18 Agosto 2001
 
 
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Beirut confisca le proprietà palestinesi
Una nuova legge razzista proibisce ai rifugiati di possedere persino la propria casa e di passarla ai propri figli
Rideportati? In attesa del "diritto al ritorno", ai profughi (i primi sono arrivati nel 1948) viene negato anche il diritto al lavoro SAMIA NAKHOUL*


Irifugiati palestinesi in Libano, ai quali da lungo tempo vengono negati i diritti civili compreso quello al lavoro, ora devono affrontare un nuovo ostacolo nelle loro vite precarie. Una recente legge passata in parlamento, ha tolto loro il diritto di possedere alcuna proprietà in Libano. Inoltre, quei palestinesi che già ne possiedono non saranno in grado di lasciarle in eredità ai propri figli. Il parlamento libanese ha passato la legge sostenendo che in tal modo intende proteggere il diritto dei rifugiati palestinesi a tornare infine alle loro case, abbandonate dopo la creazione dello stato di Israele nel 1948. I rifugiati palestinesi arrivarono in Libano con le tende ma dopo più di mezzo secolo di sistemazione "temporanea", vivono con i loro discendenti -che si stima siano intorno ai 360.000 - in spregevole miseria, in baracche di cemento cadenti con spazzatura fetida e fogne aperte che li circondano in campi decrepiti. Ci sono tre milioni e quattrocentomila palestinesi sparsi nel mondo arabo, ma in nessun altro paese il loro futuro è più tetro che in Libano. La loro difficile situazione peggiora costantemente. Secondo la legislazione libanese in materia di lavoro per gli stranieri, non è loro permesso di lavorare in 74 tipi diversi di occupazione, hanno difficoltà per i visti di entrata e uscita e non è loro concessa la cittadinanza, a differenza della Giordania e della Siria. I palestinesi del Libano sono confinati in 12 campi senza servizi medici, sociali o di istruzione da parte del governo libanese e in alcuni campi è loro vietato di costruire, o anche solo riparare le case senza il permesso del governo. La nuova legge rende così ancor più gravosa una già infelice situazione. "Non c'è nessuno che non condivida il punto di vista secondo cui bisognerebbe rifiutare l'insediamento permanente dei palestinesi, ma come? Spero solo che mentre aspettiamo una soluzione giusta per i palestinesi, possiamo discutere con calma la tragica condizione umanitaria dei campi profughi", ha dichiarato il proposito Walid Jumblatt, esponente dei Drusi e leader del Partito socialista progressista di sinistra.
Altri esponenti libanesi hanno descritto la legge come "razzista". Il progetto di legge, sostenuto da cristiani e da alcuni musulmani sciiti, e avversato da Jumblatt, il gruppo del primo ministro Rafik al-Hariri e la guerriglia libanese Hizbollah, proibisce ai palestinesi di possedere anche solo un appartamento senza la preventiva autorizzazione del parlamento. Il giudice e parlamentare Walid Eido sostiene che la legge ha "dei sostegni politici sinistri". "Possedere un appartamento in Libano -aggunge poi- dà forse ai palestinesi diritto di cittadinanza? Vuol dire che si dimenticheranno della loro patria o che questo impedirà loro di farvi ritorno?". La legge, che è entrata in vigore con l'approvazione, ha lasciato nel limbo tutti i palestinesi che avevano comprato proprietà ma non l'avevano registrate. (...)L'unica opzione che sembrano avere è di registrare la proprietà a nome di un libanese usando tangenti e connessioni clientelari o vendere a prezzi stracciati ai libanesi. "Hanno approvato la legge con lo slogan "no all'insediamento permanente", ma in realtà è "no ai palestinesi"" sostiene Souheil al Natour, del Fronte democratico per la liberazione della Palestina (Fdlp) aggiungendo poi che con il pretesto di conservare "il diritto al ritorno per i palestinesi", lo stato libanese