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LA VIE SUR TERRE (La vita sulla terra)
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Trama: Un supermercato di Parigi: scaffali, oggetti, peluche. Stacco: stavolta a riempire lo schermo sono i rami di un albero. La tesi del film è già esposta nel contrasto tra queste due inquadrature: non solo due mondi e due concezioni di vita opposte, ma anche presente e passato del regista, che è il protagonista del film. L’albero è l’anello di congiunzione con l’Africa. Ora siamo a Sokolo, piccolo villaggio sperduto nella savana del Mali, ove il regista (che nel film impersona sé stesso) si reca per ritrovare il padre e per trascorrere la fine del secolo. Il passaggio al nuovo millennio avviene senza grandi cambiamenti in questi luoghi ove il tempo sembra essersi fermato… La comunicazione con l’esterno è uno dei grossi problemi del villaggio: il telefono funziona male e poco, "è una questione di fortuna". Echi della vita in Europa giungono a Sokolo attraverso Radio France, che racconta i preparativi a Parigi per la grande festa di fine millennio. Anche il villaggio è dotato di una piccola radio, dunque anche gli africani possono cercare di comunicare: "noi ascoltiamo, ma non siamo mai ascoltati". La vie sur terre non è un film con una trama che si possa raccontare: è fatto di momenti che vanno piuttosto respirati, e che permettono una profonda riflessione sull’ isolamento dell’Africa lasciata ai confini del mondo, che comunque non smette mai di tentare…soprattutto tentare di comunicare. Bella la musica, composta, tra gli altri, da Salif Keita.
Target consigliato: a partire dalle scuole superiori Temi possibili di discussione e approfondimento:
Reperibilità:
Materiale collegato consigliato dal Cestim:
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