Dopo le botte, la
condanna E'
la beffa subìta da Leontine Koadjo, della Costa d'Avorio,
picchiata in un commissariato di polizia a Palermo
TERESA
CAMPAGNA - PALERMO
Picchiata da un poliziotto, riceve scuse e
fiori da sindaco e questore in ospedale. Dopo un anno viene
condannata per lesioni. E' quanto accaduto a Leontine
Koadjo, 36 anni, nata in Costa d'Avorio e immigrata in Italia.
Da sei anni vive con il marito a Palermo, in un piccolo
appartamento allo Zen, e non ha mai avuti problemi con la
giustizia. Racconta la sua vicenda come fosse capitata a
qualcun altro, con distacco. Sono molte le cose che non riesce
a comprendere e non perché non capisca la lingua. Tutto
comincia una mattina di aprile dell'anno scorso, quando la
donna viene appunto aggredita da un poliziotto, Mauro
Busalacchi, all'interno dei locali del commissariato San
Lorenzo, dove ha sede l'Ufficio rtranieri della questura di
Palermo. Il motivo? La donna, invece di aspettare il proprio
turno fuori (il Commissariato ha sede in una villa a due
piani) si è permessa di accomodarsi all'interno (lo fa
tememendo di non sentire chiamare il proprio numero di
prenotazione). Il poliziotto una prima volta, non proprio
gentilmente, la invita ai accomodarsi fuori; lei "per evitare
problemi" obbedisce. Ma dopo un po', quando gli impiegati
iniziano iniziato a ricevere gli stranieri, Leontine rientra
all'interno e viene immediatamente avvicinata dall'agente
Busalacchi il quale, senza alcun motivo, l'ha sbatte
ripetutamente e con violenza contro una porta sferrandole un
pugno alla tempia. La donna non ha neanche il tempo di
difendersi. Sanguinante viene soccorsa da altri agenti che
l'accompagnano prima al pronto soccorso dell'ospedale Cervello
e successivamente a quello di Villa Sofia. Dopo una visita
molto sommaria, i medici stilano il referto: lesioni guaribili
in due giorni. Leontine, uscita dall'ospedale, querela
Busalacchi. Nei giorni successivi continua ad avvertire forti
dolori alla tempia e non riesce più a vedere dall'occhio
sinistro. Insieme alla sorella, decide così di farsi visitare
nuovamente, questa volta dai medici del Policlinico. Il
risultato della visita questa volta è ben diverso. Il referto
medico parla infatti di "frattura del pavimento dell'orbita di
sinistra con frammento osseo nel seno mascellare omolaterale".
Leontine viene ricoverata sl reparto di chirurgia
maxillofacciale dell'ospedale Civico e Benfratelli e qui
operata. La prognosi è di novanta giorni. E' in questo periodo
che la donna riceve la solidarietà dell'allora sindaco Leoluca
Orlando e del questore. La sua vicenda ha risonanza sui
giornali e viene anche inserita nel rapporto 2000 di Amnesty
International. A distanza di un anno per Leontine arriva
però la beffa: è infatti condannata a pagare una multa di
quattro milioni e mezzo di lire per avere causato lesioni
personali a Mauro Busalacchi, il poliziotto che l'ha
aggredita, condannato a sua volta, per il medesimo reato, a
pagare la stessa cifra. Cosa è successo? Come mai si è
ritrovata, da vittima, ad essere indagata, imputata e poi
condannata? Lo spiega l'avvocato di Leontine, Giovanni Bellia,
che ha citato in giudizio per danni morali e patrimoniali,
oltre al poliziotto (al momento irreperibile) anche il
ministero dell'interno, "responsabile in quanto i fatti sono
stati commessi da un suo dipendente e per avere omesso le
giuste misure di protezione delle persone in attesa, nei suoi
locali, del rilascio di certificazioni amministrative". Il
legale ha scoperto che il poliziotto, il giorno
dell'aggressione, si era fatto medicare anche lui in un pronto
soccorso ottenendo una prognosi di due giorni per la slogatura
di un polso e lesioni. Non ha presentato nessuna querela nei
confronti di Leontine, quindi, appare ancora più incredibile
il fatto che la donna sia stata condannata. "Nel complesso
- accusa Bellia - la vicenda è stata trattata con molta
superficialità dalla procura di Palermo. Ignoro le ragioni, e
non credo neanche alla cattiva fede, ma nessuno si è
preoccupato di approfondire la vicenda. La sentenza che ha
condannato sia l'aggressore che l'aggredita si è, infatti,
basata soltanto sui primi referti medici, non tenendo
assolutamente conto di quello relativo al ricovero e
all'operazione di Leontine. Si è usato per entrambi lo stesso
metro di valutazione, e questa è un'ingiustizia". Il legale ha
presentato ricorso alla sentenza per cui, oltre al processo in
sede civile, spera di poter presto discutere il caso in
un'aula di tribunale. L'intera storia con relativi
incartamenti si trova sul sito internet www.onnivora.net.
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