SOUKO - il cinematografo di cartone

Issiaka Konaté -
Burkina Faso 1998 –30’ colore,
Versione originale bambara, francese sottotitolata in italiano.
Musica di Wasis Diop.

 

Materiale collegato consigliato dal Cestim

 

FILM:

Picc Mi (Uccellino) di Mansour Sora Wade, Senegal 1992, 16’. Versione originale wolof con sottotitoli in italiano. La scena finale del film è la stessa proiettata nel cinema all’aperto nella scena iniziale di Souko.

Madou è un talibé, un ragazzo affidato ad un marabutto che deve guadagnarsi da vivere mendicando per la strada. Ablaye, invece, vive con il padre in una discarica. I due bambini si incontrano per caso in una grande città e ciascuno fa scoprire all'altro il suo universo di tutti i giorni. Due mondi a confronto: quello degli adulti avidi, violenti e distruttori dell'ambiente e quello dei bambini che cercano di fuggire verso un mondo che sia a misura dei loro sogni.

Le Ballon d'Or (Il pallone d'oro) di Cheick Doukouré Guinea 1992, 100’.
Versione originale francese-lingue guineane con sottotitoli in italiano.


Il piccolo Bandian, asso del pallone, sogna un vero pallone di cuoio. Nel, suo villaggio, sperduto nella brousse, i giovani seguono e sognano le partite di calcio attraverso la radio. I grandi nomi di Milla, Keita e Boli rappresentano l'unico esempio di come poter cambiare la propria vita. Madame Aspirine, una dottoressa europea, regala a Bandian l' agognato pallone. Da quel momento il film ruoterà intorno a questo elemento, foriero di avventure e disavventure che vedono Bandian scalare tutte le tappe fino alla partenza per un club calcistico francese.


ALTRO MATERIALE:

 

Il silenzio http://www.nima3.com/IranMedia/Silence.html

INTERVISTA A ISSIAKA KONATE’

Issiaka Konaté, regista del Burkina Faso, ha studiato cinema a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, e poi a Parigi. Partecipa alla realizzazione di diversi film in Africa e in Francia. Attualmente vive e lavora a Parigi. Il suo ultimo film, Souko,le cinématiographe en carton, è stato premiato nel 1998 al festival di Cannes.

Com’è nata l’idea di Souko?

L’dea di Souko, cioè del ritorno all’infanzia, parte dal mio progetto di descrivere il microcosmo in cui sono cresciuto: l’infanzia nella mia città natale è già cinema; il bambino che nel film costruisce il cinematografo con cartoni di recupero presi dalle immondizie...sono io da piccolo! Così è nata l’idea di farne un film: più mi inoltravo nei ricordi, più cresceva dentro di me la suggestione, la magia del cinema.

Cos’è per te la magia del cinema?

E’ la sua stessa essenza. La magia, il creare illusioni meravigliose, questa è la dimensione reale del cinema; e il lasciarsi trasportare nutre il nostro immaginario interiore, poiché questa dimensione già esiste, è viva dentro di noi, abbiamo soltanto bisogno di riscoprirla. Più ne prendiamo coscienza, più ci possiamo relazionare ai bambini, perché smettiamo di vederli come qualcosa di estrinseco, di diverso da noi: al contrario, vi riconosciamo qualcosa che ci appartiene.

Tu adesso vivi e lavori a Parigi: che differenze trovi tra i bambini africani e i bambini europei?

E’ stata una sorpresa. Inizialmente infatti pensavo, come molti, che solo i bambini africani fossero creativi, mentre i bambini europei no, perché con l’industrializzazione trovano tutto già fatto. Ma quando ho iniziato ad incontrarli ho capito che non è affatto vero: mi sono reso conto che ovunque la creatività è la prima caratteristica dei bambini. Ho visto i bambini eurpoei inventare, costruire esattamente come i bambini africani. Questo ci tengo a sottolinearlo appena ne ho l’occasione, perché sono convinto che non è il dove si trovano che li rende creativi o meno. Sto lavorando ad un documentario proprio sul rapporto tra i bambini e l’immagine, e la cosa mi sta interessando moltissimo. Si dice che i bambini dei paesi più sviluppati siano sovraesposti all’immagine, a tal punto da avere reazioni solo di tipo razionale, cerebrale, ed aver perduto la capacità di reagire emotivamente. Non è così: ho constatato durante le proiezioni del mio e di altri flim in Europa che questi bambini sono spontanei ed emotivi tanto quanto in Africa; la loro emotività va semplicemente riattivata. Certo rivedere continuamente lo stesso tipo di immagini provoca saturazione, ma se vengono stimolati con immagini diverse, ci possono sorprendere.

