12 Ottobre 2001
 
 
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La bomba profughi
INTERVISTA L'allarme dell'Acnur sul possibile esodo afghano. Parla Laura Boldrini
CI. GU.


L' Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (Acnur) si trova in un momento di difficoltà nel proprio lavoro di soccorso ai profughi afghani, come ancora ieri sottolineava in un comunicato l'Alto commissario, Luud Lubbers. Ne parliamo con Laura Boldrini, portavoce italiana dell'Acnur, tornata domenica dal Pakistan.

Qual è la situazione?

Estremamente complessa e di difficile gestione. Da un canto c'è il Pakistan che ha in casa oltre 2 milioni di rifugiati, e che teme un grosso flusso di profughi dall'Afghanistan. Preoccupazioni di cui occorre tenere conto. Dall'altra c'è una situazione umanitaria molto grave, un possibile esodo - che ancora non si è verificato, per ora le persone si rifugiano perlopiù nelle campagne.

L'Acnur come si sta muovendo?

Finora abbiamo lavorato con il governo pakistano nell'individuazione di nuovi siti dove costruire campi, oltre alle decine e decine già esistenti. Il governo ha individuato 75 siti lungo tutta la frontiera. Di questi 75 secondo la nostra valutazione solamente 28 - e con mille restrizioni - sono adatti. I siti, infatti, sono stati individuati nella fascia degli 8 chilometri dalla frontiera. Lì ci sono le cosiddette tribal area, zone frontaliere ad altissima autonomia rispetto al governo di Islamabad, che significa insicurezza, armi che girano. Inoltre non sono raggiungibili, la zona è affetta da una siccità di almeno quattro anni e la popolazione locale non vuole dividere la poca acqua con altre persone.

Denunciate che in questa situazione è impossibile lavorare....

Sì, le condizioni di sicurezza sono troppo fragili. I nostri uffici, e non solo i nostri, sono stati presi di mira, c'è una crescente ostilità nei confronti degli occidentali, compresi gli operatori umanitari. E siccome non è possibile valutare quale sarà l'effetto di un perdurare dell'azione militare in Afghanistan, potrebbe anche essere che dall'oggi al domani ci sia un grosso flusso e a quel punto avremo una situazione difficilissima. Le restrizioni sono troppo grosse, dobbiamo chiedere alle autorità tribali 24 ore prima il permesso per andare a lavorare, perché ci devono garantire la sicurezza, siamo indietro con i programmi.

Cosa fanno i governi occidentali?

Noi abbiamo chiesto alla comunità internazionale un aiuto finanziario cospicuo, abbiamo fatto un appello per circa 268 milioni di dollari e la situazione non è rosea, per quanto mi risulta sono arrivati solo 26 milioni di dollari di cui 7 da parte italiana. ùFinora è il contributo più grosso. D'altro canto è impensabile che siano soltanto i paesi confinanti con l'Afghanistan a subire le conseguenze umanitarie di questa guerra. Questa è una guerra che va a beneficio di tutta la collettività, e mi auguro che la collettività tenga conto dei profughi.

Nelle vostre previsioni, assisteremo a un massiccio esodo di profughi in Europa?

Intanto vale la pena analizzare i dati: è evidente che negli ultimi anni sono aumentate le domande di asilo in seguito all'irrigidimento del regime. Nel 2000 le domande per l'asilo da parte degli afghani sono state 30 mila, il 20% in più rispetto al '99. Gli afghani si confermano come il più folto gruppo di richiedenti asilo nell'Unione europea, superano gli iracheni i turchi e gli slavi. Questo dato è indicativo. L'invito è di fare tutti i distinguo del caso, concedendo l'asilo a chi viene dall'Afghanistan e lo richiede. Sarebbe deprecabile fare l'odiosissima uguaglianza afghano=terrorista. Gli afghani sono vittime di un regime che non hanno scelto, e ora sono vittime di una situazione attuale che va aldilà della loro portata.

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