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KADOSH (Sacro)
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Trama: Il film segue due sorelle nella comunità ultra-ortodossa di Gerusalemme nel quartiere ebraico di Mea Shearim, attraverso due eventi provocati dal rabbino della comunità: un matrimonio e un divorzio combinati. Una delle due donne, Malka, quando il suo innamorato Yaakov lascia l’ortodossia giudaica per arruolarsi nell’esercito, è infatti costretta dalle convenzioni a sposare un uomo che non ama, e si troverà invischiata suo malgrado in una rela zione- trappola. La sorella Rivka che ama, ed è riamata, suo marito Meir, su istigazione del rabbino viene ripudiata dopo 10 anni di marimonio felice, perché ingiustamente ritenuta sterile. Tutto ciò non avviene nel Medioevo ma ai giorni nostri. E non si tratta di integralismo di matrice islamica, ma ebraica. Un film di denuncia che può essere letto come il simbolo di una denuncia di tutti i fanatismi, quali che siano le convinzioni che sottendono. Il film è il terzo di una trilogia che il regista ha dedicato alle tre maggiori città di Israele.
Target consigliato: scuole superiori. Temi possibili di discussione e approfondimento: - L’integralismo e il fanatismo religioso: quali sono i risultati storici di questo fenomeno? - "Signore, ti ringrazio di non avermi fatto nascere donna", dice ogni giorno Meir. Che ruolo ha l’uomo in questo film? In quali modalità si relaziona con la donna? Reperibilità:
Materiale collegato consigliato dal Cestim:
FILM: Il destino (Al-massir) di Youssef Chahine, Egitto /Francia 1997, 135’, versione doppiata in italiano. presentato in queste pagine.
ALTRO MATERIALE:
Note di critica: "Cio’ che impressiona in Kadosh è il ritratto degli uomini, dediti solo alla preghiera e allo studio della Torah". (Maria Pia Fusco, la Repubblica, 11.4.2000). "Amos Gitai non è un autore da pamphlet militante, da polemica accesa, contro l’integralismo. Preferisce mettere in scena quanto lo colpisce, affidare agli attori l’espressione di sentimenti disperati o crudeli, restituisce visivamente l’angustia, l’asfissia dell’ambiente che sceglie di narrare: e ci riesce benissimo" (Lietta Tornabuoni, La Stampa, 11.4.2000) "Gitai mette in scena un tema senza tempo e senza spazio: la contraddizione tra le regole e i desideri" (Paola Piacenza, IO donna, 22.4.2000)
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