Dopo il lavoro, una casa
Sovraffollate e costose. Le abitazioni degli immigrati in
Italia
ANTONIO SCIOTTO -
ROMA
La globalizzazione della porta accanto. Non c'è bisogno di andare
nelle fabbriche thailandesi, bulgare o messicane per rendersi
conto del rapporto tra nord e sud del mondo. Gli oltre due
milioni di immigrati presenti in Italia ci raccontano la loro
vita quotidiana, il rapporto con problemi concreti come la casa e
la ricerca di un lavoro. La crescente sfiducia nel paese che,
attraverso le antenne paraboliche e le riviste patinate, era
apparso forse come il Bengodi. O perlomeno faceva sperare in una
vita più dignitosa.
E invece la maggior parte degli immigrati - il 77% - vivono
ancora in condizioni di sovraffollamento, dividendo poche stanze
(due al massimo) con altre tre o quattro persone. Pagano affitti
alle stelle, in media 700 mila lire al mese, con punte che
toccano le 900 mila nel centro Italia. Per appartamenti spesso
fatiscenti, il 7% dei quali non ha neppure un wc. E per 4
immigrati su 10 - che salgono a 6 nel sud - non c'è l'ombra di un
contratto di locazione. I dati vengono fuori da un'indagine
realizzata da People Swg per conto del sindacato inquilini
Sunia e di Ancab Legacoop.
Quello della casa rappresenta uno dei problemi più pressanti: se
il 40% dice che la prima difficoltà, giunti in Italia, è stata
quella di trovare un lavoro, subito dopo, per un buon 30%, viene
fuori il problema abitazione. Le difficoltà materiali scavalcano
anche lo scoglio della regolarizzazione, percepita come il terzo
grosso ostacolo (22%) a una vita serena. Manco a dirlo, il 92%
degli intervistati (1000, sparsi per tutto il territorio
nazionale) vive in una casa in affitto, e solo il 5% ha una casa
di proprietà. La maggior parte si ferma nella stessa casa per una
media di due anni e, se la cambia, di solito trova un'abitazione
migliore.
Sei immigrati su 10 segnalano delle difficoltà: in cima alla
classifica sta il prezzo troppo elevato degli affitti -
particolarmente sentito nel nord est e al centro -, seguono la
mancanza di spazio e, soprattutto nel sud, l'assenza di
regolarizzazione contrattuale. E ancora, nord est e sud hanno
anche i record negativi per l'offerta di strutture fatiscenti.
Ma quello che colpisce più di tutto è l'assoluta sfiducia che gli
immigrati nutrono nei confronti delle istituzioni: sfiducia che
aumenta con l'età e con la durata della permanenza in Italia. Una
cifra parla per tutte: il 70% di loro, per risolvere i propri
problemi, non si è rivolto semplicemente a nessuno. E tra chi a
qualche istituzione o associazione si è rivolto - per la maggiore
vanno la Caritas, le chiese e le associazioni gestite da
altri immigrati - gli sfiduciati toccano una media del 32%, che
nel sud sale al 43%.
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