21 Luglio 2001
 
 
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Una trincea della vergogna per fermare i nomadi
Il sindaco leghista di Grassobbio (Bergamo) fa scavare un solco per impedire ai rom l'accesso a un terreno
ENEA GUARINONI - BERGAMO

Grassobbio è un paese alle porte di Bergamo, collocato da un urbanista sadico fra l'autostrada e la tangenziale. In compenso le case sono a ridosso dell'aereoporto di Orio al Serio, e gli abitanti convivono da anni con i boati di decolli e atterraggi. L'amministrazione è leghista da tanto. Da quando la Lega da queste parti prendeva il 40% dei voti, e i paesani in camicia verde plaudevano le gesta delle ronde padane. I tempi sono cambiati, ma i sussulti dei duri e puri ogni tanto ritornano. Grassobbio è anche area di stazionamento delle carovane dei nomadi che solitamente si fermano un paio di notti, il tempo di lavare i panni, stenderli ad asciugare, cucinare, per poi riprendere il loro viaggio verso l'est del nord Italia. La cosa non piace al sindaco della Lega Luciano Sangaletti. E così il primo cittadino ordina agli operai del comune di scavare una trincea che impedisca alle auto e alle roulotte dei nomadi di entrare in un prato di proprietà comunale, situato vicino allo svincolo della tangenziale. Arrivano le ruspe e scavano un solco profondo un'ottantina di centimetri e lungo alcune centinaia di metri. Davanti al solco alcune piccole fabbriche, un desolato parcheggio e la strada. L'Eco di Bergamo, giornale della Curia, dà spazio alla notizia, senza commento alcuno. Quella trincea non piace a molti. Non a quanti si occupano degli emarginati; non piace alla rete di associazioni del Bergamo Social Forum che in questi giorni contesta il G8. Non dispiace invece a tal Tolotti, leader dell'opposizione di centrosinistra al consiglio comunale di Grassobbio. La trincea rimane lì, orribile sfregio alla tolleranza e alla democrazia. Fino a quando una quarantina di ragazzi del centro sociale Paci Paciana si organizza. Arrivano sul posto con pale e badili. Rapidamente ricoprono la trincea. "Pic e Pala contro l'intolleranza", questa la parola del loro gesto politico. I lavori procedono rapidamente sotto il sole, ogni colpo di pala seppellisce i pregiudizi del sindaco leghista. Arrivano i vigili urbani, scattano qualche foto e se ne vanno. Intanto la terra rimossa dalle ruspe torna pian piano al suo posto. Arrivano anche due auto dei carabinieri. I ragazzi si fermano, badili in mano; lo scavo è quasi completamente ricoperto. Ci pensa il capopattuglia a stemperare la tensione: "ragazzi, chi vi ha autorizzato a scavare questa trincea?!" "...ma, veramente noi stavamo....". "Non mi interessa niente, adesso ricoprite tutto com'era prima!" Finisce così, come nelle barzellette sui carabinieri, l'azione del Pacì Paciana contro
l'intolleranza. Il sindaco, interpellato dopo, fa spallucce. "L'avremmo ricoperta noi quella trincea, se l'hanno fatto gli autonomi tanto meglio. Tutto lavoro risparmiato". Ma intanto la trincea non c'è più.

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