Milano, trasloco soft per i rom di via Barzaghi
E' cominciato lo smantellamento del ghetto. Ma nel nuovo campo i
container sono pochi e mancano ancora acqua e luce
GIORGIO SALVETTI -
MILANO
Gli unici che stanno in roulotte in via Novara sono i
vigili o chi deve controllare i documenti. Una specie di
reception improvvisata con la scritta "Polizia Municipale"
accoglie i circa 200 rom che arrivano alla spicciolata dalla
favela di via Barzaghi. E' iniziato così, ieri mattina, il
trasferimento dei rom macedoni e kosovari nel nuovo campo
"attrezzato" che il Comune di Milano ha allestito in fretta e
furia in un parcheggio fuori città.
In via Novara non ci sono ancora gli allacciamenti della luce e
del gas. Nel piazzale d'asfalto sono stati posizionati nel giro
di pochi giorni 45 container da 25 metri quadrati l'uno e una
decina di tende montate all'ultimo momento, quando ci si è
accorti che i container non sarebbero bastati. Ogni scatolone è
largo poco più di due metri e per i rom il massimo della scelta è
tra il container con un solo locale - tutti che dormono in una
stanza - e quello con due stanze di due metri per due. Il bagno
con boiler e doccia ci sarebbe, peccato non funzioni perché
mancano l'acqua e le fognature. Per ora ci si deve accontentare
dei rubinetti e delle latrine ai bordi del campo e di tre docce,
all'aperto, che devono bastare per tutti. Per cucinare non è
stato previsto alcuno spazio. "Ci costruiremo una tettoia", dice
una signora. Il suo container è già pieno eppure fuori dalla
porta avanza una catasta di roba: mobili, piante, piatti. "Non so
dove metterli. E poi noi dove dormiamo? Noi non viviamo così,
guarda, mia figlia deve mangiare per terra".
La mattina era cominciata con l'arrivo in via Barzaghi dei camion
della protezione civile nel campo dei macedoni, i primi ad essere
trasferiti. Là i rom avevano delle baracche, senza luce né acqua,
ma con un briciolo di dignità. Ognuna fatta a modo suo,
abbastanza grandi da contenere tutta la famiglia, arredate con
mobili e tappeti recuperati chissà dove nel tentativo di darsi un
minimo di decoro. All'alba i rom avevano già svuotato le baracche
e aspettavano i camion davanti alle loro cose ammucchiate, pronte
ad essere caricate. "Non puoi portarti tutta questa roba, non ci
sta in via Novara", ripetono gli uomini del Comune. Eppure il
trasloco di massa prosegue velocemente, in un'atmosfera calma e
tranquilla.
Qualche centinaio di metri più in là un grande prato si riempie
piano piano di qualche sedia, poi arrivano i tavoli e alcune
roulottes. Una scena surreale. Sono i romeni, più di cinquecento,
loro non saranno trasferiti in via Novara, ma anche loro devono
traslocare. Nel prato a fianco. Il campo viene spostato per
permettere di ripulire l'area dove fino a ieri erano stipate
all'inverosimile le loro roulottes. Le ruspe e gli uomini del
Comune sono già al lavoro. Qui l'atmosfera è meno calma, ma il
trasloco continua rapido. C'è chi si affanna a spostare la
propria casa di poche decine di metri e chi guarda la scena con
stupore e rassegnazione. Il destino dei romeni è molto più
incerto. Al contrario dei kosovari non hanno il permesso di
soggiorno come rifugiati di guerra, molti lavorano, alcuni sono
irregolari, tanti se ne sono andati, per paura. Nei giorni scorsi
il Comune ha censito la popolazione e la comunità ha temuto di
essere divisa: chi ha i documenti in regola resta, chi non è in
regola viene espulso. Poi il Questore di Milano ha assicurato che
non dividerà le famiglie: chi ha figli potrà rimanere. E così i
romeni hanno accettato di spostarsi un po' più in là. "Di qualche
metro, anche di qualche chilometro, ma non di più".
Intanto in via Novara arriva il secondo carico. C'è sempre meno
spazio. Ernesto Rossi dell'Opera Nomadi guarda
perplesso: "Dicono che metteranno dei prefabbricati più grandi,
che a settembre faranno gli allacciamenti di luce e gas, ma
adesso come si fa? E pensare che questa gente come rifugiati di
guerra ha diritto agli aiuti umanitari. Hanno lasciato che in via
Barzaghi la situazione degenerasse per anni e ora vogliono
risolvere tutto in un giorno, non si poteva aspettare che almeno
ci fossero gli allacciamenti?".
A mezzogiorno mezzo campo macedone in via Barzaghi è già stato
raso al suolo mentre il trasloco è ancora in corso. Ormai non si
torna indietro. Il Comune ha fretta. Bisogna fare di corsa,
approfittare delle vacanze e dribblare le proteste contro i rom.
Eppure, ieri mattina qualche decina di persone, gli abitanti di
un agglomerato di case distante dal campo di via Novara non meno
di un paio di chilometri di prati, non ha potuto esimersi dal
protestare di fronte ai container.
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