05 Settembre 2001
 
 
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L'Australia si blinda
Chiusa la partita con la "Tampa" e impedito lo sbarco dei profughi, il premier John Howard annuncia: "In futuro fermeremo gli immigrati con le navi da guerra". Intanto, mentre prosegue il viaggio dei 433 afgani spediti in Nuova Guinea, si attende il verdetto della corte federale. Processati 4 trafficanti indonesiani: rischiano 20 anni di carcere
S.MAN

L' Australia canta vittoria. Dopo aver trasbordato i 433 profughi dalla cargo norvegese Tampa e averli caricati su una propria nave militare, la Manoora, spedendoli verso la Nuova Guinea, ora festeggia la "soluzione ideale" aumentando i sistemi di vigilanza contro l'immigrazione e raccogliendo sondaggi di sostegno.
Ci sarà un traffico di navi da guerra e di aerei militari attorno all'isola di Giava, in Indonesia, per far fronte alle onde migratorie clandestine. Questo è il proposito del primo ministro John Howard, che si fa forte dell'appoggio del 77% degli australiani, favorevoli alla sua decisione di rifiutare ai boat people il permesso di asilo. Un consenso in netto contrasto con le condanne internazionali che ha ricevuto il governo di Canberra.
Tanto entusiamo potrebbe però essere smorzato dalla Corte federale di Melbourne. I giudici stanno ancora valutando l'istanza presentata da un gruppo per la difesa dei diritti civili secondo cui il governo ha violato le norme internazionali sul diritto d'asilo. Se la corte dovesse giudicare illecita la scelta del premier australiano Howard, l'Australia sarà costretta a ospitare tutti i profughi, che dovranno fare marcia indietro dalla Guinea. Intanto dopo le buste minatorie inviate nei giorni scorsi ai politici dell'opposizione - favorevoli allo sbarco - sono state rafforzate le misure di sicurezza del parlamento di Canberra.
Gli immigrati afgani continuano a viaggiare verso la Guinea. La traversata, che durerà dai 6 ai 10 giorni, si conluderà a Port Moresby da dove i profughi prenderanno due destinazioni. Un gruppo andrà in Nuova Zelanda e uno nel più piccolo stato-isola della Micronesia, Nauru. Sono stati solo questi due i paesi che hanno offerto concreta ospitalità agli immigrati. Per il resto si è parlato solo di proposte: l'ultima, fioccata ieri, è della Svezia, che si dichiara disponibile ad accettare 20 profughi.
Si fanno sentire intanto i parenti dei clandestini e raccontano delle rinunce inutili per un viaggio della speranza che si è tradotto in un'odissea senza soluzioni. "Se avessi saputo che rischi correva mio figlio non lo avrei mai fatto partire" ha detto all'Ansa Rahimullah, un afgano che risiede nel campo profughi di Jalozai, in Pakistan, dove vivevano almeno 130 degli immigrati presenti ora sulla Manoora. Alcuni afgani hanno pagato 30 milioni, vendendo la loro officina di meccanici per cominciare una nuova vita in Australia. I parenti delle "vittime in alto mare" additano i trafficanti di carne umana come principali responsabili. E infatti quattro marinai indonesiani dell'equipaggio della nave norvegese Tampa, detenuti nel carcere dell'isola di Christmas, sono comparsi ieri in tribunale: rischiano una condanna di vent'anni di carcere per l'accusa di contrabbando di persone.
La Tampa, intanto, ha lasciato le acque territoriali dell'Australia e ora naviga verso Singapore. E' in ritardo di otto giorni nella consegna di prodotti australiani esportati in Asia, del valore pari a oltre 20 miliardi di lire. Un altro piccolo costo che l'Australia ha pagato pur di non accettare i profughi nella sua terra.

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