sta opprimendo i palestinesi con l'imposizione di una "politica di deportazione". I rifugiati, impotenti, sono disperati per la nuova legge. Ali Saad, un meccanico palestinese di 50 anni, ne è una delle vittime. Il suo padrone di casa lo ha cacciato senza indennizzo dal garage che stava pagando da 18 anni e non può più registrare l'appartamento che aveva comprato prima dell'entrata in vigore della nuova legge: "Con un colpo di penna -sostiene- ho perso il garage e mi è stata vietata la proprietà del mio appartamento, e non c'è nulla che possa fare. (I libanesi) vogliono accantonarci, vogliono cancellarci". Con altri rifugiati palestinesi Ali Saad sostiene che la legge "tirannica" ha autorizzato ogni libanese a negare e violare i diritti dei palestinesi: "Dicono che questo è contro l'insediamento permanente dei palestinesi. Stanno strangolando i palestinesi con ogni scusa. Qualsiasi cosa facciano, lo coprono con questo slogan. Probabilmente promulgheranno un'altra legge che vieta ai palestinesi di morire in Libano ed esservi seppelliti, naturalmente per combattere l'insediamento dei palestinesi... Se potessero ci toglierebbero ossigeno e acqua...". La tragica situazione dei rifugiati palestinesi è stata trattata come una questione secon
daria fino a ora. Ma quei milioni di esseri viventi abbandonati in povertà nelle terre intorno a Israele sono fonte di instabilità, e un ostacolo decisivo per qualsiasi negoziato di pace che ignori i loro diritti. Il problema dei rifugiati plestinesi del 1948 doveva essere risolto nell'ultima fase del vacillante processo di pace tra Israele e i palestinesi che iniziò nel 1993. Anche se molti palestinesi insistono che torneranno, in realtà la maggior parte capisce che vi sono esigue speranze che Israele conceda loro di farlo modificando gli equilibri demografici dello stato ebraico. Il Libano, da parte sua, è anch'esso sempre in ansia per il proprio equilibrio demografico. I palestinesi, in maggioranza musulmani sunniti, sono visti come una minaccia al delicato equilibrio tra i cristiani e i musulmani in un paese che si sta ancora riprendendo da una guerra civile settaria a cui prese parte anche la guerriglia palestinese.
Nadim Shehadi, direttore del Centro di studi accademici libanesi all'università di Oxford, sostiene che la nuova legge "oltraggiosa e discriminitaria" sarebbe più legata a ragioni interne libanesi relative agli equilibri settari che ad una politica sistematica contro i rifugiati. Funzionari di organizzazioni umanitarie dicono però che il governo del Libano dovrebbe anche modificare la sua antiquata legislazione sul lavoro per consentire ai palestinesi di lavorare finché il problema del loro status non verrà risolto invece che farli vivere come emarginati per 52 anni: "Quando si toglie a un essere umano il diritto di lavorare, si distrugge la cultura della gente. Vivono esclusi dalla società in un contesto distruttivo. E' un miracolo che siano ancora quelli che sono". Alcuni deputati stanno cercando di redigere una nuova legge per abrogare la nuova legge ma pochi credono che questo accadrà. "E' una decisione razzista" sistiene Eido aggiungendo poi "Pensate se alle migliaia di libanesi che sono fuggiti dalla guerra civile (1975-90) fosse stato impedito di comprare appartamenti nei paesi dove si sono rifugiati. Cosa avrebbero detto di fronte ad un atteggiamento del genere? Le condizioni dei palestinesi in Libano sono disumane. Cosa vogliamo allora dai palestinesi in Libano? Che siano animali ai margini della società civile senza nemmeno il diritto di possedere un appartamento in cui vivere? Questo è assai dannoso per il Libano. Questa legge dimostra che noi libanesi abbiamo perso la nostra umanità".
* Agenzia Reuters
(traduzione di Camilla Lai)

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