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il manifesto - 22 Giugno 2003 SOCIETĄ pagina 02
indice societĄ

pag.02

Non c'è cannone che tenga
CI. GU.
 
INTERVENTO
Lampedusa e le scelte del governo
 
Il triste orizzonte dopo Lampedusa
CINZIA GUBBINI
RACALMUTO
 

pag.06

Strage in Nigeria per l'esplosione di un oleodotto
R. SOC.
ABUJA
 
Oleodotti mortali in Nigeria. E altrove
 
VERCELLI, RIPARTE IL «TRENO NUCLEARE»
 
Missili «impazziti» e scorie nucleari, la Sardegna si ribella
UMBERTO COCCO
CAGLIARI
 
L'Europa e i parchi, matrimonio a molte incognite
ANNA CHIESURA
 

pag.07

Bologna l'antiproibizionista
SARA MENAFRA
BOLOGNA
 
DIRITTI UMANI
La tortura di Istanbul
ORSOLA CASAGRANDE
 
COOPERAZIONE
Una «casa» in Kurdistan
O.C.
 
IN BREVE
Milano gay
 
 

apertura

Non c'è cannone che tenga
Mentre non ci sono più speranze di trovare in vita i naufraghi del battello affondato vicino alla Tunisia, a Lampedusa arrivano altri barconi. Senza nemmeno essere avvistati, a testimonianza del fatto che blindare le coste non serve. Sbarca anche la Lega e va a visitare il centro dove i profughi vengono chiamati con un numero
CI. GU.
La motovedetta Angelini della Guardia di finanza stava approntando la partenza quotidiana dal porto di Lampedusa per andare, come succede regolarmente, a pattugliare le acque nazionali alla ricerca dei fantasmi del mare. Erano le 5,30 di ieri mattina, ma dietro le spalle degli uomini della finanza si preparava una sorpresa: una piccola imbarcazione in legno - lunga tredici metri - con a bordo 107 migranti stava entrando nel porto di Lampedusa. Nessuno si era accorto, in nottata, che l'imbarcazione era in rotta verso l'Italia. E' la prima volta che succede da quando, con l'inizio del bel tempo, gli sbarchi dei migranti sull'isola si sono intensificati creando il solito fenomeno estivo che va sotto il nome di «emergenza». «Davvero, non ce lo aspettavamo - hanno dichiarato i finazieri - da tre giorni il mare è grosso e pensavamo che nessuna imbarcazione si sarebbe avventurata alla volta dell'Italia». In realtà, il maestrale che ingrossa il mare del canale di Sicilia, non ferma l'ondata di profughi, tant'è che ieri sera un barcone è stato avvistato a sud di Lamepdusa.

La svista ha subito scatenato polemiche. L'onnipresente vicepresidente del senato, il leghista Calderoli, non ha mancato di intervenire: «Siamo alla farsa - ha detto - Nel decreto firmato dal governo si parla di aerei, elicotteri e di sofisticati apparati tecnologici, ma forse sarebbe più semplice dotarsi di un più umile paio di occhiali». Tra gli uomini della finanza, che da giorni pattugliano il mare per ore, osservazioni del genere non possono che provocare malumore. Qualcuno dice: «Chi non conosce il mare non puo' capire che rintracciare imbarcazioni di questo tipo, così piccole, in mezzo al Mediterraneo è come cercare una ago in un pagliaio. In genere riusciamo a rintracciarle, ma ieri il mare era troppo forte, il bollettino nautico segnalava forza cinque, così non siamo usciti. Non ci aspettavamo un arrivo». E non è che sia capitato qualcosa di «irreparabile»: anche se la bagnarola ha varcato le acque del porto non «scortata» è stata immediatamente accostata dalle motovedette e fatta attraccare al molo. Piuttosto, è stata una fortuna che l'imbarcazione carica di persone non si sia rovesciata in mare, viste le condizioni metereologiche. I migranti stavano tutti bene. Sono tutti uomini e le nazionalità, per quanto è stato possibile capire, questa volta sono diverse da quelle registrate negli ultimi tempi. Se, in genere, le imbarcazioni sono piene di persone che provengono dall'Africa (Sudan, Congo, Liberia), ieri c'erano anche palestinesi, cingalesi e qualche bangladesho. Hanno detto di essere partiti dalla Turchia, ma probabilmente si tratta di una rotta «mista»: le persone provenineti dall'aera mediorientale si sono concentrate in Turchia (da dove le partenze continuano a essere numerose), e da lì hanno raggiunto la Libia imbarcandosi con altre persone che, invece, sono partite dall'Africa compiendo il solito tragitto attraverso il deserto. Intanto, la polizia di Agrigento e quella di Foggia hanno individuato alcuni scafisti libici che potrebbero far parte della stessa organizzazione criminale. Si tratta di sei persone, per le quali il gip della procura di Agrigento ha firmato l'arresto.

