26 Settembre 2001
 
 
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"No alla guerra, nel mondo e in casa"
Pace, e cura della convivenza fra diversi: preoccupazioni e reazioni della Fim del nord
CARLA CASALINI


In Lombardia fa testo il cardinal Martini, con le sue parole di pace, per molti sindacalisti della Fim-Cisl, e Brescia riunisce il direttivo a discutere con un sacerdote della Pastorale e vota un documento "contro il terrorismo, per la pace, la cultura della convivenza"; nel nordest c'è preoccupazione nel sindacato per i guasti che la "guerra di civiltà" sta producendo nei luoghi di lavoro, confermando le locali inclinazioni ostili agli immigrati; critici e determinati i Giovani Fim contro l'idea di "una risposta bellica all'attacco barbarico"; proposito generale: fare della marcia per la pace Perugia-Assisi un grande evento.
Una riflessione "anche sul livello di teorizzazione" del terrorismo sotteso ai massacri, e su "dove si sta andando", sulle minacciose parole di Bush 'siamo in guerra', ossia "il paese più forte del mondo che dichiara guerra al mondo" - l'abbozza Nicola Alberta, segretario Fim lombardo. Muovere le armi "non fa i conti con quel che è successo, col massacro", e induce la tentazione di "trarne propri vantaggi da parte dei paesi che le muovono". Urgente è la "riflessione su come viviamo noi la tragedia di interi popoli", e dunque anche "sulle responsabilità degli Usa, dei paesi ricchi". In Italia, poi, occorre la reazione del sindacato al governo che della guerra "si fa alibi per colpire lo stato sociale nel suo cuore, il principio di socialità".
Nicola Alberta qui ne ha da dire sulla Cgil che "la butta in politica", sulla Cisl, "suo contraltare, che, all'opposto, è astrattamente acritica": manca che il sindacato esprima quel che vuole, si attrezzi con "la sua piattaforma", di fronte a un governo che promette il peggio. E sull'opposizione politica: una sinistra "artritica" che ha lo sguardo corto, non si cura di "fare proposte alla società".
Lo shock della vittoria di Berlusconi "pesa ancora, anche su Fim Fiom, Uilm", commenta il segretario della Fim di Vicenza Gianni Castellan. Quanto alla guerra, al disordine mondiale già evidente nella "globalizzazione", a Vicenza stan lavorando da un pezzo, "da prima di Genova, dove siamo andati, in un percorso elaborato con l'Ufficio studi Cisl vicentino: il 10 settembre eravamo a discutere di acqua e democrazia con Petrella, domani con Toni Ferigo discuteremo di multinazionali". Nei luoghi di lavoro, però, la preoccupazione è a mille, lo conferma anche il segretario di Belluno Deola, e i meno giovani, sottolinea Castellan, "sono in tensione anche per i figli adolescenti".
La discussione nelle assemblee venete viene concentrata dai sindacalisti sulla punizione dei responsabili, dei terroristi che "devono essere consegnati alla giustizia internazionale, con un ruolo esplicito dell'Onu", "ma non sparare nel mucchio, evitare che altri innocenti paghino prezzi". Ma nei luoghi di lavoro non mancano atteggiamenti bellicosi - lo conferma da Brescia il segretario Sandro Pasotti, "qui ci sono anche le fabbriche d'armi" - e nel nordest si profila la "guerra in casa". La nuova legge italiana sull'immigrazione è già restrittiva, e da un lato, "per lo sciopero dopo il massacro in Usa a Vicenza abbiamo avuto qualche disdetta di lavoratori immigrati meccanici, delle concerie di Arzignano.."; dall'altro, la guerra "di civiltà" aiuta gli "atteggiamenti che mischiano le armi e l'immigrazione", come in quel di Treviso - racconta il segretario, Franco Buran - dove una parte di lavoratori chiede di contenere la presenza di immigrati, dicono che si sentono "minacciati", e in questo interviene anche la paura che la recessione da guerra tolga il lavoro ai nativi.
Preoccupante, dice Buran, ma per scalzare questa cultura - "pensa al sindaco di Treviso" - c'è da risvegliare "la politica"; e al sindacato compete, sottolinea Castellan, un lavoro di lunga lena "con delicatezza, e determinazione".
Anche Marco Bentivogli, responsabile dei Giovani Fim, ripercorre il filo dal dolore per "l'attacco barbarico", alla reazione contro una risposta bellica "con effetti moltiplicatori a cascata non più governabile da nessuno, non dagli Usa, che hanno finanziato i regimi totalitari". A chi si illudeva sull'"uso del bisturi", il governo Usa risponde "con le armi nucleari: e noi saremmo i 'civili'? siamo ridicoli, ma è un ridicolo pericoloso". Marco insiste anche sul "ruolo inesistente dell'Europa" di fronte alla guerra, "finora l'abbiam vista solo impegnata nelle monete". I Giovani Fim annoverano una iniziativa propria, sull'importanza della memoria storica: alle azioni del governo Usa, "dettate da smemoratezza storica dei propri errori", loro rinverdiscono la memoria d'Europa, recandosi sabato a Dachau.

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