Sicurezza in salsa friulana
Presentati i piani anticrimine: telecamere nelle zone a rischio,
"volontari" da arruolare
MATTEO MODER -
TRIESTE
I comuni del Friuli-Venezia Giulia hanno varato i loro
piani per la sicurezza dei cittadini in base alla legge in
materia, approvata nella Finanziaria 2001, che stanzia 5 miliardi
per l'anno in corso a favore di ogni kit-ladri in mano che possa
sollevare le popolazioni friulgiuliane dall'emergenza
microcriminalità, che da queste parti è praticamente inesistente.
Il pacchetto sicurezza al quale i comuni - letteralmente
assediati dai mariuoli, dagli extracomunitari, dai rom, dalle
puttane, dai guardoni, dagli spaccia, dai manifestanti antiG8 -
potranno copiosamente attingere si rifà a uno dei sette punti
programmatici che la Lega Nord, prima di entrare nei mesi scorsi
nella maggioranza della Casa delle Libertà che regge la regione,
impose alla vecchia giunta dell'attuale sottosegretario agli
esteri, il dentista forzista Roberto Antonione. Sette punti che
rispecchiavano le istanze più progressiste della Lega, come
l'assegno alle madri sempre incinte e ricche e i cospicui
finanziamenti - 4 miliardi di lire - per la riscoperta e la
valorizzazione delle radici celtiche dei friulani.
Intenti più che meritori per una regione allo sbando politico
culturale dopo la repentina sparizione della Dc che, tra gli anni
'80 e '90 e grazie ai soldi del terremoto, aveva fatto del Friuli
una delle aree all'avanguardia in Italia per ipermercati e centri
commerciali, per quelle graziose villette a schiera e non, in
pretto stile hollywoodiano, che hanno devastato un paesaggio
molto caro agli emigrati di prima generazione e aveva dato
ossigeno a un'economia costruita ex novo in funzione dei
finanziamenti. Tutto questo comportò chiaramente una caduta
verticale dei valori del fogolar, del frico,
della santa messa e di Lupo Alberto in friulano, con un aumento
esponenziale dei fenomeni delittuosi come l'invasione di
professori extracomunitari - meridionali con l'Unità
sottobraccio - o le truffe agli anziani sprovveduti.
A tutto questo ha posto rimedio la Lega Nord che, nell'impegno a
partorire i sette punti programmatici, ha però perso la lena
politica, uscendo così duramente ridimensionata - se non quasi
estinta come a Trieste - dal recente plebiscito berlusconiano di
maggio. Udine, Gorizia e Pordenone sono state estremamente
sollecite nell'inviare i loro progetti alla regione. Si tratta di
piani fotocopia e tutti dalla parte del cittadino onesto, che
impegnano la regione per oltre i tre terzi del malloppo
sicurezza.
Cosa propongono i tre comuni capoluogo? In primis telecamere in
tutte le zone a rischio delle città e cioè stazioni, scuole,
parchi, giardini, zone poco illuminate, mentre i controlli
interni - camera, soggiorno, bagno, solai e cantine - saranno a
spese del singolo cittadino assediato. Arrivano poi i corsi di
preparazione per i "volontari" animati da profondi sensi civici e
quelli di autodifesa per i cittadini. Entrambe queste iniziative
sono ancora nebulose nella mente dei sindaci, ma sicuramente
contempleranno il come si aiuta un extracomunitario bengalese
nella ricerca di una casa e come ci si autodifende in caso di
investimento sulle strisce pedonali. Tutti i volontari - uomini e
donne, pescati tra ex carabinieri, poliziotti, alpini, ecc. -
saranno dotati di radiotrasmittente e in costante contatto con i
vigili urbani.
Trieste ha preferito non inviare un suo piano. Quello proposto
dalla Cdl somigliava troppo alla benemerita guardia civica di
nazista memoria e l'assessore di An ha preferito soprassedere, in
attesa che la revisione storica sia completata. Dopo le ferie
estive.
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