La nuova "casa" dei rom
Il Campidoglio concede a 150 zingari una ex caserma abbandonata
sull'Aurelia
MARCO DE PALMA -
ROMA
Un'ex caserma dell'esercito con tanto di torrette di
guardia, muro di recinzione e resti di filo spinato. Questa è la
nuova dimora in via di Villa Troili, alla periferia nord di Roma,
che il Comune ha concesso ai rom trasferiti qualche giorno fa da
via di Tor Carbone. Sono 150 persone provenienti dalla Romania,
tra cui molti dissidenti dell'ex regime di Ceausescu che hanno
chiesto all'Italia asilo politico. Vivono facendo i suonatori
ambulanti o i lavavetri ai semafori. Ma sono anche "zingari della
terra" poiché da generazioni abili fabbricanti di mattoni con
acqua e terra.
"Puntando su questa loro abilità - spiega Luciano Unmarino, del
centro sociale "La Strada" e assessore dell'undicesima
circoscrizione - stiamo pensando ad un progetto di autorecupero
della comunità che valorizzi ed ampli la nuova area di
residenza". In effetti, a parte la confusione dovuta al trasloco,
l'area dell'ex caserma è sovraffollata e solo alcune famiglie,
quelle più numerose o con neonati, abitano l'edificio in muratura
mentre per le altre sono state allestite 15 roulotte (e se ne
attendono ancora 20 dall'Umbria).
La comunità rom ha dovuto lasciare il casale all'interno del
Parco dell'Appia antica, occupato dal settembre 2000, perché era
pericolante e perché una società immobiliare di ex funzionari
ministeriali ha rivendicato il diritto alla proprietà con
l'intenzione di farne una zona residenziale. La nuova dimora,
comunque, è migliore della precedente: "Qui - dice Paris,
portavoce della comunità - abbiamo luce e acqua e non si vedono
topi o scorpioni. Ci sembra di stare in paradiso". Non lontano
dall'ex caserma c'è anche una fermata d'autobus: è da lì che i
rom la mattina si recano in città per sbarcare il lunario. Negli
ultimi giorni però sono rimasti quasi sempre nel nuovo campo
d'accoglienza perché devono preparare gli spazi per le nuove
roulotte, sistemare i letti e quel poco di mobilio sparso nel
cortile, fissare i 15 bagni chimici tutt'intorno alla recinzione
e ripulire un'area annessa che servirà da parcheggio. La cosa di
cui finora vanno più fieri è aver allestito una stanza per le
riunioni e le attività culturali.
Il trasferimento è stato effettuato prima dello sgombero coatto
da Tor Carbone grazie alla collaborazione tra l'assessorato, il
municipio, i vigili urbani, l'associazione Tre Febbraio, la
Caritas e gli stessi rom, sempre presenti alle varie riunioni.
Questa collaborazione ha fatto sì che la vicenda non si
trasformasse in un'ennesima "deportazione" forzata. "La sfida -
sottolinea Unmarino - è ora quella di prendere questa esperienza
per rivedere la politica su migranti e rom a Roma. E' stato
dimostrato che la collaborazione tra le parti e il coinvolgimento
attivo dei diretti interessati paga". E infatti gli stessi rom
sono soddisfatti e ringraziano "tutti quelli che ci hanno aiutato
e hanno reso possibile questa soluzione". Ma, al di là della
riconoscenza e dei problemi immediati da risolvere, la comunità è
animata da una grande fiducia e vuole realizzare progetti
importanti. E' ancora Paris ad elecarli con determinazione:
"Primo, intendiamo mandare i nostri figli a scuola. Per questo
abbiamo bisogno che sia attivato un servizio di scuola-bus come
avviene per gli altri campi nomadi romani. Secondo, vogliamo
creare una cooperativa per produrre mattoni. E' il nostro
mestiere da 500 anni, ma per farlo abbiamo bisogno di acqua,
terra e carbone. Terzo, daremo vita ad una compagnia artistica
per comunicare le nostre tradizioni e per incontrare la gente di
Roma, spesso diffidente nei nostri confronti".
Un primo passo in questa direzione è stato compiuto ieri sera con
uno spettacolo di musica, teatro e danza patrocinato dalla
Caritas e messo in scena dalla comunità rom di Villa Troili a S.
Cecilia in Trastevere.
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