Beirut confisca le proprietà
palestinesi Una nuova legge razzista proibisce ai rifugiati di
possedere persino la propria casa e di passarla ai propri
figli Rideportati? In attesa del
"diritto al ritorno", ai profughi (i primi sono arrivati nel
1948) viene negato anche il diritto al lavoro SAMIA NAKHOUL*
Irifugiati palestinesi in Libano, ai quali da
lungo tempo vengono negati i diritti civili compreso quello al
lavoro, ora devono affrontare un nuovo ostacolo nelle loro
vite precarie. Una recente legge passata in parlamento, ha
tolto loro il diritto di possedere alcuna proprietà in Libano.
Inoltre, quei palestinesi che già ne possiedono non saranno in
grado di lasciarle in eredità ai propri figli. Il parlamento
libanese ha passato la legge sostenendo che in tal modo
intende proteggere il diritto dei rifugiati palestinesi a
tornare infine alle loro case, abbandonate dopo la creazione
dello stato di Israele nel 1948. I rifugiati palestinesi
arrivarono in Libano con le tende ma dopo più di mezzo secolo
di sistemazione "temporanea", vivono con i loro discendenti
-che si stima siano intorno ai 360.000 - in spregevole
miseria, in baracche di cemento cadenti con spazzatura fetida
e fogne aperte che li circondano in campi decrepiti. Ci sono
tre milioni e quattrocentomila palestinesi sparsi nel mondo
arabo, ma in nessun altro paese il loro futuro è più tetro che
in Libano. La loro difficile situazione peggiora
costantemente. Secondo la legislazione libanese in materia di
lavoro per gli stranieri, non è loro permesso di lavorare in
74 tipi diversi di occupazione, hanno difficoltà per i visti
di entrata e uscita e non è loro concessa la cittadinanza, a
differenza della Giordania e della Siria. I palestinesi del
Libano sono confinati in 12 campi senza servizi medici,
sociali o di istruzione da parte del governo libanese e in
alcuni campi è loro vietato di costruire, o anche solo
riparare le case senza il permesso del governo. La nuova legge
rende così ancor più gravosa una già infelice situazione. "Non
c'è nessuno che non condivida il punto di vista secondo cui
bisognerebbe rifiutare l'insediamento permanente dei
palestinesi, ma come? Spero solo che mentre aspettiamo una
soluzione giusta per i palestinesi, possiamo discutere con
calma la tragica condizione umanitaria dei campi profughi", ha
dichiarato il proposito Walid Jumblatt, esponente dei Drusi e
leader del Partito socialista progressista di
sinistra. Altri esponenti libanesi hanno descritto la legge
come "razzista". Il progetto di legge, sostenuto da cristiani
e da alcuni musulmani sciiti, e avversato da Jumblatt, il
gruppo del primo ministro Rafik al-Hariri e la guerriglia
libanese Hizbollah, proibisce ai palestinesi di possedere
anche solo un appartamento senza la preventiva autorizzazione
del parlamento. Il giudice e parlamentare Walid Eido sostiene
che la legge ha "dei sostegni politici sinistri". "Possedere
un appartamento in Libano -aggunge poi- dà forse ai
palestinesi diritto di cittadinanza? Vuol dire che si
dimenticheranno della loro patria o che questo impedirà loro
di farvi ritorno?". La legge, che è entrata in vigore con
l'approvazione, ha lasciato nel limbo tutti i palestinesi che
avevano comprato proprietà ma non l'avevano registrate.
