Da Monopoli a Bologna e ritorno. Bastonati
Il viaggio di 28 rom kosovari picchiati dalla polizia. E la
procura bolognese apre un'inchiesta
ORNELLA BELLUCCI -
BARI
Si è conclusa nel giro di 24 ore la disavventura dei 28
cittadini kosovari partiti in cerca di fortuna per Bologna
domenica scorsa dal centro Acli di Monopoli, dove erano ospitati
da maggio. I rom sono stati rispediti al mittente a bordo di un
pullman scortato dalla polizia. Una comunità regolarizzata,
eppure respinta dalle autorità locali, che dopo averla ospitata
una notte in albergo, all'alba ne hanno ordinato l'evacuazione,
eseguita da ben 50 agenti. Un blitz in piena regola, che non ha
risparmiato donne e bambini. "Ci hanno picchiati e trascinati sul
pullman", riferisce Ekrem Beizak, portavoce della comunità. "Ci
hanno pestato con i manganelli - denuncia una donna in lacrime -
se avessero potuto ucciderci, l'avrebbero fatto." Ma i rom non si
spiegano il motivo del rientro. "Avevamo deciso di partire per
farci una nuova vita: il nostro sogno è trovare un lavoro, e qui
non ce n'è. Ci hanno cacciati e non potevano farlo", aggiunge
Beizak.
Sul caso la procura emiliana ha aperto un'inchiesta, ipotizzando
il reato di abbandono di minori a carico dei responsabili del
centro Acli, che "in qualità di incaricati di pubblico servizio
di assistenza, avrebbero organizzato il viaggio dei profughi".
Ma dal centro di prima accoglienza respingono ogni addebito: "E'
una comunità integrata al territorio, con minori scolarizzati,
bambini nati nel centro, adulti che hanno frequentato corsi di
mediazione culturale. Volevano partire e li abbiamo aiutati".
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