10 Marzo 2002
 
 
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Funerale sul mare
Trasportate ad Agrigento le vittime del naufragio di Lampedusa
MASSIMO GIANNETTI

Nessun corpo è stato ripescato ieri nel mare di Lampedusa. Il bilancio del naufragio di giovedì sera resta quindi fermo a 12 morti accertati e decine di dispersi, forse più di sessanta. Le ricerche, proseguite anche nella notte, non hanno avuto esito. Impossibile, a tre giorni dal naufragio, sperare che qualcuno sia riuscito a mettersi in salvo in qualche modo. I soli sopravvissuti sono gli undici ragazzi, quasi tutti africani, che ieri, ancora sotto choc, sono stati quasi tutti interrogati dal magistrato di Agrigento che conduce l'inchiesta contro ignoti per naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Al magistrato i superstiti hanno ripetuto di essere partiti dalla Turchia e di aver viaggiato per sette otto giorni. Una versione che però non ha convinto del tutto gli investigatori, più propensi a credere che il barcone sgangherato _ colato a picco mentre veniva trainato nel mare in tempesta da un peschereccio di Mazara del Vallo _ sia partito da un paese del nord'Africa. Non è del tutto esclusa nemmeno l'ipotesi che gli immigrati possano essere stati trasbordati sulla barca durante il viaggio (in acque internazionali) da una "nave madre" poi fuggita.
Non appena sarà guarito, il magistrato interrogherà anche l'altro immigrato africano superstite ricoverato venerdì mattina all'ospedale di Trapani per una broncopolmonite. Il ragazzo, un sudanese di 25 anni, ieri ai volontari che sono andati a trovarlo ha raccontato la stessa versione dei suoi compagni di sventura: di essere partito dalla Turchia e di aver viaggiato otto giorni sulla barca insieme a più di settantina di persone, senza cibo e bevendo acqua salata. "E' terrorizzato _ racconta una della ragazze che lo ha incontrato _ sta molto male e i medici ipotizzano che abbia anche una perforazione all'intestino. Forse dovrà essere operato".
L'indagine della procura riguarderà anche la tempestività dei soccorsi da parte della Marina Militare, accusata dai pescatori dell'"Elide" _ che nel primo pomeriggio di giovedì avevano avvertito le autorità marittime di aver avvistato la barca dei disperati in avaria 62 miglia da Lampedusa _ di "non aver fatto abbastanza per evitare" il peggio. Il magistrato agrigentino interrogherà nei prossimi giorni sia i pescatori mazaresi che il comandante della "Cassiopea", la motovedetta della Marina arrivata sulla zona dei soccorsi diverse ore dopo l'Sos e rifiutatasi poi, secondo quanto sostenuto dal nostromo dell'"Elide", di prendere in consegna la barca poi spezzata in due dalle onde prima di affondare.
Ieri notte intanto, i corpi delle dodici (sette uomini e cinque donne) vittime recuperate sono stati portati all'obitorio di Agrigento per essere sottoposti ad autopsie. Tenuti due giorni nelle celle frigorifero della motopesca mazarese che l'aveva ripescati, ieri mattina erano stati trasferiti su quattro pescherecci partiti succesivamente alla volta di Porto Empedocle. Per loro è stato celebrato un funerale sul mare, sullo stesso mare che li ha uccisi.


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