LA PETITE VENDEUSE DE SOLEIL

di Djibril Diop Mambety,
Svizzera-Francia 1998, 45’.
Versione originale wolof sottotitolata in italiano
Musica: Wasis Diop

Materiale collegato consigliato dal Cestim

 

FILM:

altri registi africani si sono cimentati nella rappresentazione di storie con personaggi portatori di handicap. Fra i film prodotti segnaliamo:

Louss- Roses de sable (Louss- rose di sabbia) di Rachid Benhadji, Algeria 1989, 90’, versione originale in arabo con sottotitoli in italiano. Reperibile in pellicola 35mm presso il COE (Centro Orientamento Educativo) Via Lazzaroni, 8 – 20124 Milano – tel 02/66712077 fax 66714338 coe@iol.it www.peacelink.it/users/coe

In un’oasi sperduta nel deserto sahariano vivono Moussa, giovane handicappato, e Zineb, sua sorella; i due cercano invano di ricostruire una cellula familiare che la guerra ha distrutto. La loro vita scorre ritmata ogni giorno dagli stessi gesti: Zineb si reca al alvoro presso una ditta di imballaggio di datteri, Moussa frequenta il maestro di scuola, disegna e nutre il suo amore impossibile per la bella Miriam. Un’esistenza di rassegnazione. ma nella sabbia cresce nel segreto una rosa.

 


ALTRO MATERIALE:

 

Meravigliosa Lissa

Nike Morganti

La più giovane "attrice" del cinema africano, che interpreta sé stessa nell’ultimo film (postumo) di Djibril Diop Mambety, è stata accolta con commozione al festival di Namur.

"Così questa storia finisce nel mare; il primo che la respira, andrà in paradiso". Queste parole accompagnano il finale del film, quando Sili, la piccola poliomielitica, esce di scena sulle spalle dell’amico e le due figure sfumano in controluce al rallentatore, in un silenzio inondato di sole. Poi esplode la musica di Wasis Diop.

La petite vendeuse de soleil (cioè La piccola venditrice di sole, oppure La bambina che vende il sole, secondo la versione sottotitolata trasmessa in prima tivù - a tarda ora! - da Rai3 il 9 novembre) ha vinto il premio speciale della giuria al 14° Festival internazionale dei film francofoni di Namur, in Belgio (24 settembre - 2 ottobre; www.fiff.namur.be); la giuria ha voluto anche invitare ufficialmente e rendere omaggio alla giovane Lissa Baléra.

Lissa, attrice dodicenne ondulante sulle stampelle, guadagna caparbia le scale del cinema, e sembra davvero entrare in paradiso. Sulle ali di questa musica quasi trionfale, fa il suo ingresso in sala e la folla di coetanei che ha appena assistito alla proiezione l’accoglie con un lungo applauso. Lacrime e commozione, ma subito un sorriso coraggioso. Questa bambina fragile che reinterpreta sullo schermo la propria vita di mendicante per le strade di Dakar, vive la straordinaria esperienza di essere in Europa, per la prima volta lontana dalla città dove è nata.

Non più ai margini della società ma al centro dell’attenzione, Lissa sembra materializzare il sogno del film dove, affrancata per un attimo dalle stampelle e da tutti i condizionamenti, si trasforma e diventa "meravigliosa", libera di volare e di raccontare un futuro migliore.

Mentre risponde alle domande ci accorgiamo che la sua storia reale corre parallela a quella del film, dove Sili (il nome della protagonista) dopo essere stata urtata ed esser caduta malamente a terra, decide un bel mattino di non mendicare più, ma di vendere giornali come tutti gli altri ragazzi di strada. Questa coraggiosa decisione – non si sono mai viste bambine vendere giornali – è assecondata dal caso, che ha messo Mambety sulla strada di Dakar dove Lissa Baléra chiedeva la carità: "Ha invitato me e i miei amici in un ristorante, e mi ha chiesto se volevo fare del cinema; quando ho detto di sì, ha parlato con la mia famiglia".