(...)L'unica opzione che sembrano avere è di registrare la
proprietà a nome di un libanese usando tangenti e connessioni
clientelari o vendere a prezzi stracciati ai libanesi. "Hanno
approvato la legge con lo slogan "no all'insediamento
permanente", ma in realtà è "no ai palestinesi"" sostiene
Souheil al Natour, del Fronte democratico per la liberazione
della Palestina (Fdlp) aggiungendo poi che con il pretesto di
conservare "il diritto al ritorno per i palestinesi", lo stato
libanese sta opprimendo i palestinesi con l'imposizione di una
"politica di deportazione". I rifugiati, impotenti, sono
disperati per la nuova legge. Ali Saad, un meccanico
palestinese di 50 anni, ne è una delle vittime. Il suo padrone
di casa lo ha cacciato senza indennizzo dal garage che stava
pagando da 18 anni e non può più registrare l'appartamento che
aveva comprato prima dell'entrata in vigore della nuova legge:
"Con un colpo di penna -sostiene- ho perso il garage e mi è
stata vietata la proprietà del mio appartamento, e non c'è
nulla che possa fare. (I libanesi) vogliono accantonarci,
vogliono cancellarci". Con altri rifugiati palestinesi Ali
Saad sostiene che la legge "tirannica" ha autorizzato ogni
libanese a negare e violare i diritti dei palestinesi: "Dicono
che questo è contro l'insediamento permanente dei palestinesi.
Stanno strangolando i palestinesi con ogni scusa. Qualsiasi
cosa facciano, lo coprono con questo slogan. Probabilmente
promulgheranno un'altra legge che vieta ai palestinesi di
morire in Libano ed esservi seppelliti, naturalmente per
combattere l'insediamento dei palestinesi... Se potessero ci
toglierebbero ossigeno e acqua...". La tragica situazione dei
rifugiati palestinesi è stata trattata come una questione
secon daria fino a ora. Ma quei milioni di esseri viventi
abbandonati in povertà nelle terre intorno a Israele sono
fonte di instabilità, e un ostacolo decisivo per qualsiasi
negoziato di pace che ignori i loro diritti. Il problema dei
rifugiati plestinesi del 1948 doveva essere risolto
nell'ultima fase del vacillante processo di pace tra Israele e
i palestinesi che iniziò nel 1993. Anche se molti palestinesi
insistono che torneranno, in realtà la maggior parte capisce
che vi sono esigue speranze che Israele conceda loro di farlo
modificando gli equilibri demografici dello stato ebraico. Il
Libano, da parte sua, è anch'esso sempre in ansia per il
proprio equilibrio demografico. I palestinesi, in maggioranza
musulmani sunniti, sono visti come una minaccia al delicato
equilibrio tra i cristiani e i musulmani in un paese che si
sta ancora riprendendo da una guerra civile settaria a cui
prese parte anche la guerriglia palestinese. Nadim Shehadi,
direttore del Centro di studi accademici libanesi
all'università di Oxford, sostiene che la nuova legge
"oltraggiosa e discriminitaria" sarebbe più legata a ragioni
interne libanesi relative agli equilibri settari che ad una
politica sistematica contro i rifugiati. Funzionari di
organizzazioni umanitarie dicono però che il governo del
Libano dovrebbe anche modificare la sua antiquata legislazione
sul lavoro per consentire ai palestinesi di lavorare finché il
problema del loro status non verrà risolto invece che farli
vivere come emarginati per 52 anni: "Quando si toglie a un
essere umano il diritto di lavorare, si distrugge la cultura
della gente. Vivono esclusi dalla società in un contesto
distruttivo. E' un miracolo che siano ancora quelli che sono".
Alcuni deputati stanno cercando di redigere una nuova legge
per abrogare la nuova legge ma pochi credono che questo
accadrà. "E' una decisione razzista" sistiene Eido aggiungendo
poi "Pensate se alle migliaia di libanesi che sono fuggiti
dalla guerra civile (1975-90) fosse stato impedito di comprare
appartamenti nei paesi dove si sono rifugiati. Cosa avrebbero
detto di fronte ad un atteggiamento del genere? Le condizioni
dei palestinesi in Libano sono disumane. Cosa vogliamo allora
dai palestinesi in Libano? Che siano animali ai margini della
società civile senza nemmeno il diritto di possedere un
appartamento in cui vivere? Questo è assai dannoso per il
Libano. Questa legge dimostra che noi libanesi abbiamo perso
la nostra umanità". * Agenzia Reuters (traduzione di
Camilla Lai)
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