Una volta che i 107 migranti giunti «a sorpresa» nel porto di Lampedusa sono sbarcati sul molo, hanno dovuto attendere qualche ora prima di poter entrare nel centro di permanenza dell'isola, che anche ieri era in stato di sovraffollamento. Situazione disperata, ormai, quella del cpt di Lampedusa: per due giorni, a causa di lavori sulla pista dell'aeroporto, non è stato possibile effettuare i soliti ponti aerei, che trasportano i migranti verso i centri di permanenza di Calabria e Puglia. Per due notti sono rimaste ammassate nel centro ben 499 persone. Ieri ne sono partite 150, e così i 107 migranti arrivati al porto sono potuti entrare. La situazione, comunque, non è migliorata: quota 456.

Ieri al centro è arrivata una delegazione leghista, guidata da Mario Borghezio, quello che qualche anno fa disinfettava i vagoni dei treni in cui sedevano le ragazze nigeriane. Accompagnato dalla rappresentante della Lega a Lampedusa, Angela Maraventano, che in questi giorni grazie agli arrivi dei migranti a Lampedusa ha guadagnato grande popolarità incitando la popolazione dell'isola alla rivolta, Borghezio ha potuto vedere di persona in che stato versa il centro. Il parlamentare ha cercato di introdurre all'interno del centro, notoriamente off limits per i giornalisti, un redattore del giornale leghista «La Padania». Ma i corrispondenti che da giorni si trovano sull'isola, e non sono mai potuti entrare all'interno del circuito di filo spinato, hanno impedito l'abuso. Uscito dall'inferno, Borghezio, abituato a regalare bordate offensive nei confronti dei migranti, non ha pronunciato frasi virulente: piuttosto ha notato che un centro di permanenza in quelle condizioni non è accettabile. Ovviamente l'ha buttata in politica, a suo uso e consumo: «Ci sono ritardi nell'applicazione della legge Fini Bossi che sono da attribuire all'inerzia di una parte dell'esecutivo. Il riferimento al ministro dell'interno è voluto». Poi ha dettato le regole per combattere il fenomeno dell'immigrazione: «Le navi della vergogna non debbono nemmeno raggiungere le nostre acque territoriali. Abbiamo una marina efficiente che se lasciata fare sarebbe perfettamente in grado di tenerle lontane».

L'ennesimo commento fuori luogo, dopo il naufragio dell'altro ieri a largo delle coste tunisine. Le speranze di ritrovare altri superstiti, oltre ai 41 già tratti in salvo, si affiocano di ora in ora, tanto che la guardia nazionale tunisina ha deciso di ridurre i mezzi impegnati nelle ricerche. Il bilancio, rimane, dunque tragico: 200 dispersi e solo 12 corpi recuperati. I sopravvissuti sono stati portati a Sfax, alloggiati in un magazzino del porto. Sono tutti molto giovani e tutti africani. Tra di loro c'è anche una donna incinta.


 
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