 

Il vento che riempie e ti porta via

Anche nel precedente film del regista, Le Franc, la vita del protagonista è scombussolata da un colpo di fortuna eccezionale, la vincita del primo premio della lotteria nazionale. Lo stesso Mambety, in un’intervista pubblicata su Ecrans d’Afrique, spiegava che cosa fosse per lui "il caso": "Io credo alla virtù del vento, ai suoi comandamenti. So attendere il vento, perché lo amo e lo ascolto. Il vento che io aspetto viene, mi riempie e mi porta via. Non ci sono che dei "possibili" che si incontrano e quando io li trovo, facciamo insieme delle piccole meraviglie".

La piccola venditrice del Soleil (un quotidiano di Dakar: il titolo gioca volutamente sulla parola) si siede per caso di fronte a un negozio del centro; il padrone esce, compra in un colpo solo le tredici copie del giornale e le mette in mano un biglietto da diecimila Cfa, (circa trentamila lire). Una fortuna per la povera mendicante! Non solo per i soldi, ma forse soprattutto per l’emozione dell’incontro con il "possibile", quel vento fecondo di bene, il giusto volto della vita che le sorride finalmente con un po’ di calore.

Subito dopo aver ricevuto il denaro, Sili è accusata di averlo rubato, ma sicura del proprio diritto va alla stazione di polizia per far valere le proprie ragioni. Di fronte alla opulenta ieraticità del commissario di polizia ritorniamo con la memoria a Badou Boy e alla sua ironia visiva, dove un tardo e lento poliziotto cercava inutilmente di annientare col suo peso spropositato il magro ragazzo contro una rete metallica. Il potere è facilmente identificabile col sopruso, a sua volta rappresentabile con la pesantezza esagerata.

Ma questa volta le nostre aspettative sono contraddette: con il viso impassibile di una statua, la mole debordante dalla sedia, il commissario non solo accoglie le argomentazioni di Sili, ma libera anche una giovane donna che Sili ritiene ingiustamente accusata e malmenata dalla polizia. L’atmosfera surreale di tutta la situazione impone un punto di vista: la possibilità del sogno. Nella realtà si materializza per Lissa nello straordinario incontro con Mambety, che diverrà per lei "un padre, un maestro, qualcuno di disponibile e inaspettato" che le ispira fiducia e il desiderio di studiare e diventare a sua volta regista per continuare la sua opera.

Questa contraddizione fra la sordida limitatezza del reale e la possibile verità del sentimento, costituisce lo stile stesso del film (appena riproposto a Verona alla XIX Rassegna di cinema africano).

La bambina che vende il sole ci offre, tenero e caustico, riflessioni e quasi impercettibili commenti visivi e sonori: la corsa ritmata del gruppo di jogging sullo sfondo dell’immobile solitudine del vecchio spaccapietre, la netta traiettoria dell’aereo e l’incerta andatura del carro che porta Sili in città, le voci acute degli strilloni e il canto monotono della vecchia nonna cieca, le urla mute della donna indignata e la musica a pagamento dell'handicappato in carrozzella.

Personaggi, immagini e suoni che vanno e tornano, richiami fra una scena e l’altra che ci familiarizzano con il mondo dei diseredati della città, la loro miseria, la loro grandezza. Vivendo l’avventura di Sili ci rendiamo conto che la povertà, il dolore della solitudine, le angherie inflittele dalla banda dei piccoli venditori che obbediscono al capo più grande, fanno crescere il suo ostinato coraggio, la sua sete di giustizia e di solidarietà, l’amicizia che riceve e dona al ragazzo che veglia su di lei, si tuffa in mare per recuperare la sua stampella e alla fine la porta sulle spalle.

La storia, pur raccontata con estrema semplicità, si traduce (come tutti i film di Mambety) in riflessione più universale e cresce poco a poco fino a tramutarsi in un omaggio, poetico e lieve, alla donna. Questa risulta, come la lepre del racconto della nonna, la più intelligente, la dispensatrice di sole; messa in ginocchio da chi le vuol male, trionfa splendida, nella luce di chi le vuol bene.

