Immigrati in fuga da villa Magistrini
Bologna, arrivano i fogli di via e gli "irregolari" abbandonano
la struttura occupata
SARA MENAFRA
Sarebbero stati accompagnati alla frontiera, alcuni dei 101
immigrati che da qualche mese vivevano in una villa abbandonata
alle porte di Bologna: villa Magistrini, comune di
Castelmaggiore. Nei giorni scorsi buona parte dei "residenti"
erano stati messi in fuga dall'arrivo di quattro fogli di via,
indirizzati a una coppia di kosovari e a due serbi (tre di loro
lavoravano in nero in aziende della provincia). L'arrivo dei
provvedimenti di espulsione aveva causato una reazione a catena:
in pochi giorni la maggior parte delle persone che avevano
trovato rifugio nella villa si sono spostate altrove, facendo
perdere ogni traccia di se. Un allarme giustificato dato che due
giorni fa alle porte della villa si sono presentati alcuni agenti
che hanno fermato cinque persone prive di permesso di soggiorno.
"Quelle persone non andranno via del tutto - spiega Vito Totire,
del circolo Chico Mendez - continueranno a vagare nella zona,
magari tornando lì solo di notte". Ieri sera l'associazione ha
iniziato uno sciopero della fame a staffetta: "La politica dei
fogli di via è assurda - aggiunge Totire - non fa che ricacciare
nella clandestinità persone che hanno tutto il diritto, spesso
anche dal punto di vista legale, di vivere una vita dignitosa".
Nella villa di Castelmaggiore intanto sono rimaste circa venti
persone, gli unici con regolare permesso di soggiorno in Italia.
Sempre la scorsa settimana, mentre iniziavano ad arrivare i primi
fogli di via, l'edificio era stato finalmente ripulito
dall'enorme muro di spazzatura che ne assediava l'ingresso.
Seppur migliore dal punto di vista igenico, la situazione nella
villa rimane comunque precaria e pericolosa. Come spiega il
rapporto presentato all'inizio del mese dal Centro multietnico
del quartiere Navile e dalla Cgil, nell'edificio ci sono "buchi
nei pavimenti al primo piano da cui si rischia di precipitare al
piano terra; porte-finestre senza alcuna protezione; topi che
invadono anche gli spazi abitati; assenza di servizi igenici e di
elettricità". "Una situazione insostenibile" avevano denunciato
le due organizzazioni, affiancate dal circolo Chico Mendez.
Per cercare di gestire l'emergenza venerdì scorso la prefettura
ha organizzato un tavolo attorno al quale si sono riuniti i
comuni della provincia bolognese. Tutti meno Bologna, che ha
annunciato da tempo di non volersi più occupare dei nuovi
immigrati nella zona: "ci prenderemo cura di quelli che già ci
sono, facendoli vivere in condizioni dignitose", ha spiegato la
scorsa settimana Guazzaloca, intervistato da Panorama. I
comuni della provincia si sono divisi la responsabilità di
accogliere le cinque famiglie, due delle quali troveranno
ospitalità in centri di prima accoglienza, in attesa di
sistemazioni stabili.
La vicenda di villa Mercadini, comunque, è solo la punta
dell'iceberg. Consci di questo problema i rappresentanti dei
municipi attorno a Bologna si sono dati un nuovo appuntamento
ieri mattina, nella sede delle provincia. "L'incontro aveva due
obiettivi - racconta Tiberio Rabboni, vicepresidente della
provincia bolognese - trovare fondi stabili per l'assistenza alle
famiglie uscite da villa Magistrini e aprire una discussione più
ampia che blocchi il flusso delle continue emergenze". La
riunione si è conclusa con la richiesta a provincia e capoluogo
di indire una riunione della Conferenza metropolitana sulla
questione immigrati. "E' un po' una provocazione - ammette
Rabboni - verso un'amministrazione che ha deciso da tempo di
scaricare il problema sugli altri comuni della provincia. Noi
comunque aspettiamo una risposta".
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