L'Eurotunnel dichiara guerra ai
profughi Londra, la società che gestisce il tunnel sotto la
Manica apre una vertenza con governo francese perché chiuda il
campo di Calais ORSOLA CASAGRANDE - LONDRA
La questione immigrazione sembra essere
davvero il tormentone dell'estate inglese. Nemmeno i
pettegolezzi sul prossimo (ormai anche la regina Elisabetta ha
dato il suo consenso) matrimonio tra Charles e Camilla
riescono a distogliere l'attenzione (violenta e razzista) dei
tabloid e, a ruota, dei conservatori e dei fascisti del
National Front dalla campagna contro gli stranieri avviata
ormai mesi fa. Una campagna che sembra avere come obiettivo
quello di "eliminare" gli asylum seekers (i richiedenti asilo)
dal paese. Quello che preoccupa chi in Inghilterra lavora con
e per i cittadini stranieri non è solo la gravità e la
violenza dei toni che la campagna anti-immigrati ha assunto
specie nelle ultime settimane, ma anche il sostegno politico
che queste dichiarazioni di guerra xenofoba sembrano ricevere.
E non solo dai fascisti del National Front e del British
National Party che hanno entrambi guadagnato consensi alle
elezioni del giugno scorso. I conservatori sono scesi
nuovamente in campo ieri a sostegno della decisione di
Eurotunnel (la società che gestisce il tunnel sotto la Manica)
di aprire un procedimento legale contro il governo francese
per chiedere la chiusura del campo profughi che si trova nei
pressi del porto di Calais. Eurotunnel sostiene che il campo è
diventato ormai ingestibile e che i circa milletrecento
cittadini stranieri che vi alloggiano sono di fatto potenziali
immigrati clandestini diretti in Gran Bretagna. I
conservatori, sposando la denuncia di Eurotunnel, ribadiscono
che "il terminal della compagnia che gestisce il tunnel è ogni
notte scena di un assedio da parte di almeno quattrocento
persone che cercano disperatamente di introdursi illegalmente
nel treno o nei camion diretti in Inghilterra". Una
situazione che per i Tories dimostra come la questione
immigrazione sia ormai diventata "ingestibile e
intollerabile". Il ministero degli interni britannico (che è
stato a sua volta portato in tribunale da Eurotunnel quando ha
proposto una multa di 2mila sterline che la società dovrebbe
pagare per ogni 'clandestino' trovato nei treni diretti in
Inghilterra) si è limitato a dire che "la chiusura del campo
di Sangatte non risolverebbe il problema poiché chi vuole
raggiungere il nostro paese si ritroverebbe comunque a
Calais". Il campo di Sangatte è gestito dalla Croce rossa
ed è stato allestito in magazzini di proprietà di Eurotunnel e
requisiti dall'autorità locale due anni fa. Originariamente
doveva ospitare soltanto i profughi provenienti dal Kosovo ma
in realtà ospita chiunque cerchi una sistemazione al coperto.
Eurotunnel nella sua denuncia contro il comune francese
sottolinea di aver dovuto spendere "tre milioni di sterline
per proteggere il terminal, oggi pattugliato da oltre cento
agenti di sicurezza". Tra le centinaia di profughi che ogni
giorno cercano di attraversare la Manica ci sono anche
migliaia di minorenni non accompagnati che una volta arrivati
in Inghilterra si trovano letteralmente abbandonati a se
stessi. Ieri mattina il Refugee Council (consiglio per i
rifugiati, l'organizzazione inglese più grande che si occupa
di rifugiati) ha presentato la sua ricerca sulle condizioni di
vita dei minorenni stranieri non accompagnati. "Ragazzini,
anche di quattordici o quindici anni - ha detto il portavoce
del Refugee Council - arrivano nel nostro paese per sfuggire
la guerra, la tortura, la persecuzione e si ritrovano
scaricati dal governo inglese in situazioni terribili e
invivibili". Lo studio rivela che l'anno scorso in Gran
Bretagna 2.735 minori non accompagnati hanno fatto richiesta
di asilo politico. "L'accesso ai servizi, all'assistenza - si
legge nel rapporto - sono una vera e propria lotteria: i
ragazzi vengono mandati in bed and breakfast senza nessun
sostegno". Inoltre alla maggior parte dei minori viene
concesso soltanto un permesso di soggiorno temporaneo e
questo, sostiene il rapporto, "aumenta la paura di essere
rispediti nel paese di provenienza. Il nostro paese non ha un
approccio strategico per quanto riguarda l'accoglienza e il
sostegno ai minori che sono i più vulnerabili e spesso anche i
più traumatizzati tra i profughi". Lo studio ha anche
confermato che, nonostante il governo sostenga il contrario,
molti minori vengono rinchiusi nei centri di detenzione per
stranieri e alcuni anche in
carcere.
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