(da Nigrizia, dicembre 1999, pp. 47-48)

 

 

SCHEDA DIDATTICA:

 

E’ l’alba. La città si sveglia. Nei quartieri periferici la povera gente riprende la fatica quotidiana. Una bambina con le stampelle esce dalla sua misera capanna e si mette in cammino; un amico le dà un passaggio sul carro fino alle porte della grande città. A Dakar , Sili, mendicante, tende la mano là dove i ragazzini vendono i giornali. Da sempre la vendita dei giornali per strada è appannaggio dei ragazzi, ma quel mattino Sili, urtata violentemente da uno di loro, cade malamente sul cemento e deve fare una gran fatica per rialzarsi con l'aiuto delle stampelle. Profondamente umiliata, Sili decide in quel momento che anche lei si metterà a vendere i giornali, perché quello che possono fare i ragazzi anche le bambine sono in grado di farlo. Va dove distribuiscono i giornali per la vendita e riesce ad ottenere tredici copie del quotidiano " Le Soleil" con regolare ricevuta. Sili inizia così la sua avventura per le vie di Dakar popolate dal mondo dei piccoli venditori che non sono certo degli angeli. Grazie a questo atto di coraggio, Sili sperimenterà il dolore, l’ingiustizia, il pregiudizio, la fortuna, la cattiveria …ma soprattutto l’amicizia.

Dichiarazioni del regista

La petite vendeuse de Soleil va ad arricchire in maniera luminosa il ruolo delle donne e del cinema. Ha un’età in cui tutto è ancora possibile, fra i dodici e i tredici anni, si emancipa dalla dipendenza, dalla mendicità, diventa meravigliosa… perciò vorrei dire che non c’è bisogno di creare un’associazione di donne cineaste d’Africa perché tutta la produzione cinematografica di questo continente ha la sua fonte d’ispirazione nella donna. E quindi nell’infanzia, nella vita.

Noi dobbiamo fare del cinema per dimostrare ai bambini che possono realmente sognare perché possono realizzare i loro sogni. Senza bisogno di dimostrare che i loro sogni possono essere realtà.

Quel che è utile sapere prima della visione del film

La storia si svolge a Dakar, la capitale del Sénégal. Questa metropoli, nata col colonialismo, si è gradualmente sviluppata seguendo un assetto urbanistico di tipico impianto francese e si presenta come una grossa città europea, per lo meno nella zona amministrativa, commerciale e residenziale; esiste anche una contrapposizione fra l’uso dello spazio occidentale e quello dello spazio africano che tende a riprodurre in città quello della società tradizionale. Attorno al Plateau caratterizzato da edilizia residenziale e amministrativa si situano le diverse zone con edifici di più piani fin verso la periferia dove si trova edilizia popolare. Oltre a questi spazi di standard europeo, ci sono le bidonville – i quartieri - e l’enorme zona della cintura urbana composta di vasti agglomerati di bidonville che si alternano agli insediamenti delle case popolari. La città offre anche una stratificazione di ceti sociali che vanno dalla borghesia, piccola borghesia al proletariato urbano, giù fino alla grande massa di nullatenenti e senza tetto, disoccupati e mendicanti che vivono nella strada.

In fondo a questa categoria di diseredati che vive alla giornata, i più sfortunati sono ovviamente i bambini che devono provvedere a se stessi e sono costretti a lavorare, a fare i cosiddetti piccoli mestieri per poter mangiare. L’indigenza impedisce loro di andare a scuola e di imparare eventualmente un mestiere e di sollevarsi dallo stato di povertà. Malgrado le molteplici conseguenze negative di questo stato di cose, il lavoro infantile, nella situazione attuale dei paesi poveri, può impedire ai giovanissimi di cadere nella delinquenza. I piccoli mestieri (come il lustrascarpe, il venditore di giornali, il riciclaggio della spazzatura, il lavaggio delle auto, la vendita di frittelle ecc.) permettono alla fine di sopravvivere con dignità. Fra tutti, i più infelici, sono quei bambini che presentano un handicap fisico dovuto, come nel caso della protagonista del film , affetta da poliomielite, alla mancanza di prevenzione in materia di sanità pubblica.

Lissa Balera, la piccola attrice, ha conosciuto il regista del film proprio nelle strade di Dakar ed ha accettato di interpretare la parte di sé stessa. Grazie al film la sua vita è cambiata, è stata invitata a un festival in Europa dove ha ricevuto un premio per la sua interpretazione e ora frequenta una scuola privata.

Dopo la visione

E’ il sogno luminoso e apparentemente semplice del riscatto della donna.

Non a caso, la sequenza che precede i titoli di testa mostra una giovane donna accusata di furto, malmenata e rinchiusa dalla polizia, in una situazione che resta magistralmente in bilico tra il tragico e il comico.

