09 Marzo 2002
 
 
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I naufraghi di Lampedusa
Il nostromo della nave che ha soccorso i naufraghi accusa: "La marina poteva fare di più"
MASSIMO GIANNETTI

Alle sette di sera il canale della morte restituisce un altro cadavere, il dodicesimo di questa ennesima strage di immigrati. All'appello mancano ancora moltissime persone, forse sessanta, forse di più. Tutte quelle che secondo i racconti concitati dei pochi sopravvissuti, fino a giovedì sera si trovavano a bordo della carretta dei disperati, forse partita dall'Africa, forse dalla Turchia, colata a picco a 60 miglia a sud est di Lampedusa. Il naufragio, il terzo dal `96 ad oggi nel Canale gelido di Sicilia, è avvenuto intorno alle 20.30, l'ora in cui il mare già grosso è diventato tempesta e ha spezzato in due la fragile imbarcazione stipata di uomini, donne e bambini. Si parla di 89 immigrati di diverse nazionalità, soprattutto africani come gli undici scampati, dieci dei quali da ieri alloggiati nel centro di accoglienza dell'isola. Un altro è ricoverato all'ospedale di Agrigento per broncopolmonite. E' stato uno dei pochi che è riuscito ad agguantare uno dei palloni salvagente lanciati in acqua dai pescatori dell'"Elide", la motonave di Mazara del Vallo che per prima ha prestato soccorso agli immigrati, dopo averli avvistati sulla barca in avaria in alto mare nel primo pomeriggio di giovedì.
L'Sos, partito dalle acque internazionali più vicine a Malta, viene infatti lanciato alle autorità marittime italiane e maltesi intorno alle 15.30. Il peschereccio mazarese, il più vicino, viene invitato via radio a recarsi in aiuto della barca. Verso le 17, dopo averla raggiunta, l'aggancia con una fune e lentamente la trascina verso Lampedusa. Qualche ora dopo arriva la corvetta della marina militare "Cassiopea", che scorta la barca rimorchiata a distanza. Questo almeno si capisce dai racconti dei soccorritori. "Quando siamo arrivati la barca, lunga una decina di metri e piena di gente sopra, era in grosse difficoltà. Ci siamo avvicinati a motore spento e piano piano siamo riusciti ad agganciarla - racconta il comandante del peschereccio soccorritore - L'abbiamo trainata per diverse miglia, poi c'è stata un'onda più forte che l'ha rovesciata. Era buio, non si vedeva nulla, il mare era forza cinque, c'era vento di maestrale. Ho visto che si era spezzata in due. Noi abbiamo fatto di tutto per salvarli, abbiamo buttato in acqua tutti i salvagente che avevamo, le scatole di polistirolo dove conserviamo il pesce, pezzi di legno. Qualcuno è riuscito ad aggrapparsi ...".
La barca potrebbe essersi rovesciata forse anche a causa di un movimento brusco del peschereccio. In ogni caso, perché i soccorsi sono stati affidati alla motonave mazarese? La marina militare, visto che sin dal primo pomeriggio era al corrente della presenza del natante nel mare in tempesta, davvero non poteva fare di più? C'è stata sottovalutazione, superficialità? La risposta forse la darà la procura di Agrigento, che ieri ha aperto un'inchiesta per naufragio colposo e omicidio colposo plurimo, allo stato contro ignoti. Ma intanto c'è la durissima testimonianza del nostromo dell'"Elide", Francesco Giacalone: "La marina militare poteva fare di più - accusa - quando abbiamo avvistato i naufraghi, abbiamo subito avvertito la "vinia", così chiamiamo la marina. Hanno mandato un elicottero. E quando è arrivata la "Cassiopea", abbiamo chiesto via radio di portarli loro a rimorchio. C'era sembrato il sistema più sicuro. Ci hanno risposto di no, dicendoci che andavamo bene così. Dopo un quarto d'ora la barca è affondata. Siamo riusciti a prendere a bordo nove naufraghi. Uno dei quali ferito in modo abbastanza grave. Via radio abbiamo chiesto alla marina di mandare un medico a bordo. Ci hanno risposto che dovevamo fare rotta su Lampedusa per farlo ricoverare in ospedale. Solo dopo che la barca è stata inghiottita dai flutti, hanno messo in mare una lancia, ma sono riusciti a salvarne solo due. Forse potevano pensarci prima" .
Al comando generale della capitaneria di porto partono da lontano nella ricostruzione. Spiegano che la barca dei disperati si trovava in acque internazionali e che le competenza dei soccorsi sarebbe spettata alla Marina di Malta, ma questa ha declinato ogni responsabilità dicendo che non aveva mezzi adeguati per farlo. "Quindi siamo arrivati noi, che di fronte a queste emergenze ben volentieri interveniamo" . La nave della marina militare, sempre secondo il comando generale della capitaneria, "avvicinandosi alla barca, che era in condizioni molto precarie, avrebbe potuto provocare ulteriori problemi". Per il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello - secondo il quale nell'ultimo anno l'aumento degli sbarchi a Lampedusa è stato del 100% - quella di ieri "non è che l'ennesima tragedia annunciata"
I dodici corpi finora recuperati sono di sette uomini e cinque donne. Un altro marittimo dell' "Elide" racconta l'inferno che ha visto durante il naufragio: "C'era una donna di colore che non dimenticherò mai. Cercava di afferrare una delle bottiglia d'acqua che avevamo lanciato, ma non c'è riuscita. Il bene era troppo prezioso e ha scatenao una bagarre a bordo. Lei addirittura si è beccata un pugno in faccia. Poi quando la barca è affondata, è rimasta appesa per pochi minuti a uno dei palloni salvagente che avevamo lanciato. Urlava di paura, era stremata dalla fatica, e non ce l'ha fatta: è scivolata piano piano nelle acque nere, non l'abbiamo più vista".
La barca, secondo le prime testimonianze dei sopravvissuti, sarebbe partita otto giorni fa dalla Turchia, ma la capitaneria di porto di Lampedusa non conferma. Secondo il capitano Michele Liosi, "è più probabile che siano partiti da un porto del nord'Africa. Una barca in quelle condizioni non può fare un tragitto troppo lungo". La capitaneria esprime anche dei dubbi che gli immigrati possano essere stati scaricati in mare da una "nave madre" poi allontanatasi. I passeggeri, dice il capitano "sono infatti quasi tutti "di colore", nigeriani, sudanesi, liberiani, ma tra gli scampati ci sono anche un turco, forse kurdo, e un palestinese". Le ricerche dei dispersi, coordinate dalla "Cassiopea", sono proseguite anche ieri notte. Ma le speranze di trovare qualcuno in vita sono praticamente nulle.


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