26 Settembre 2001
 
 
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Un social forum di confine
GORIZIA Viaggio tra i "Noborder" in movimento contro le frontiere: le iniziative per gli immigrati e i profughi, e un singolare concerto
CINZIA GUBBINI - GORIZIA


Per chi non conosce Gorizia, c'è veramente poco da dire. Se non che è un posto denso di storia, come tutto il Friuli. Zona di confine attraversata da grandi appetiti conquistatori, luogo di ibridazione linguistica e culturale, luogo di strage nella prima guerra mondiale, luogo di resistenza precoce - già allora transnazionale - nella seconda. Per il resto Gorizia è una piccola ed elegante cittadina, come la vicina Udine, meno bizzarra di Trieste, meno industriale di Pordenone, che dei cantieri navali di Monfalcone non sente neanche l'odore.
Ma qualcosa sta accadendo anche qui. Da qualche tempo, poco più di un mese, dietro le finestre di qualche palazzo, che ospita un circolo culturale o una libreria, si riuniscono un centinaio di persone. Queste persone, di tutte le età e con una buona incidenza femminile, si sono guardate in faccia, e hanno pensato che a Gorizia bisogna smuovere un po' le acque. Già in occasione del G8, a Udine, a Pordenone, a Monfalcone, si erano costituiti dei Social forum partendo da una rete associativa che in Friuli è abbastanza sviluppata e ha la sua storia. Ma quello di Gorizia è un Social forum sui generis. Innazitutto non è strettamente cittadino, anzi. Alle riunioni partecipano persone provenienti da tutta la regione, ci sono contatti con i cittadini "aldilà della frontiera", cioè con gli sloveni, e partecipano anche persone che abitano a Roma. Poi, non si chiama Social forum e basta, bensì No border social forum. E in questo caso le parole sono importanti. "Gorizia è forse l'ultima città d'Europa a essere divisa in due da un confine - spiega Dario, uno dei Noborder - ed è proprio da qui che vorremmo portare un contributo al movimento contro la globalizzazione capitalista, mettendo in primo piano il tema dell'immigrazione e della frontiera oggi".
La frontiera, dunque, come tratto identificante delle persone che abitano questa città. Ma anche, e soprattutto, delle persone che attraversano Gorizia e il suo confine: gli stranieri. Immigrati e profughi che da qui passano in cerca di "un mondo migliore", e si trovano di fronte nient'altro che reticolati, poliziotti, lunghe identificazioni in questura che quasi sempre significano un foglio di via. Insomma, un terreno di forti contraddizioni quello di Gorizia. Da secoli abituata a convivere con tradizioni, lingue e culture diverse, e sempre più impegnata a chiudersi a guscio. E' da queste parti che vivace è il dibattito sui vigilantes di quartiere, sulle telecamere a ogni angolo di strada, sulle scritte di Mussolini da ristrutturare perché "testimoniano la nostra storia", come ebbe a dire non molto tempo fa il sindaco di Palmanova. Ed è da queste parti che accelerato è il processo collettivo di rimozione storica: in quanti conoscono i campi di internamento della bassa friulana, dove venivano rinchiusi rom e sloveni? In quanti vogliono ricordare e far vivere la collaborazione, forte e sofferta, tra la resistenza partigiana italiana e quella slovena? E in quanti sanno che oggi, a Gradisca, si sta costruendo un centro di permanenza temporanea per migranti?
Su questo, e su altro, si interrogano i "ragazzi" del Noborder, che vogliono riportare sul confine, soprattutto in un periodo come questo, l'elaborazione di una possibile alternativa al neoliberismo sfrenato, che si nutre anche di frontiere sempre più alte e sempre più inaccessibili. Intanto a Gorizia, tra pochi giorni, succederà qualcosa di nuovo. Parte una settimana di iniziative il cui titolo è già una scommessa: "Giornate per i diritti di rom, rifugiati e migranti", con l'appoggio dalla provincia di Gorizia e dal comune di Nova Gorica, appena aldilà della rete. Workshop sulla nuova legge sull'immigrazione, seminari sulla "pratica del confinare e l'arte dello sconfinare", dibattiti sui Balcani. Nella giornata conclusiva, il 7 ottobre, un concerto che sarà molto più di musica e parole. Per qualche ora il confine non ci sarà, perché nella piazza della Transalpina - divisa esattamente a metà da una rete - un palco attraverserà il confine, per rivendicare una globalità fatta di diritti. Musicisti e poeti attaccati alle radici friulane, ma che proprio attraverso una critica al confine fanno rivivere la propria lingua. Ci saranno anche musicisti zingari, che anni addietro attraversarono quella rete. Intanto le iniziative del Noborder sono state inaugurate dalla mostra fotografica di Danilo De Marco "Eppure l'umanità r...esiste!". L'intero programma si può trovare sul sito www.nobordersocialforum.org. E per parlare con loro non avete che da chiamare in sede: 0481/539028.

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