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AUSTRALIA Woomera raddoppia Il governo prepara nuovi campi
anti-immigrati MASSIMILIANO
CIVILI HEIDI GLEDHILL PORT
AUGUSTA (sud Australia) Le
scavatrici governative hanno ripreso a lavorare. In un paio di
mesi un altro centro di detenzione per rifugiati si leverà
come un sarcofago dal deserto. 1200 posti per altrettanti
arrivi illegali. Passano i mesi, si intensificano le proteste
dei movimenti umanitari, quelle drammatiche degli asylum
seekers ma il barometro politico non cambia: la linea dura del
governo australiano è ribadita da un'inesorabile strategia di
azione sulla pressione migratoria. Supportata dalla
maggioranza della popolazione. Gli ultimi sondaggi parlano
chiaro: solo una minoranza degli australiani sono contrari
alla detenzione obbligatoria degli asylum seekers. Domenica, a
Sydney, durante la manifestazione anti-governativa della
Domenica delle Palme, alla quale hanno partecipato più di 15
mila persone, la processione dei manifestanti ha incrociato i
supporters di due squadre di rugby che si recavano allo stadio
per una partita: «Paint'em black and send'em back» (spediteli
a casa) hanno gridato alcuni tifosi al folto gruppo di
palestinesi che cercavano di raggiungere il resto dei
manifestanti. Per domenica prossima è prevista un'altra
manifestazione, non autorizzata, sempre contro la politica
sull'immigrazione del governo Howard. Si terrà davanti al
centro di detenzione di Woomera e vi confluiranno manifestanti
da tutta l'Australia. Il governo ha già avviato un'operazione
di scoraggiamento annunciando che userà il pugno duro e non
esiterà ad arrestare i riottosi e tutti coloro che non
rispetteranno le leggi che regolano l'ordine
pubblico.
A proposito di leggi, e della loro
applicazione, il Refugee Review Tribunal, il tribunale al
quale ricorrono i profughi la cui richiesta di asilo politico
è stata respinta, e il Dima (Department of Immigration and
Multicultural and Indigenous Affairs), sono stati recentemente
tacciati da alcuni legali che prestano la loro assistenza agli
asylum seekers di «valutare arbitrariamente» le richieste
d'asilo. L'assurdità di alcune decisioni prese dal Dima e
confermate dal Refugee Review Tribunal ha raggiuntol'apice.
Prova ne sono gli ultimi due contraddittori casi aventi per
protagonisti profughi che hanno richiesto asilo politico. Il
governo australiano ha solo da qualche giorno concesso la
possibilità di ricongiungersi a due coniugi iraniani, Ahmed
Alzalimi e Sondos Ismael, che non si incontravano da tre anni.
Lo scorso ottobre i due iraniani erano stati colpiti da una
tragedia: mentre Sondos cercava di raggiungere il marito in
Australia, i suoi tre figli (e la sorella) annegarono in
seguito all'affondamento dell'imbarcazione indonesiana sulla
quale stavano viaggiando clandestinamente. Recuperata dopo 19
ore passate nelle acque dell'Oceano Indiano, Sondos è stata
costretta dalle autorità indonesiane a rimanere a Jakarta e a
vivere il proprio dramma nella più totale solitudine, mentre
il Dima decideva del suo futuro. Impiegandoci sei mesi. Ora,
finalmente, Sondos e' a Sydney, con una vita da dimenticare e
un'altra da ricostruire. Saranno invece probabilmente
rimpatriati in Afganistan una donna e i suoi cinque figli,
arrivati in Australia 13 mesi fa («hanno una stanza» presso il
centro di detenzione di Woomera), anche loro per un
ricongiungimento familiare. Roqiah Bakhtiyari, padre dei
bambini, ha già ottenuto il visto temporaneo ma il Refugee
Review Tribunal, con una decisione clamorosa, ha respinto la
richiesta d'asilo della donna e dei suoi cinque figli. Il
tribunale è convinto che la donna sia pakistana e non le
spetti lo status di rifugiato politico. Per stabilire se la
donna fosse veramente afgana è stato usato un «ingegnoso»
stratagemma: le è stato chiesto quale fosse la moneta corrente
in Afganistan. Lei proveniente da un villaggio dove ancora si
barattano le merci e analfabeta, non ha saputo rispondere.
Sarà rimpatriata con i figli. La decisionedel tribunale potrà
essere ribaltata unicamente dal ministro dell'Immigrazione
Phillip Ruddock. Dalla padella alla brace: solo pochi giorni
fa, Ruddock ha dichiarato di essere pronto a dividere tutte
quelle famiglie nelle quali solo uno dei due coniugi ha
diritto allo status di rifugiato politico. Un monito per tutti
i profughi che sperano di ottenere un visto mediante il
ricongiungimento
familiare.
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