Il passaggio tragico dei rifugiati
di Sangatte ANNA MARIA MERLO - PARIGI
Nella notte tra lunedì e martedì c'è stato un
altro morto: un clandestino, che tentava di raggiungere a
piedi l'imboccatura del tunnel sotto la Manica, presso la
cittadina di Sangatte, è stato travolto da un'auto ed è
deceduto. Sono saliti così a cinque dall'inizio dell'anno i
rifugiati che hanno trovato la morte nel tentativo di passare
dalla Francia in Gran Bretagna, mentre i feriti (da
bruciature, colpi di pistola, botte e cadute) non si contano
più. Adesso i due governi sperano nell'Europa: il braccio
di ferro tra Francia e Gran Bretagna a proposito dei
clandestini ospitati nel centro della Croce rossa di Sangatte,
in Francia, che ogni notte tentano di passare in Inghilterra
attraverso il tunnel sotto la Manica, dovrà avere una
"soluzione europea". E'questa la risposta che la ministra
degli affari sociali, Elisabeth Guigou, ha mandato a Londra,
anche per mascherare un po' la brutalità del suo collega degli
interni, Daniel Vaillant, che due giorni fa era riuscito
soltanto a consigliare agli inglesi di rendere meno facile
l'accesso all'asilo politico per avere meno rifugiati. La
polemica franco-britannica, fatta alle spalle di centinaia di
clandestini rifugiati temporaneamente a Sangatte, ha ora un
nuovo risvolto: per Guigou la Francia dovrà aprire "vari altri
centri di accoglienza" per evitare che tutti i candidati
all'asilo si ammucchino a Sangatte, ma gli inglesi pretendono
che nessun altro centro venga aperto in prossimità della
Manica. E' inutile cercare qualche parola di comprensione
sulla tragedia di Sangatte da parte della politica. Solo il
direttore del centro della Croce rossa, Michel Derr, ripete:
"anche se si costruisse il Muro di Berlino, non impediremo mai
a queste persone di passare". L'epopea tragica di Sangatte è
iniziata nell'ottobre del '98, con l'arrivo di alcuni
rifugiati kosovari. Molti giovani, ma anche intere famiglie,
dormivano nei corridoi del terminal del Ferry (ne passa uno
ogni venti secondi tra Calais e Dover e viceversa), e il parco
Saint Pierre era stato trasformato in una bidonville. Allora
il modo preferito per passare era salire di nascosto su
un camion in transito su un ferry. Subito è nato il racket,
gestito da cittadini britannici ma anche francesi: ai
candidati al passaggio vengono chiesti fino a 700-800
dollari. Di fronte a questa situazione, nel settembre '99,
a soli tre chilometri dall'imboccatura del tunnel sotto la
Manica, viene aperto il campo della Croce rossa, arrangiato su
un terreno grande come quattro campi di calcio, costituito da
18 cabine prefabbricate che possono ospitare fino a 30 persone
l'una, e qualche tenda. All'interno, letti di ferro e coperte
militari. I bagni e la mensa sono all'aperto, in una regione
dove gli inverni sono lunghi e rigidi. Nulla è previsto per
passare la giornata. Per i bambini non c'è scuola, ma solo un
triste gioco della settimana dipinto per terra. Ci sono stati
periodi in cui a Sangatte si sono ammassate fino a 1400
persone. Dal settembre '99 ci sono passati quasi 30mila
rifugiati, in maggioranza curdi, afghani e iraniani, ma anche
iracheni, cecei, somali, angolani,
ruandesi. Contemporaneamente si è rafforzato l'apparato
poliziesco. La Gran Bretagna ha cominciato a far pagare forti
multe ai camion su cui venivano trasportati i clandestini. Nel
luglio 2000 sono arrivate altre misure, decise di concerto da
Parigi e Londra: le ronde notturne dei poliziotti si sono
moltiplicate, e si è cominciato a fare ricorso alla cinepresa
per vedere se qualcuno è aggrappato sotto i camion e sono
stati istituiti i controlli sul Co2 (per svelare la presenza
umana). I dintorni del tunnel sono così diventati una
barricata. Il materiale usato è quello in dotazione alla Nato,
per proteggere le basi militari. Trenta chilometri di barriere
molto alte e il filo spinato ultimo modello, il "concertina",
costellato da piccole lame di rasoio. Le banchine sono
illuminate da grossi fari, per controllare i treni merci. Ma
riescono a oltrepassare i concertina buttandoci sopra
dei materassi" spiegano a Eurotunnel. "Ne abbiamo trovati a
cavallo tra due vagoni e persino nella parte anteriore del
Tgv", aggiungono alla società che gestisce il treno a grande
velocità e che dall'inizio dell'estate, preoccupata per il
calo della clientela pagante, ha decretato la "tolleranza
zero" chiedendo un intervento muscoloso alla polizia
francese. I passeurs, però, adesso hanno adottato un
nuovo sistema: "riuniscono i clandestini in gruppi di trenta e
prendono d'assalto il treno assieme..., poi la corsa per
sfuggire alle forze dell'ordine e ai cani poliziotto". E'così
che un gruppo di 44 persone, che non era riuscito a salire sul
treno, è stato fermato nella notte del 29 agosto, a 300 metri
sotto il tunnel dopo essere riuscito a superare a piedi
controlli e barriere. Ci sono notti in cui 200-250 persone
vengono fermate. Alcune riescono a passare. Altre scelgono
altri scali, non più Calais, troppo controllato, ma i ferry a
Cherbourg, Caen, Dunkerque, Quistream o Zeerbrugge, in Belgio.
In genere, riescono a passare uomini giovani. Per le famiglie
è diverso: "alcune restano qui vari mesi, poiché i bambini non
riescono a salire su un treno in marcia", spiegano alla Croce
rossa. Sui circa 30mila rifugiati che sono passati per
Sangatte non più di un centinaio ha chiesto asilo in Francia.
La Commissione consultiva dei diritti dell'uomo ritiene che la
politica dell'asilo sia in Francia "poco rispettosa dei
diritti umani". Nel 2000 ci sono state 39mila domande di
asilo, 30mila sono state esaminate e solo in 5mila hanno
ottenuto il permesso di soggiorno. In Gran Bretagna, invece,
nel 2000, sono stati accolti 80mila rifugiati, la cifra più
alta d'Europa. In Francia, dal '91, chi attende una risposta
di asilo perde il diritto di lavorare e i 6300 posti
disponibili nei centri di accoglienza lasciano per strada la
maggior parte dei candidati, che devono rivolgersi alle
strutture per i senza tetto. In Gran Bretagna, invece,
ricevono un assegno settimanale sulle 35mila lire e, se entro
sei mesi non hanno risposta, possono chiedere
un'autorizzazione di lavoro. Adesso, la Francia chiede alla
Gran Bretagna di annullare queste briciole, per "armonizzare"
la fortezza Europa.
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