Cacciati per tre volte
VERONA La giunta di destra implacabile
contro un gruppo di famiglie sinti
PAOLA BONATELLI -
VERONA
"Questa non è vita, è un calvario" dice sconsolato Dario
Pietrobon, portavoce delle famiglie sinte sgomberate per la terza
volta ieri con un'ordinanza del sindaco di Verona. Siamo al bar
prospiciente il municipio scaligero, si è appena tenuta una
conferenza stampa del Verona Social Forum sui fatti di Genova. I
sinti l'hanno aperta parlando del terzo sgombero, subìto poche
ore prima, e della minaccia dei carabinieri di cacciarli dal
prato dove hanno appena parcheggiato. Sono una sessantina di
persone, più della metà bambini, accampati sotto un sole cocente
in un'area appena fuori città e senza acqua.
Un'odissea iniziata molti anni fa, una situazione sempre rimasta
provvisoria, nonostante lo scorrere dei decenni. Da cinque anni
le famiglie sostavano in un'area vicina allo stadio, assegnata
temporaneamente dal comune che li aveva sgomberati dal luogo dove
abitavano da dieci anni per far posto ad un "prato per cani".
Allo stadio i sinti si erano ambientati, i bambini andavano a
scuola, "quest'anno - dice il portavoce con orgoglio - sono stati
tutti promossi".
Una ventina di giorni fa le famiglie sono state allontanate
dall'area dello stadio, che servirà al comune per allargare il
parcheggio. Il pretesto, la temporaneità del permesso di sosta a
suo tempo rilasciato, il paradosso, cacciare persone residenti
nel comune senza dare nessuna indicazione. I sinti finiscono così
in un parcheggio della circonvallazione interna, dieci giorni da
incubo senza acqua, luce e gas, ma la solidarietà intorno a loro
cresce. L'editore Giorgio Bertani, consigliere di circoscrizione
dei Verdi del Sole, e Marcello Pigozzi, della Liga Fronte Veneto
si danno da fare al loro fianco; ci sono anche le missionarie che
da sempre seguono i nomadi e persino il vescovo si reca a
trovarli. Tutto inutile: il 13 luglio scorso i vigili urbani
sgomberano il campo, caricando le persone che si oppongono alla
ripresa di un viaggio senza meta. Sette contusi, di cui quattro
donne e due bambini, oltre a Giorgio Bertani che si becca pure un
paio di denunce per resistenza. La carovana finisce al suo
vecchio luogo di sosta, accanto all'area per cani. L'acqua c'è,
la Croce rossa promette l'allestimento di un campo di emergenza.
Intanto i capigruppo del consiglio comunale costituiscono una
commissione con il compito di individuare un'area di sosta per
questa gente. A settembre i bambini torneranno a scuola, bisogna
operare in fretta. Ma ieri, con un'ordinanza del 1999 che vieta
il campeggio e il "saccoapelismo" nei confini del territorio
comunale, i sinti vengono nuovamente
|