Il Belpaese degli skinheads
Un dossier europeo lancia l'allarme: Italia a rischio
per le attività dell'estrema destra. E in Veneto polemiche
sul campeggio dei "neri"
CAMILLA LAI
Il rifiuto del sottosegretario di stato Usa Colin Powell a
partecipare alla "Conferenza mondiale Onu su razzismo,
discriminazione razziale, xenofobia e relative intolleranze" per
il linguaggio critico su Israele, ha spostato l'attenzione del
meeting dal conflitto mediorentale sugli altri temi che i 160
delegati di tutto il mondo dovranno affrontare: razzismo,
discriminazione, divulgazione su internet di incitamenti all'odio
razziale.
A due giorni dall'inizio della conferenza ieri, da Vienna, il
centro di monitoraggio dell'Unione europea sul razzismo e la
xenofobia (Eumc) ha pubblicato un rapporto preoccupante. I gruppi
dell'estrema destra sono sempre più pericolosi nei 15 paesi
dell'Ue. L'Italia figura tra i quattro (con Svezia, Germania e
Spagna) in cui, negli ultimi tempi, si è registrato uno
"spaventoso" aumento di attività estremiste di destra. In
particolare gruppi tedeschi e svedesi, nota Bert Rorensen,
responsabile della comunicazione dell'Eucm, fanno propaganda di
"mitizzazione dell'ideologia nazista" su internet. Nonostante
l'uso di linguaggi crittati renda difficile l'individuazione dei
siti da parte delle autorità competenti, si stimano oltre 2.500
siti web che si rifanno a ideologie estremiste e xenofobe, e che
usano internet per diffonderle. Si finanziano con la vendita dei
dischi della tristemente famosa white power music e con
gadget ispirati al nazismo. Solo nel 1995 in Europa sono stati
venduti oltre due milioni di cd, per la maggior parte prodotti in
Svezia, Polonia e paesi dell'est.
E proprio in Italia, a comprovare la tesi dell'Eumc, si è aperto
ieri, al campeggio privato Riva d'Oro sul lago di Revine,
"Ritorno a Camelot", il raduno europeo degli skinheads.
Gianfranco Foti, responsabile dell'organizzazione dell'evento e
leader locale del Movimento italiano d'azione, precisa la
connotazione politica dell'evento, non solo culturale, ma mosso
soprattutto dall'ambizione di agire direttamente con i propri
rappresentanti all'interno degli organismi politici. Foti ha
previsto più di 2.000 partecipanti, ma la Digos non ne aspetta
più di qualche centinaio.
Non sono mancate le polemiche. L'evento doveva tenersi a Vittorio
Veneto (Treviso) ma il sindaco Scottà ha negato l'autorizzazione,
ricordando che la città è decorata con medaglia d'oro alla
resistenza e il raduno sarebbe un'offesa alla memoria. Ora il
telefono del comune di Revine Lago, dove l'evento è stato
spostato, non smette di squillare: i cittadini sono terrorizzati
da probabili disordini di un summit che vuole essere "una degna
risposta alle devastazione dei black bloc e alle
scorribande delle tute bianche a Genova contro i G8".
Così, mentre a Durban ci si prepara ad affrontare problemi
globali che potrebbero migliorare il mondo, l'Italia affitta un
campeggio privato agli skinheads d'Europa per la loro festa. La
democrazia, forse, è anche questo: libertà di discutere dei temi
che ognuno considera più importanti. Eppure l'evidente
contraddizione tra gli skinheads da un lato e Kofi Annan, Mary
Robinson e quasi tutto il resto del mondo (tranne Usa e Israele)
dall'altro, solleva scetticismo su quanto sarà facile applicare
sul nostro territorio i principi contenuti nella dichiarazione
finale che uscirà dalla conferenza Onu. Le "teste rasate"
continuano ad attrarre attenzione in Europa, più dell'Indonesia,
che sarà uno dei pochi casi di successo della conferenza Onu per
le recenti legislazioni progressiste contro la discriminazione
dell'etnia cinese, più del controverso (anche per la
corresponsabilità dei locali) problema del risarcimento ai
discendenti degli schiavi, del rapporto di ieri di Human
rights watch che chiede che la parola "casta" venga
utilizzata nel documento finale, dei rifugiati, i rom, gli
immigrati in Europa che tanto terrorizzano giovani disoccupati. E
più delle incitazioni all'odio razziale su internet.
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