11 Settembre 2001
 
 
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Offresi profughi e carburante
E' l'ultima proposta dell'Australia all'isola di Nauru, che accetta
CINZIA GUBBINI

Somiglia sempre meno a una parabola, e assume contorni sempre più sconfortanti la vicenda dei 433 profughi (che nel fine settimana sono divetati 600, grazie al "dirottamento" di un nuovo cargo di migranti afghani) in viaggio verso la più piccola repubblica del mondo, l'isola di Nauru nel sud dell'Oceano Pacifico. L'unica - insieme alla Nuova Zelanda - ad essersi dichiarata disponibile ad accogliere i profughi, rifiutati per più di una settimana dall'Australia, loro meta inziale.
Ma ieri Rene Harris, il presidente di Nauru, ha deciso di fare qualcosa di più: l'isoletta ospiterà anche i 200 profughi rintracciati dalla marina militare australiana sabato scorso, e scaricati sulla nave "Manoora" da un tempestivo intervento dell'Australia, fiera di averli "beccati" in acque internazionali e quindi di non essere formalmente obbligata a riceverli. A questo punto è lecito chiedersi il perché di tanta generosità da parte della piccola repubblica. La risposta è presto data: l'isola riceverà aiuti economici dall'Australia, che fornirà carburante, generatori di corrente, medicine e altri beni. In questo consiste l'accordo tra Harris e il governo conservatore australiano, che nella trattativa è stato rappresentato dal ministro della difesa Peter Reith. Il primo ministro di Canberra John Howard, infatti, ha delegato l'intera vicenda al dicastero della difesa. D'altronde l'arrivo del carico dei 433 disperati partiti dall'Indonesia, seguito a distanza di dieci giorni dal cargo con altri 200 profughi (anche questo partito dall'Indomnesia) è stato interpretato dal governo australiano come una precisa "sfida" da parte degli sfruttatori dell'immigrazione. "Ci stanno mettendo alla prova, non c'è alcun dubbio", ha dichiarato il ministro dell'immigrazione australiano Philip Ruddock. Sorvolando sulla possibilità che un intransigente proibizionismo possa stimolare, invece che reprimere, la tratta dei nuovi schiavi sempre più costosa e sempre meno sicura. Di certo il governo deve essersi sentito abbastanza impotente, visto che la recente visita ufficiale di tre ministri australiani al governo indonesiano non ha fermato l'arrivo di un nuovo cargo.
Comunque, ormai, i giochi sono fatti. La "Manoora" raggiungerà la Papua Nuova Guinea e da lì gli immigrati verranno trasportati in aereo in Nuova Zelanda e a Nauru. Cosa li aspetta qui? I più frotunati saranno ospitati in un villaggio in costruzione composto da colorati bungalow, il "Nauru Anoe Village", finanziato dalla Cina e originariamente destinato a ospitare i partecipanti ai campionati di sollevamento pesi di quest'anno. Gli altri saranno portati in alcuni campi sportivi in disuso, e probabilmente dormiranno nelle tende. Tutto sommato l'isola - che conta 12 mila abitanti e sta attraversando una grave crisi economica dovuta al progressivo esautoramento delle miniere di fosfato, unico mezzo di sostentamento - ha fatto un buon affare. Lo stesso dicasi per il governo australiano, che può permettersi di "comprare" un'agevole via d'uscita e guadagnare così il consenso dell'opinione pubblica australiana in vista delle prossime elezioni. Sempre che la Corte federale australiana, che sta vagliando il ricorso di un'associazione umanitaria, non decida di obbligare Canberra a dare asilo politico ai profughi.

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