12 Ottobre 2001
 
 
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Violenza negli stadi, governo ko
A Montecitorio si gioca la partita sul decreto anti-violenza che scade il 20 ottobre e la maggioranza perde sul terreno delle libertà. Intanto l'Uefa sceglie la linea drastica contro l'intolleranza razzista: in campo a porte chiuse
ERNESTO MILANESI

U

n calcio europeo all'intolleranza, mentre l'Italia discute e si divide sul decreto anti-violenza.
L'Uefa ha scelto la linea dura nei confronti del tifo razzista. Ieri il congresso di Praga si è schierato compatto (51 voti): cori e striscioni, insulti e ululati non sono più "monetizzabili". Per il razzismo dei tifosi scatterà inesorabile un drastico provvedimento: partite a porte chiuse. Una sanzione che, per di più, verrà inserita direttamente nello statuto dell'Uefa. Di fatto, una scelta di campo netta, indispensabile ad arginare il fenomeno del tifo razzista. Disciplina estrema, quindi. Joseph Mifsud dell'esecutivo Uefa ha sintetizzato così le ragioni dell'Uefa: "Il razzismo negli stadi è in allarmante crescita e per i tifosi di certi club non funzionano come deterrente nè le multe fino a 40 milioni nè il trasferimento delle partite ad almeno 300 chilometri di distanza". Adesso le curve intolleranti costeranno ai club lo stadio deserto...
In Italia, invece, il calcio violento impegna il Parlamento in una sorta di derby fra Camera e Senato. Il decreto messo a punto dal governo Berlusconi scade il 20 ottobre. Ma ieri a Montecitorio il testo è stato sostanzialmente modificato a voto segreto sull'emendamento proposto da Teodoro Buontempo di An (260 a favore, 224 contro, 16 astenuti) che pure aveva il parere contrario della Commissione e su cui il governo si era rimesso al voto in aula. Si è trattato di un altro scontro sulle garanzie, che ha visto esponenti del Polo schierarsi con il centrosinistra. Un voto trasversale che riecheggia recenti prese di distanza dai diktat berlusconiani. L'idea di arrestare ultras non in flagranza entro 48 ore senza il parere del magistrato e da punire solo con la detenzione alimentava più di una perplessità. Alla fine, anche grazie all'emendamento di Enrico Buemi (Sdi), il decreto è uscito da Montecitorio sostanzialmente riscritto. Tra l'altro anche con due interpretazioni più chiare: la normativa anti-violenza si applicherà soltanto alle competizioni delle Federazioni e degli Enti riconosciuti da Coni; gli incitamenti "fuorilegge" dei tifosi saranno solo quelli che istigano in modo specifico alla violenza. Alla fine, 430 favorevoli e solo 17 contrari. E si torna a palazzo Madama...
Questo il commento di Paolo Cento, deputato dei Verdi: "Ha prevalso una curva bipartisan che ha minato il provvedimento che voleva blindare le curve. Pur apprezzando le importanti modifiche restiamo contrari perchè il decreto è ispirato non alla necessità di prevenire le violenze, ma dalla sola repressione che spesso finirà per coinvolgere anche le tifoserie vitali per lo sport".
Esultano Giuliano Pisapia e Giuseppe Fioroni. Il rappresentante di Rifondazione comunista sottolinea: "E' ragionevole, saggio ed equilibrato lasciare al giudice una valutazione discrezionale sulla pena detentiva o pecuniaria, secondo la gravità del fatto e del soggetto". Il deputato dei Popolari è sarcastico: "Dopo aver tutelato esportatori di capitali e truffatori di bilanci, il Parlamento ha avuto un sussulto d'orgoglio. L'aula ha ripristinato un minimo di garanzie anche per chi correva il rischio di essere condannato soltanto per qualche schiamazzo o coro". Perfino la Lega sembra seguire Buontempo (che, per altro, ha puntato direttamente l'indice sulla violenza del giornalismo sportivo) lungo la strada della difesa dei tifosi: "E' ora che le ricche società sportive paghino di tasca loro le spese per la sicurezza degli stadi" dichiarano Carolina Lussana e Massimo Polledri, intenzionati a riportare le famiglie in curva e presentare il conto al Berlusconi milanista.
In controtendenza, il Cittadella (serie B) punta ai tifosi immigrati. Biglietti gratis, tamburi e bandiere per trasformare lo stadio Euganeo di Padova in una curva multirazziale. L'idea è del presidente Piergiorgio Gabrielli, in vista della partita di domenica con il Napoli.

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