14 Luglio 2001
 
 
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Picchiati per obbligarli a buttarsi in mare
L'autopsia rivela come sono morti i quattro immigrati ritrovati a Ragusa
TERESA CAMPAGNA - PALERMO

Picchiati perché non volevano gettarsi in acqua. Presi a calci, pugni e, forse, anche a colpi di remo. E' quanto sarebbe accaduto ai quattro clandestini, due tunisini e due cingalesi, i cui cadaveri sono stati trovati martedì scorso sul litorale di Ragusa.
L'autopsia avrebbe, infatti, confermato il racconto di alcuni superstiti di quella drammatica traversata che da Malta avrebbe dovuto concludersi sulle coste della Sicilia orientale. Sul corpo di uno dei disgraziati, un tunisino cinquantenne, sono stati trovati segni inequivocabili di percosse. Secondo i risultati dell'esame autoptico sarebbe stato ferito mortalmente con un corpo contundente, probabilmente un remo.
Ma questa volta lo scafista assassino avrebbe un nome: Ivan Xuereb, accusato di omicidio plurimo. L'uomo è stato arrestato dalla polizia maltese, che ha anche fermato altre nove persone sospettate di essere dei traghettatori. E' probabile che le autorità maltesi richiedano la testimonianza di alcuni degli immigrati che sono riusciti a sbarcare sulla costa ragusana sani e salvi.
Cinque morti in meno di due settimane. Ai quattro ritrovati sulla spiaggia di Ravello occorre aggiungere infatti un'altra vittima, un tunisino sbarcato in Sicilia nella notte tra il due e il tre luglio, anch'egli tramortito con un remo dagli scafisti e morto all'ospedale Garibaldi di Catania. Vittime che hanno convinto le autorità maltesi a dare un segnale forte contro l'organizzazione degli scafisti della morte. Mai prima d'ora avevano proceduto con tanta solerzia, ma l'immagine dell'isola deve essere salvaguardata. Malta vive, infatti, prevalentemente di turismo e tutti questi morti non sono una buona pubblicità.
Intanto, le forze dell'ordine della provincia iblea hanno ricostruito ciò che è avvenuto nell'ultimo fatale viaggio. Sul motoscafo, ancorato in una piccola insenatura a parecchi chilometri da La Valletta, sarebbero stati imbarcati in ventiquattro.
Prima di allora, gli extracomunitari, cingalesi, iracheni e nordafricani, giunti in aereo dai rispettivi Paesi, sono stati riuniti in un capannone in aperta campagna, dove hanno trascorso parecchi giorni isolati dal mondo. La notte di lunedì sono stati trasportati allo scafo, privati dei loro documenti di identità. Dopo un paio d'ore di traversata, a poche centinaia di metri dalla costa siciliana, sono stati costretti a gettarsi in acqua. Quattro sono morti e tre mancano tuttora all'appello.

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