17 Ottobre 2001
 
 
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Diecimila contro la guerra
TORINO Studenti in piazza "contro i bombardamenti e contro il terrorismo" con la musica di Subsonica e Africa Unite
COSIMO ROSSI - ROMA

" Un'ottima idea", secondo Silivio Berlusconi, quella di una sfilata in tenuta stars and stripes nella capitale, come proposto dal Foglio di Giuliano Ferrara. Molto meno quella del leghista Francesco Speroni, che vorrebbe chiudere le frontiere agli immigrati musulmani acuendo il profilo dell'Italia razzista già abbozzato da Silvio Berlusconi quando a Berlino parlò di "superiorità" dell'occidente. Se dunque il cavaliere si premura immediatamente di oliare la macchina organizzativa azzurra per assicuare l'adeguata adesione popolare alla contro-Perugia-Assisi, dal governo giunge invece un secco altolà alla proposta del sottosegretario leghista che aveva immediatamente scatenato l'opposizione.
Scrive Ferrara sul Foglio di ieri: "Azzardiamo un'ipotesi: se nel giro di un mese Roma divenisse teatro di un'impegnativa e ampia manifestazione politica contro il terrorismo, per la pace nella giustizia, e centinaia di bandiere americane sfilassero sotto le insegne dei partiti che hanno vinto le elezioni, qualcosa di profondo cambierebbe nel paese". Già, perché secondo Ferrara ha ragione D'Alema quando rileva che sulla bocca dei timidi papaboys dei facinorosi no global della Perugia-Assisi sono mancate le parole contro il terrorismo: un lenzuolo a stelle e strisce sarebbe invece il sinonimo più calzante della lotta al terrorismo. Detto fatto: "Come presidente di Forza Italia - scrive il presidente del consiglio - ho deciso di avviare un rapido giro di consultazioni al fine di stabilire data e luogo di questo incontro degli italiani che credono nei valori di democrazia, di libertà e di umanità, e che intendono testimoniare le loro convinzioni con solenne compostezza, con serenità di cuore, con voce forte e chiara". Tra questi, un parterre de roi di prime, entusiastiche adesioni: Lucio Colletti; i governatori Enzo Ghigo, Francesco Storace, Roberto Formigoni; i nazional-alleati Maurizo Gasparri e Ignazio La Russa; il sindaco di Milano Gabriele Albertini, il presidente della Ferrari (e della Fieg) Luca Cordero di Montezemolo, il Pri di Giorgio La Malfa al gran completo e il clarinetto di Renzo Arbore.
L'Ulivo, ci mancherebbe, non commenta: probabilmente per paura di essere tacciato di anti-americanismo. Solo il verde Alfonso Pecoraro Scanio ha le parole per ricordare che "le manifestazioni di piazza indette dai governi sono in genere un'esclusiva dei regimi". A maggior ragione quando assumono il profilo di una riposta di piazza (e di governo) alle trecentomila diverse (e anche controverse) voci di pace udite domenica scorsa.
Il centrosinistra preferisce piuttosto concentrarsi sulla sparata del sottosegretario alle riforme Speroni. Intervistato da Telelombardia il vice di Bossi ha infatti spiegato che "visto che siamo in uno stato di conflitto, se proprio deve entrare qualcuno in Italia, almeno facciamo entrare chi non è musulmano". Dall'Ulivo si leva immediato un grido di protesta e di allarme. Il capo dei senatori ds Gavino Angius e il vicepresidente della Margherita Arturo Parisi chiamano in causa il premier in persona, chiedendo una pronta smentita. "Vorremmo liquidare come farneticazioni appartenenti al folklore leghista l'idea di chiudere le frontiere, ma non è possibile", attacca Parisi, mentre Angius rileva come le parole di Berlusconi a Berlino evidentemente non fossero "uno scilone". Perché in effetti, notano i Verdi, "dopo aver urlato ai quattro venti che il conflitto in corso non è contro l'Islam, Speroni rompe in giocattolo ipocrita". Tocca perciò al ministro per le politiche comunitarie Rocco Buttiglione intimare l'altolà dell'esecutivo a Speroni: la sua, dice "non è la posizione del governo". E lo stesso dichiarano l'azzurro Donato Bruno e il nazional-alleato Giampaolo Landi, secondo cui "prima di parlare Speroni dovrebbe studiare: bloccare i musulameni è impossibile per le norme italiane e europee. E inoltre avvaloreremmo la tesi che attualmente è in corso uno scontro di civilità e non una lotta al terrorismo".

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