10 Gennaio 2002
 
 
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"Quei fermi erano incostituzionali"
Il Csm dà ragione ai giudici che liberarono tre immigrati rinchiusi a via Corelli, a Milano. Smentendo la Consulta
LUCA FAZIO - MILANO


Quei magistrati avevano ragione. Ricordate quei tre giudici milanesi che nel novembre del 2000 liberarono alcuni immigrati definendo incostituzionale il loro arresto nel centro di detenzione di via Corelli? Secondo il Consiglio superiore della magistratura - 24 voti a favore, un solo contrario - quei giudici si comportarono correttamente. Così si è pronunciato ieri il Csm che, contraddicendo il rigetto della Corte Costituzionale, non ha trovato nulla da eccepire rispetto a quei clamorosi provvedimenti che fecero scricchiolare la parte peggiore della legge Turco-Napolitano.
Per i giudici Rita Errico, Marco Manunta e Bianca La Monica, l'accompagnamento coatto alla frontiera violava (vìola ancora) l'articolo 13 della Costituzione, secondo cui non è ammessa alcuna forma di restrizione della libertà personale se non per atto motivato dall'autorità giudiziaria. Esempio: il giudice entro 48 ore deve convalidare il trattenimento dello straniero da espellere, ma se una nave fosse immediatamente pronta per salpare lo straniero verrebbe trattenuto ed espulso senza alcun giudizio di legittimità. E ancora: nel caso in cui il giudice non convalidasse il fermo, allo straniero non per questo verrebbe revocato l'accompagnamento alla frontiera. Questioni giuridicamente fondate che, secondo il Csm, nonostante il rigetto della Corte Costituzionale, sono rimaste tutt'ora insolute.
"Può affermarsi - si legge nella delibera del Csm - che se la sentenza della Corte è stata una pronuncia interpretativa di rigetto, ciò significa che il testo della legge impugnata si prestava obiettivamente anche a letture incostituzionali". Significa che i tre giudici milanesi avevano pieno diritto di sollevare l'eccezione di incostituzionalità di un meccanismo di limitazione della libertà personale che nel silenzio più assoluto continua a discriminare tra cittadini italiani e cittadini stranieri. Presto all'ordine del giorno ci sarà soltanto la discussione sull'allungamento a due mesi di detenzione nei centri previsto dalla legge Bossi-Fini. E pensando a quanti sono stati e sono rinchiusi ed espulsi, lascia una certa amarezza la lettura del parere del Csm in merito a quei pochi fortunati che nel novembre del 2000 furono liberati. "Quanto ai provvedimenti di immediata liberazione degli stranieri trattenuti - continua la nota - non può non riscontrarsi che si tratta di atti conseguenziali e doverosi rispetto alla doverosa sospensione dei giudizi allorchè si sollevi una questione di legittimità costituzionale". A suo tempo, pochi giorni dopo quelle eccezioni, alcuni avvocati milanesi lanciarono un appello in cui definivano singolare "non che alcuni giudici milanesi abbiano sollevato il problema dell'incostituzionalità della detenzione amministrativa, ma che tutti gli altri non lo abbiano fatto". Un appello caduto nel vuoto.

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