Una trincea della vergogna per fermare i nomadi
Il sindaco leghista di Grassobbio (Bergamo) fa scavare un
solco per impedire ai rom l'accesso a un terreno
ENEA GUARINONI -
BERGAMO
Grassobbio è un paese alle porte di Bergamo, collocato da
un urbanista sadico fra l'autostrada e la tangenziale. In
compenso le case sono a ridosso dell'aereoporto di Orio al Serio,
e gli abitanti convivono da anni con i boati di decolli e
atterraggi. L'amministrazione è leghista da tanto. Da quando la
Lega da queste parti prendeva il 40% dei voti, e i paesani in
camicia verde plaudevano le gesta delle ronde padane. I tempi
sono cambiati, ma i sussulti dei duri e puri ogni tanto
ritornano. Grassobbio è anche area di stazionamento delle
carovane dei nomadi che solitamente si fermano un paio di notti,
il tempo di lavare i panni, stenderli ad asciugare, cucinare, per
poi riprendere il loro viaggio verso l'est del nord Italia. La
cosa non piace al sindaco della Lega Luciano Sangaletti. E così
il primo cittadino ordina agli operai del comune di scavare una
trincea che impedisca alle auto e alle roulotte dei nomadi di
entrare in un prato di proprietà comunale, situato vicino allo
svincolo della tangenziale. Arrivano le ruspe e scavano un solco
profondo un'ottantina di centimetri e lungo alcune centinaia di
metri. Davanti al solco alcune piccole fabbriche, un desolato
parcheggio e la strada. L'Eco di Bergamo, giornale della Curia,
dà spazio alla notizia, senza commento alcuno. Quella trincea non
piace a molti. Non a quanti si occupano degli emarginati; non
piace alla rete di associazioni del Bergamo Social Forum che in
questi giorni contesta il G8. Non dispiace invece a tal Tolotti,
leader dell'opposizione di centrosinistra al consiglio comunale
di Grassobbio. La trincea rimane lì, orribile sfregio alla
tolleranza e alla democrazia. Fino a quando una quarantina di
ragazzi del centro sociale Paci Paciana si organizza. Arrivano
sul posto con pale e badili. Rapidamente ricoprono la trincea.
"Pic e Pala contro l'intolleranza", questa la parola del loro
gesto politico. I lavori procedono rapidamente sotto il sole,
ogni colpo di pala seppellisce i pregiudizi del sindaco leghista.
Arrivano i vigili urbani, scattano qualche foto e se ne vanno.
Intanto la terra rimossa dalle ruspe torna pian piano al suo
posto. Arrivano anche due auto dei carabinieri. I ragazzi si
fermano, badili in mano; lo scavo è quasi completamente
ricoperto. Ci pensa il capopattuglia a stemperare la tensione:
"ragazzi, chi vi ha autorizzato a scavare questa trincea?!"
"...ma, veramente noi stavamo....". "Non mi interessa niente,
adesso ricoprite tutto com'era prima!" Finisce così, come nelle
barzellette sui carabinieri, l'azione del Pacì Paciana contro
l'intolleranza. Il sindaco, interpellato dopo, fa spallucce.
"L'avremmo ricoperta noi quella trincea, se l'hanno fatto gli
autonomi tanto meglio. Tutto lavoro risparmiato". Ma intanto la
trincea non c'è più.
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