Razzismo
quotidiano Senegalese, ha difeso un fornaio aggredito da italiani.
E' stato accoltellato a morte GIORGIO SALVETTI
Un ragazzo senegalese la sera del suo
trentesimo compleanno decide di fare una passeggiata e di
andare a comprarsi un pezzo di pane caldo dal fornaio. Davanti
al forno incontra quattro ragazzotti poco più che ventenni che
disturbano il proprietario del negozio, tenta di fermarli e si
prende quindici coltellate. Pare che sia andata proprio così
lunedì notte intorno alle due in una panetteria di Rimini a
Sarr Gaye Samba Diouf. Il giovane senegalese vrebbe potuto
farsi i fatti suoi, pensare "è una rissa tra bianchi, cose
loro". Invece ha preso le difese del più debole, il fornaio
vessato non per la prima volta da quella banda di ragazzetti.
Ed è morto. Già da qualche tempo, infatti, i quattro
ragazzi erano stati visti disturbare quel panettiere e lo
avevano costretto a fare intervenire in più di una occasione
polizia e carabinieri. L'altra notte sono tornati due volte
davanti al negozio. "Facci un panino" hanno gridato al
fornaio, Vincenzo Casadio, 51 anni, che di notte a Rimini
sforna pane caldo, spianata e cornetti. I ragazzi erano
esagitati, urlavano si spintonavano e avevano cominciato a
tirarsi addosso pezzi di pane e di pasta, avevano cominciato a
bersagliare anche il fornaio. Il giovane senegalese ha cercato
di difendere il negoziante, è intervenuto per calmarli, ha
chiesto ai ragazzi di smetterla. "State calmi, c'ero prima io,
tocca a me prendere il panino", dice. "Fatti i fatti tuoi, non
rompere", si è sentito rispondere. Sarr Gaye Samba Diouf
però non se n'è andato, a quel punto è scoppiata la lite, uno
dei giovani ha reagito fuoriosamente, ha preso dal bancone un
lungo coltello di quelli che servono per preparare i panini e
ha colpito il giovane africano uccidendolo con una raffica di
almeno quindici colpi. Il senegalese si sarebbe accasciato per
poi rialzarsi, ma a quel punto sarebbe stato nuovamente
colpito. Dopo la violenta aggressione, diversi testimoni hanno
visto i ragazzi salire sui loro scooter e andarsene. Secondo
le prime ricostruzioni, a colpire sarebbe stato solo uno dei
ragazzi e pare che qualcuno del gruppo abbia tentato di
fermarlo. Ma l'aggressione è stata improvvisa e
violenta. Visibilmente sporco di sangue c'è solo un
coltello, ma su alcuni tavoli e sul bancone ce n'erano altri
ancora più affilati su cui sono in corso gli accertamenti
della polizia scientifica. Già nel pomeriggio di ieri il
sindaco di Rimini Alberto Ravaioli, commentando l'accaduto,
aveva rivelato che le indagini erano sulla buona strada e che
la polizia presto sarebbe stata in grado in grado di
individuare i colpevoli. Nel corso della serata quattro
ragazzi sono stati portati alla questura di Rimini dove sono
stati interrogati dal pubblico ministero Marino Cerioni. Uno
di loro si sarebbe presentato spontaneamente, gli altri tre
sono stati rintracciati dai carabinieri. "Ma questo non
cancella il dolore per una giovane vita brutalmente strncata.
Sono umanamente costernato - ha detto il sindaco Ravaioli - un
ragazzo di colore ha perso la vita per un alterco, per un
diverbio, che se la tragicità dei fatti non velasse tutto e
non rendesse difficili anche le parole, potrebbe definirsi
banale". La banalità sembra però rendere quanto accaduto
ancora più incomprensibile. Sarr Gaye Samba Diouf viveva in
Italia regolarmente, aveva permesso di soggiorno e residenza a
Milano ma ormai da qualche tempo abitava a Rimini dove
conviveva con un connazionale e dove da tempo lavorava in una
cooperativa che fornisce una catena di distribuzione di generi
alimentari.
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