06 Settembre 2001
 
 
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Profughi, l'Australia cerca alleati

All'Australia non è bastato chiudere le frontiere con navi da guerra e rafforzare le leggi sull'immigrazione, dopo l'impasse diplomatica scatenata dai 433 profughi afgani abbandonati in mezzo all'oceano indiano. Ora cerca degli alleati che la aiutino, e uno di questi è l'Indonesia, che ieri ha ricevuto la visita di tre ministri australiani, quello dell'immigrazione Phillip Ruddock, degli esteri Alexander Downer e quello della difesa Peter Reith. L'obiettivo centrale è discutere misure rigide per contrastare il flusso dai porti indonesiani degli immigrati illegali, che ogni anno sono circa cinquemila. Scopo della missione è anche quello di allentare le tensioni che si sono create nei giorni scorsi in seguito alla vicenda Tampa. L'aiuto di Giakarta è molto prezioso per il premier John Howard, che tra l'altro ha affidato ai ministri la delicata questione dell'estradizione dei trafficanti di clandestini indonesiani, che l'Australia chiede di processare. Intanto cresce lo scontento in Papua Nuova Guinea, in forte disaccordo con la scelta dell'esecutivo locale di cedere temporaneamente all'Australia Port Moresby come punto di transito per i profughi. L'opposizione papuana teme che alcuni clandestini possano lasciare la nave e chiedere asilo politico. E il governo, proprio per questo, sta avviando un'operazione di massima sicurezza, dato che si occuperà del trasferimento degli immigrati dalla nave all'aeroporto. Da qui i profughi si divideranno in due gruppi: 282 immigrati partiranno a Nauru, isola della Micronesia, e 150, le famiglie, in Nuova Zelanda. Sempre se la corte federale australiana non cambia idea e decide di ricordare a Canberra i suoi doveri umanitari.

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