente rigidità del mercato immobiliare, la mancanza di certezza nei contratti d’affitto ("Se il proprietario dell’immobile lo affitta e non sa quando può rientrarne in possesso, questo crea uno stallo nell’intero mercato delle locazioni nel nostro paese"), la difficoltà ad ottenere garanzie di solvibilità da parte degli stranieri, sono identificati come i principali motivi dai quali nascono i vincoli e i dinieghi alla locazione. Il presidente di Confedilizia, sostenitore della radice economica e non razzista all’origine dei vincoli, ci dà un elemento in più: la presenza di imposte elevate sugli immobili locati corrispondenti, a seconda dei casi, anche al 50-60% del canone d’affitto, sarebbe a suo avviso uno dei principali deterrenti alla locazione, dal momento che "gli interessi in gioco in quest’ambito sono di tipo economico: la prudenza dei proprietari nel locare a inquilini immigrati è dovuta solo a motivi di ordine economico e ai rischi più alti in cui incorrono. Perché mai il proprietario di un immobile dovrebbe negare la locazione per motivi di discriminazione culturale?".

In questo quadro è unanimemente condivisa dagli intervistati la necessità di individuare al più presto modalità e strumenti nuovi che, in maniera sinergica e coordinando il pubblico ed il privato sociale, riescano a produrre una risposta alla massiccia e forte domanda di case tenendo conto della sua sempre maggiore differenziazione.

Quali dunque le strade possibili? A questa domanda i soggetti intervistati hanno fornito un’ampia gamma di risposte. Sta qui l’aspetto più interessante del loro contributo.

 

Le proposte

Riportiamo, così come sono state formulate dagli stessi intervistati, quelle che dovrebbero essere a loro avviso gli oneri dei soggetti istituzionali e non nell’affrontare il problema casa.

Governo: rendere più flessibile il mercato immobiliare; sostituire la politica di emergenza a carattere prevalentemente assistenziale con una politica strutturale, creando un organismo di coordinamento nazionale delle politiche abitative; prevedere agevolazioni fiscali per i proprietari di immobili che affittano a stranieri e mallevarli dai rischi della locazione;

Enti pubblici (comuni, province, regioni): emerge con forza da tutte le interviste la necessità di una maggiore e concreta azione di concertazione, coordinamento e collaborazione tra soggetti istituzionali e non istituzionali (privato sociale, terzo settore, associazionismo) per affrontare il tema in modo sinergico: creando tavoli regionali, predisponendo fondi di rotazione per le categorie più deboli, recuperando immobili comunali in degrado da destinare ad un uso sociale e da affittare a prezzi calmierati, rafforzando il sistema dell’accoglienza, differenziandolo per tipologie di bisogni; potrebbero inoltre ridurre l’Ici e prevedere la possibilità di una stipula diretta dei contratti di locazione assumendosene il rischio

Istituti di credito: stipulare accordi con gli enti pubblici e non disperdere i fondi devoluti al privato sociale, ma investirli in modo mirato in progetti socialmente utili

Edilizia pubblica: essere utilizzata solo per il vero disagio e a sostegno dell’inserimento abitativo solo di chi ha redditi bassi; trovare una modalità per divulgare maggiormente le informazioni sui bandi di concorso; sostenere la gestione comunale limitando il più possibile quella regionale che non permette un controllo diretto sulla gestione economica

Associazioni di immigrati: sono considerate all’unanimità un buco nell’acqua da tutte le realtà del terzo settore che abbiamo intervistato. Ritenute da tutti inizialmente la chiave di volta del processo di integrazione, non appena avviato il tentativo di lavorare per un loro coinvolgimento e una responsabilizzazione diretta anche con l’affittare alle associazioni stesse gli appartamenti disponibili, è emerso un problema di gestione della leadership all’interno dei gruppi, di speculazioni a danno dei consociati, di gestione degli interessi del gruppo etnico contro quelli della collettività. Anche il loro ruolo di denuncia di pratiche non corrette nel reperimento dell’alloggio è stata inesistente: "Se non addirittura dannosa, al contrario i singoli sono perfettamente in grado di rivendicare i loro diritti e non mancano di strumenti che consentano anche azioni legali o di rivendica"

Agenzie immobiliari: consociarsi con l’edilizia pubblica mettendo in contatto la domanda e l’offerta, fungendo quindi da intermediari e appoggiarsi alle cooperative sociali;

Datori di lavoro: finanziare l’edilizia pubblica; affittare case ai loro dipendenti stranieri, tenendo rigorosamente separato il rapporto di lavoro dal rapporto di locazione; farsi garanti dei loro dipendenti alla stipula del contratto d’affitto.

   
I Promotori:
ASAL
- COOP. LA CASA PER GLI EXTRACOMUNITARI - ICS - LUNARIA
MANCOMUNIDAD DE SERVICIOS SOCIALES DELSURESTE -
UNION FRANCAISE DES CENTRES DE VACANCES - CRFA
VERMIETUNGSGENOSSENSHAFT LUDWIG FRANK
../alt1