Piove sul bagnato. Bocciata la domanda di grazia di Ovidio
Bompressi, in ministero della giustizia fa sapere non aver
neppure istruito le richieste di grazia pervenute per Adriano
Sofri. Sono state presentate da soggetti "non legittimati",
precisa via Arenula, privi dei requisiti stabiliti dall'articolo
681 del codice di procedura penale. Se la grazia non è
sottoscritta dal condannato (è il caso di Sofri), possono
chiederla per lui un parente prossimo, il convivente, il tutore o
un avvocato. Non rientrano in queste categorie i senatori
Fassone, Salvato e Scopelliti che lo scorso ottobre avevano
chiesto a Ciampi la grazia per Sofri. La nota del ministero parla
di "alcune" domande di grazia, tutte accantonate. Un'altra
domanda l'aveva presentata a gennaio Franco Corbelli, ex leader
del movimento Diritti civili. L'istanza dei senatori, fondata su
una concezione non retributiva della pena, accantonava le
polemiche su una condanna controversa. Ciò nonostante, è stata
stroncata in culla, segno che il Quirinale è indisponibile a
qualsiasi atto di clemenza. Tanto più ad una grazia d'ufficio.
Ics e i kurdi
Il consorzio italiano di solidarietà esprime una ferma condanna
per il rimpatrio in Turchia di dieci kurdi, arrivati in Italia
agli inizi di luglio, insieme ad altri 630 connazionali ed
espulsi l'8 agosto. Ai dieci kurdi è stata respinta la domanda
d'asilo politico. Ma per l'Ics il fatto è di una estrema
ggravità, in quanto il provvedimento è stato preso prima che
arrivasse la decisione del magistrato competente.
Testimoni di Geova
E'cominciato ieri mattina e si concluderà domenica il raduno
internazionale dei testimoni di Geova. Oltre ottantamila i
delegati riuniti nello Stadio Olimpico di Roma, in collegamento
via audio con altri impianti sportivi di otto città italiane.Per
questa mattina è in programma la cerimonia del battesimo dei
nuovi testimoni e domenica l'incontro si chiude con la
rappresentazione di un racconto biblico.
Uccisa a Padova
Per più di un giorno non si è saputo nulla della donna ritrovata,
giovedì mattina, nuda e avvolta in un lenzuolo nel padovano. Il
cadavere aveva mani e piedi legati e una corda attorno al collo,
probabile causa della sua morte. Ci sono volute ventiquattr'ore
per dare un nome alla vittima: si tratta di Maria Josè Olivastri.
Una giovane donna, originaria della provincia di Padova, zona
nella quale era stato in servizio il padre carabiniere. La
vittima, di quello che gli inquirenti ritengono un omicidio, era
nota a Padova per essere stata candidata per Rifondazione
comunista alle elezioni amministrative. Ma se ora si conosce il
suo nome e la sua storia nulla si sa di cosa le sia accaduto
nelle ore precedenti alla morte.