09 Agosto 2001
 
 
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Disegno clandestino
La maggioranza si spacca sull'immigrazione. Rinviato il ddl. Tremaglia contro Fini
TERESA CAMPAGNA - ROMA


Ci sono regole di ordine, ma anche regole di civiltà di cui tenere conto. Mi opporrò a tutte le leggi sull'immigrazione, da qualunque parte vengano, che prevedano reati di clandestinità". Parola di ministro. Mirko Tremaglia da Marcinelle, in Belgio - nel giorno del ricordo degli oltre cento immigrati italiani morti in una miniera nel 1956 a mille metri di profondità - si schiera contro la legge Bossi-Fini e prende decisamente una strada differente dal leader del suo partito. Le parole di Tremaglia danno un duro colpo alla parvenza di pace del governo che oggi prenderà in esame il disegno di legge sull'immigrazione soltanto per concordarne il rinvio all'autunno.
All'interno della maggioranza la proposta di introdurre il reato di "permanenza clandestina" aveva già sollevato le proteste del Ccd (la cui unica preoccupazione riguarda, però, l'intasamento della macchina giudiziaria italiana) e dei moderati cattolici, alle quali si aggiunge adesso anche quella del ministro di An per gli italiani all'estero. Tremaglia non ha usato mezzi termini contro le proposte che portano la firma del vicepremie. "La nuova legge - ha detto davanti agli emigranti italiani a Marcinelle - non dovrà prevedere nè il reato di clandestinità nè l'istituto di contratto a termine. E' un discorso di dignità e di coerenza. Vogliamo - ha aggiunto - che quanti sono costretti a cercare all'esterno un lavoro e una vita migliore abbiano gli stessi diritti che per anni abbiamo chiesto per i nostri emigrati". Per opporsi alle due ipotesi contestate, il ministro ha detto che si avvarrà del consiglio generale degli italiani all'estero. "Dobbiamo studiare - è la sua controproposta - una linea uguale per tutti i paesi europei, qualitativa e non discriminante".
Il vice presidente del consiglio incassa, Bossi scalpita, l'annunciato rinvio della discussione sul ddl sarebbe per lui la seconda batosta dopo il fallimento della devolution.
Sull'altro fronte, l'opposizione si augura che la maggioranza di centrodestra capisca che l'Italia non ha bisogno di stravolgere i principi dell'attuale normativa sull'immigrazione. Giulio Calvisi, responsabile immigrazione dei Ds ribadisce che "la Turco-Napolitano è una legge rigorosa ed efficace nel controllo dell'immigrazione clandestina e in linea con le legislazioni degli altri paesi europei per quanto riguarda i diritti degli stranieri e le politiche di integrazione". La legge varata dal precedente governo (è la rivendicazione di Aniello Di Nardo dell'Udeur) ha consentito la riduzione del settanta per cento dell'immigrazione clandestina. Una legge - ha ripreso il diessino Calvisi - che stabilisce "quote d'ingresso basate sull'etnia, che autorizza l'uso delle armi contro i clandestini, che ha la presunzione di trasformare le ambasciate in uffici di collocamento e di comminare fino a quattro anni di carcere per chi viola le norme di ingresso e di soggiorno, andrebbe di certo incontro alle sanzioni dell'Ue".
Enrico Letta, della Margherita, attacca "l'impianto e la filosofia del disegno di legge sull'immigrazione che non promettono nulla di buono. L'unica idea è quella di un giro di vite che cavalca paure ed egoismi".
Per l'ex-ministro dell'industria l'obiettivo del ddl Fini-Bossi appare chiaro: "non vogliamo immigrati, salvo il minimo indispensabile per le esigenze delle imprese, per il minor tempo possibile e in assoluta precarietà, affinchè sia più facile liberarcene. E' - ha concluso - una sorta di immigrazione usa e getta, una logica inaccettabile culturalmente e strategicamente".

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