Il film, che si può leggere a più livelli, è proiettato in una dimensione di universale

com-passione per tutti i diseredati, donne, vecchi, bambini, handicappati . Soprattutto è una poetica e leggera "dichiarazione d’amore" che non cade mai nel patetico.

Sili, la protagonista

La più sfortunata fra gli sfortunati è Sili, perché è handicappata, orfana, mendicante e …donna: la vita, dura per coloro che la circondano, il vecchio spaccapietre, il bambino col carretto, è durissima per lei che deve affrontare ogni giorno la grande fatica di sopravvivere e per questo dipendere sempre dall’aiuto degli altri.

Il coraggio

È la caratteristica più preziosa di Sili che non si lascia abbattere né dalle circostanze, né dalla inimicizia degli altri. Solo il coraggio le permetterà di affrontare vittoriosamente la vita.

La nonna

"Nonna, sto andando in città" dice fra sé e sé Sili, all’inizio del film , mentre dalla lontana periferia si avvia di buon mattino a Dakar sul carro dell’amico. E, più tardi: "Nonna, vado a cercare un lavoro: anche le bambine possono fare quel che fanno i ragazzi". Il discorso interiore con la nonna è l’unico legame che sostiene affettivamente la bambina e le dà il coraggio di vivere. La nonna, cantante cieca e mendicante, è la figura simbolica di riferimento, testimone impotente e nello stesso tempo indispensabile della vita di Sili che si nutre del ricordo delle storie che la nonna le ha raccontato.

L’umiliazione

La consapevolezza di esser considerata una persona senza alcun valore, quasi invisibile, a seguito della violenta caduta a terra per esser stata urtata accidentalmente da un gruppo di giovanissimi venditori di giornali , produce in Sili umiliazione e dolore. Questi sentimenti sono la molla che fa scattare la sua decisione di andare a cercare un lavoro, lo stesso che fanno i ragazzi.

Il caso e la fortuna

Come in Le Franc, anche in questo film il caso gioca un ruolo importante nella vita della protagonista. Per vendere le tredici (!) copie del giornale "Le soleil" Sili si siede di fronte a un negozio in uno dei portici principali di Dakar; il proprietario esce e compra tutti i giornali mettendo nelle sue mani l’astronomica somma di diecimila franchi CFA (a seguito della svalutazione circa trentamila lire italiane)

Come diceva il regista, la vita è fatta di possibili che si incontrano.

La coscienza dei propri diritti e il gusto per la giustizia

Anche la fortuna però ha i suoi lati negativi. Un poliziotto vede il grosso biglietto nelle sue mani e l’accusa di averlo rubato ma Sili non si lascia intimidire e con la forza dell’innocenza insiste per andare alla polizia a dirimere la questione. In una scena quasi surreale ottiene giustizia per sé e per la donna accusata di furto. La donna parla e si agita, ma significativamente non si sente la sua voce; Sili esprime solidarietà nei suoi confronti e ottiene il suo rilascio.

La gioia della condivisione

Alcune scene divertenti illustrano la generosità della bambina che vuole condividere con i suoi piccoli amici di sventura la fortuna che le è capitata. Oltre al coraggio, al senso di giustizia, anche la solidarietà viene ad arricchire la personalità di questa piccola donna, "venditrice di sole". Di mano in mano che la storia procede il titolo assume sempre di più un significato allusivo.

L’invidia e l’amicizia

Continuando a vendere tredici copie ogni giorno, Sili deve far fronte all’invidia degli altri venditori che non sopportano la sua presenza e le fanno pesanti dispetti. Non si lascia scoraggiare perché, a controbilanciare questo pericolo e a proteggerla c’è l’amicizia di un giovane venditore del quotidiano "Sud".

Il racconto della nonna

Per ricambiare l’amicizia Sili racconta al suo amico una storia della nonna sul più intelligente degli animali che è sempre il più giovane.

L’amicizia è un dono prezioso

Anche se alla fine i piccoli nemici le rubano una stampella, Sili può contare sul prezioso appoggio del suo amico che la porta in spalla. "Si continua!" dice trionfante ed entrambi escono di scena lentamente ma sicuramente incontro al sole.