04 Settembre 2001
 
 
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La coscienza sporca degli Stati uniti
Anche Australia, Canada e alcuni stati europei temono azioni di risarcimento per la schiavitù
MA. FO. - DURBAN


"Vergogna". Non usano mezze parole, i parlamentari neri al Congresso Usa: è una vergogna che Washington non abbia inviato una delegazione al massimo livello alla Conferenza Onu contro il razzismo. "Non siamo d'accordo con la decisione di trattare questa conferenza con tanto poco rispetto", dice Eddie Berenice Johnson, deputata del Texas e presidente del Congressional Black Caucus, il gruppo trasversale che riunisce 34 deputati alla Camera dei rappresentanti a Washington. La lobby nera al Congresso è qui presente con una numerosa delegazione. Afferma che "il rifiuto della Casa Bianca di mandare qui l'afro-americano più alto in grado nella sua storia a impegnarsi in un dibattito mondiale sul razzismo è una mancanza di rispetto ai molti che hanno sofferto perché lui potesse arrivare dove è arrivato". "Lui" è il segretario di stato Colin Powell, che non guida la delegazione Usa alla Conferenza Onu contro il razzismo (c'è solo un vice direttore per le relazioni internazionali). La Casa Bianca dice che gli Stati uniti non possono legittimare con una presenza ad alto livello una conferenza in cui Israele è additata come stato razzista. Ma così il presidente George W. Bush ha fatto infuriare l'opinione nera di casa sua, già a nervi scoperti dopo il pasticcio delle elezioni presidenziali del novembre 2000: allora era emerso che molti neri di fatto non hanno avuto il diritto di votare.
Il Caucus nero non si pronuncia sulla questione palestinese-israeliana, ma attacca: la Casa Bianca deve prendere sul serio questa conferenza perché "la schiavitù in America è stata una realtà, la discriminazione è una realtà oggi, le ferite del passato sono ancora aperte", continua Berenice Johnson. Tra 30 e 60 milioni di persone furono strappate dall'Africa e vendute negli Usa tra il '700 e il 1865, quando la schiavitù è stata formalmente abolita. E c'è voluto ancora un secolo perché fosse abolita la segregazione razziale, quel particolare apartheid americano sancito da fior di sentenze della Corte Suprema nel corso del '900: la legge sui diritti civili è del 1964, ed è stata conquistata con lotte durissime. Ma nessun presidente, nessun governo Usa ha mai chiesto scusa per la tratta degli schiavi. Né i discendenti degli schiavi "sono mai stati risarciti dal governo Usa", accusa Cynthia McKinney, deputata democratica.
Decisa come un carrarmato, la giovane deputata afferma che lo stato americano ha usato tutti i modi per contrastare le lotte dei neri per i diritti civili, "incluso l'assassinio". Ha appena consegnato alla Commissaria dell'Onu per i diritti umani Mary Robinson un dossier su Cointelpro, sigla per "counterintelligence program": il programma segreto che l'Fbi ha usato contro i movimenti degli afro-americani, e poi dei nativi americani o dei latinos. "Un famigerato memorandum dell'Fbi, poi divenuto pubblico, affermava che Cointelpro era diretto a 'esporre, ostacolare, deviare, screditare o altrimenti neutralizzare le attività delle organizzazioni nazionaliste nere' e 'delle loro direzioni, portavoce, membri e sostenitori'", cita McKinney. Del resto a tutt'oggi il sistema giudiziario statunitense è discriminatorio: il ministero della giustizia ammette che i neri hanno più probabilità dei bianchi di essere fermati, arrestati o condannati a morte, sottolinea McKinney.
E' assolutamente "necessario aprire il discorso dei risarcimenti per correggere le discriminazioni passate e presenti", dicono i deputati neri. E' quanto chiedono anche i paesi africani qui presenti. Ma riparare al torto dello schiavismo e del colonialismo è un tema che divide gli stati rappresentati alla Conferenza di Durban, probabilmente ancor più della questione mediorientale che pure ha avuto il massimo dei riflettori. C'è da chiedersi perché il governo Usa rifiuti ancora oggi di affermare che la tratta degli schiavi è stata "un crimine contro l'umanità". Anche l'Australia e il Canada puntano i piedi: Canberra teme cause da parte dei suoi aborigeni, Toronto da parte dei suoi nativi. Ma pure gli europei sono imbarazzati: l'Ue si era detta disposta dichiarare che "la tratta degli schiavi è stata profondamente esecrabile", ma rifiuta le "scuse" o di affermare che è stato un crimine contro l'umanità. Ora alcuni paesi, con il Belgio (presidente di turno dell'Unione), sarebbero disposti alle "scuse" che chiedono gli africani. Ma non la Gran Bretagna, con Spagna, Portogallo e Olanda (che furono partecipi del commercio di schiavi): le scuse, un'ammissione di colpa, potrebbero aprire un capitolo legale di risarcimenti.
Giorni fa aveva fatto scalpore il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, quando aveva detto che offrire risarcimenti è "un insulto" agli africani. Gli afro-americani e gli africani sono dunque su prospettive diverse? Ma no, ci dice Sheila Jackson Lee, deputata del Delaware: "Conosco Obasanjo e ho incontrato la delegazione della Nigeria. Non credo che volesse introdurre una nota di divisione. Del resto qui abbiamo affrontato la questione con lunghissime discussioni, attraverso gli spartiacque culturali, etnici o razziali. Siamo uniti sul concetto di risarcire. E' ovvio che questo va inteso diversamente in realtà diverse. Obasanjo ha ben detto che neppuno pensi di staccare un assegno o buttare qualche banconota". Il presidente sudafricano Thabo Mbeki chiede il sostegno all'Iniziativa per l'Africa (un progetto di investimenti e aiuti economici discusso dell'Organizzazione per unità africana), o la remissione del debito estero. "Non c'è una forma di risarcimento che ne esclude altre. Siamo tutti d'accordo sulla necessità di dichiarare la schiavitù un crimine contro l'umanità, di riconoscerne l'impatto ancora presente, e la necessità di una riparazione. Come riparare va studiato, in ogni paese o regione", insiste Jackson-Lee. Negli Usa, potrebbero essere investimenti nella sanità e nell'istruzione, o per creare opportunità di lavoro ed eliminare il "razzismo ambientale" (una discarica tossica ha più probabilità di stare in un sobborgo nero che vicino alle case dei bianchi). "A Washington chiederemo un dibattito parlamentare su questa conferenza", promette John Conyers (democratico, del Michigan): unico uomo qui in una delegazione parlamentare di sole donne, è quello che dal 1989, legislatura dopo legislatura, presenta al Congresso una proposta di legge per istituire una commissione che studi il problema dei risarcimenti. Tornerà alla carica.

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