11 Settembre 2001
 
 
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Tony Blair senza union
Alla conferenza del sindacato inglese, scontro con il governo sulla privatizzazione dei servizi pubblici e sul trattamento agli immigrati
ORSOLA CASAGRANDE - INVIATA A BRIGHTON


Una società che dipende largamente dal settore privato per la gestione dei servizi pubblici è molto diversa da quella capace di creare uguaglianza e giustizia sociale. Dobbiamo tenere presente questo concetto: sarebbe una società in cui la priorità è per il valore che le assegnano gli azionisti e non certo per le necessità sociali. La qualità dei nostri servizi pubblici definisce non solo la qualità della nostra vita ma anche lo stato morale della nazione". E' con queste parole che Bill Morris, carismatico leader del sindacato dei trasporti ha aperto ieri mattina i lavori della conferenza nazionale del Trade Union Congress (che riunisce tutti i sindacati britannici). Una conferenza dai toni accesi, appassionati come si è intuito dal discorso di Morris (quest'anno anche presidente del Tuc) che ha sferrato un attacco diretto al ricorso esagerato al settore privato da parte del governo Blair per la gestione dei servizi pubblici. "Questo congresso - ha detto Morris in tono calmo ma perentorio - respinge l'idea di una società del mercato. Il tema della conferenza è la giustizia sociale, per i servizi pubblici e per chi richiede asilo politico".
Morris non ha dimenticato l'altro tema caldo, la questione immigrazione. E così ha lanciato (lui che è di origini africane) la campagna del Tuc sul rispetto per i profughi. I delegati sono stati muniti fin da domenica di una spilletta da indossare al congresso e possibilmente nei posti di lavoro. Poche parole: rispetto per i richiedenti asilo, firmato sindacato dei trasporti. Nel discorso introduttivo Morris ha anche criticato il governo che "si ostina a mantenere in vigore il sistema umiliante e fallimentare dei vouchers per il cibo. E' ora di cestinare uno schema cui non si sarebbe neppure dovuto pensare". Ma soprattutto per il leader della unione dei trasporti "è sbagliato incarcerare chi arriva in questo paese e chiede asilo politico. Siamo di fronte - ha detto tra gli applausi -a una mancanza di rispetto vergognosa nei confronti di persone per di più indifese e vittime di sofferenze atroci". La condanna dei centri di detenzione per stranieri e la loro chiusura è ribadita in una mozione che sarà presentata al congresso nei prossimi giorni.
Saranno state le dieci di un lunedì mattina piuttosto freddino in quella che è considerata la località balneare degli inglesi 'ricchi'; ma un discorso così non poteva che avere l'effetto di riscaldare subito gli animi. Dopo l'intervento di Morris, l'atmosfera di combattività che si respirava in platea, tra i delegati (quest'anno anche molto giovani), era palpabile. Non è un caso che i dirigenti sindacali più stagionati e fedeli al governo Blair apparissero preoccupati: dopo tutto nel pomeriggio sarebbe intervenuta la ministra dell'industria, Patricia Hewitt e i fedelissimi hanno tentato il tutto per tutto per evitare un'accoglienza fredda, o peggio ancora fischi, per il primo rappresentante del governo al congresso, già definito dai media "in odor di rivolta". Nonostante gli sforzi Hewitt non è riuscita a far breccia nel cuore della platea.
Ci ha provato, condendo di battute e ammiccamenti il suo discorso ("credo nel ruolo delle unions", "siamo un governo pro-business ma solo pro-business buoni e solo in partnership con le unions"), ma senza successo. L'applauso iniziale è durato qualche secondo, nessuna risata nei punti del discorso comici, un cortissimo applauso finale. "L'intervento di Patricia Hewitt - ci dice lapidaria Veronica Dunn, presidente di Unison, il sindacato del pubblico impiego - è stato povero nei contenuti. Se questo è il meglio che il governo sa fare, siamo messi maluccio". Il riferimento è alla poca chiarezza sul destino dei lavoratori che dal pubblico passano al privato: "Hewitt - dice ancora Dunn - ha detto che il governo farà qualcosa per garantire i lavoratori in questo passaggio, che noi non vogliamo, senza dire cosa o come. Insomma, soltanto vaghi impegni". Oggi pomeriggio sarà la volta di Tony Blair. Parlerà a Brighton per cercare di convincere le unions che dare in gestione ai privati ampie fette di servizi pubblici è conveniente. Ma il premier non avrà vita facile. Molte organizzazioni sindacali sono decise a dare battaglia sulla questione dell'ingresso dei privati nel pubblico: e Unison ha condannato la decisione del governo di costruire ventinove nuovi ospedali e affidarne la gestione ai privati.
Ieri tra i delegati circolava insistente un commento, "se il governo insiste, vuol dire che è arrivato il momento di rivedere anche i nostri legami con il partito laburista", che tradotto significa: se Tony Blair preferisce i privati, non è detto che i sindacati continuino a finanziare il Labour come hanno fatto finora, garantendone la sopravvivenza. Nel tentativo di stemperare un po' la tensione in evidente aumento in serata, Dave Prentis, segretario generale di Unison ha ricordato che "i legami del sindacato sono con il partito non con il governo laburista", ma non v'é dubbio che oggi Blair avrà di fronte una platea per nulla intimidita o intimorita.

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