23 Settembre 2001
 
 
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DIVINO
In nome di Dio solo la pace
FILIPPO GENTILONI


Il divino è coinvolto, come è noto, nella strage dell'11 settembre. Coinvolto soprattutto per la pretesa di una parte del mondo islamico - non tutto, ovviamente - che lo invoca affermando di agire a suo nome. Implicitamente lo hanno invocato anche gli Stati uniti, definendo "infinita" la loro "giustizia". Invocazione o non piuttosto bestemmia?
Il mondo cristiano reagisce quasi compatto nel senso della bestemmia. Non si può uccidere in nome di Dio (anche se i cristiani lo hanno fatto, e come!). Nello stesso senso si moltiplica l'avvertimento rivolto a tutti, ma in particolare agli Usa e ai loro alleati che si evitino rappresaglie generiche e nuove stragi, un avvertimento che accompagna sempre la decisa condanna per le stragi. E' la linea che perfino il Vaticano ha adottato e che più o meno tutti hanno confermato. In prima linea i cristiani no global, ma non soltanto. Il cardinale Martini: "Il coinvolgimento di intere popolazioni o paesi è una cosa da evitare con tutte le forze... Spero che gli americani se ne rendano conto".
Vale la pena di far conoscere almeno uno dei documenti cattolici, fra i più completi e autorevoli. E' quello firmato dal Consiglio Nazionale di Pax Christi, riunito a Firenze. "Il nostro primo pensiero va alle vittime del terrorismo". Poi: "Come credenti avvertiamo forte l'imperativo di non sottrarci all'annuncio della pace". Un appello rivolto a quattro precisi destinatari.
Prima di tutto alla comunità internazionale "perché i responsabili del massacro siano individuati e perseguiti senza cedere alla logica perversa della vendetta, senza ricorrere ad alcuna forma di ritorsione, senza causare altro inutile spargimento di sangue. ... Siamo convinti che solo se si compiono scelte efficaci per stabilire nuove regole nella direzione di un'economia di giustizia sarà possibile arginare gli atti terroristici che con ogni probabilità trovano terreno fertile nella 'collera dei poveri'".
Il secondo appello è al parlamento italiano. Molto esplicito: "In nessun caso i nostri governanti e le forze armate dovranno cooperare a reazioni indiscriminate e violente contro le popolazioni civili dei paesi i cui governanti dovessero essere individuati come complici del terrorismo internazionale". Segue un collegamento di grande interesse con l'immigrazione: "Venga garantita l'accoglienza dignitosa agli stranieri che scelgono l'Italia come approdo della speranza per sé e per le proprie famiglie". (Ma intanto il cardinale Biffi invoca una immigrazione soltanto cristiana!).
Il terzo appello è alla solidarietà con gli uomini e le donne arabi e di religione islamica, contro ogni forma di generalizzazione. Il quarto è alla chiesa cattolica italiana, che permanga nella linea della nonviolenza, del perdono, della riconciliazione.
Nella stessa linea - pace e non ritorsioni - il documento della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia: "Siamo in lutto. Invitiamo a pregare e a non cedere alla tentazione della vendetta, delle discriminazioni e dei pregiudizi".
Il settimanale Famiglia cristiana, dal canto suo, nell'editoriale dell'ultimo numero: "Anche quando sono 'giusti' i conflitti non sono la risposta più adeguata per eliminare le cause che li hanno provocati. E allora bisogna insistere nel dialogo con l'Islam, che non è tutto violento".
Molte voci, se pure meno autorevoli, si uniscono a quelle che abbiamo citate. Un vero coro che invita a distinguere, a non fare d'ogni erba un fascio, a evitare ogni forma di guerra fra il bene e il male, fra l'occidente e l'oriente. Riusciranno, queste voci, a prevalere su quelle - moltissime - che invitano a riaffermare il diritto punendo, anche se non si bene chi? E che cosa diranno, queste ed altre voci cristiane, nel caso che anche il nostro governo unisca le sue forze armate alla missione "giustizia infinita", pardon, "operazione infinita"?

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