Il cinema africano oggi: difficoltà finanziarie, registi che vivono più in Europa che in Africa, molte coproduzioni con paesi europei. Tutto questo è un segno positivo o un limite?

Questa è la realtà del cinema africano, è vero: almeno l’80 per cento della produzione è finanziata dall’Europa, e il budget a disposizione comunque continua a diminuire... In Africa oggi si cercano quindi nuove strade, nuove possibilità che si adattino a questa situazione e siano compatibili con i mezzi a disposizione. Ad esempio, prima nessun regista collaborava con la televisione; ora si creano telefilm, serie televisive, e si cerca di girare sempre più con il video digitale; questo ci aiuta a lavorare con più regolarità, più velocemente e a costi minori.

Il cinema africano rischia quindi di spostarsi nella televisione?

Io non credo; come non credo che saranno molti i registi che abbandoneranno il cinema per la televisione. Una volta girato in video, se il lavoro merita, si può stamparlo in pellicola con un’ottima resa, e quindi distribuirlo nelle sale cinematografiche. Penso che in questo momento la televisione più che essere un pericolo sia un aiuto, e che permetta al cinema africano di continuare ad esistere.

(Elisa Rossignoli)

(Da L’Arena, 24.11.99, in occasione della XIX rassegna di cinema africano di Verona).

SCHEDA DIDATTICA:

Cinema all’aperto, una sera, nella città di Bobo Dioulasso nel sud del Burkina Faso. La gente, seduta a terra, segue rapita le immagini di un film africano che il proiettore fissa col suo fascio luminoso su un telo bianco; dietro lo schermo ondivago, un folto gruppo di ragazzini segue con estatica partecipazione il rovescio della storia. Uno dei ragazzi, Alpha, intuisce la possibilità di giocare con luci e ombre per proiettare delle immagini e con l’aiuto dei compagni e del suo amico Mamadou, appassionato di cavalli, costruisce con molta inventiva un proiettore rudimentale. Durante la proiezione però il cavallo che appare sulla tela si materializza come per magia in un magnifico stallone bianco che diventa da quel momento il simbolo meraviglioso di tutte le loro aspirazioni e di tutti i loro sogni. Questo sconvolge la tranquilla routine della loro vita. Le improvvise apparizioni del cavallo durante le lezioni a scuola attraggono irresistibilmente i bambini che lasciano i banchi per rincorrerlo senza tuttavia riuscire a prenderlo. Genitori, insegnanti ed…esercito cercano, con mezzi del tutto inadeguati, di fronteggiare il problema, alla soluzione del quale arriveranno i ragazzi stessi.

Quello che è utile sapere prima della visione del film

In Burkina, come in tutti i paesi africani, il numero delle sale cinematografiche, è piuttosto limitato, inoltre i film distribuiti sono quelli di seconda categoria delle produzioni occidentali, indiane, cinesi o egiziane; di conseguenza se quasi tutti sanno che cos’è il cinema, l’effettiva possibilità di assistere ad una proiezione in sala è limitata al numero relativamente esiguo di persone che possono pagare il biglietto. Soprattutto i bambini più poveri sognano il cinema ma difficilmente assistono alle proiezioni. Alcuni registi africani ormai noti raccontano come la loro passione per il cinema sia nata all’esterno delle sale, ascoltando le musiche dei western americani o il dialogo dei film francesi, immaginando semplicemente la storia. Il Burkina vanta un posto di primo piano nel cinema africano: Ouagadougou, la capitale ospita dal 1969 il Fespaco ossia il Festival panafricano del cinema.

In nessun posto come in Africa, comunque, il cinema esercita la propria fascinazione perché si innesta su una tradizione basata sulla cultura orale dove , come nel cinema, oltre all’immagine mentale, il suono occupa uno spazio forse più rilevante dell’immagine stessa in quanto amplifica la partecipazione emotiva al messaggio che si riceve.

In Souko, il cinematografo soddisfa il naturale bisogno del bambino di nutrire la propria fantasia e viene vissuto come un moderno sostituto della fiaba che, con la sua funzione pedagogica, appaga la necessità di magia del bambino senza essere moralista.

Dopo la visione

Realtà e finzione

La sequenza introduttiva del film intavola il discorso della con-fusione inevitabile fra reale e immaginario. Il film mette immediatamente in chiaro come i bambini, pur cogliendo perfettamente la differenza fra fantasia e realtà, vivano questa esperienza in maniera speculare/opposta a quella degli adulti.

La realtà dei bambini

Alpha il protagonista e Mamadou, l’amico del cuore appassionato di cavalli, pur muovendosi molto bene nella realtà che li circonda, dandosi da fare con disinvoltura e abilità per realizzare il loro progetto cinema, dimostrano che la loro "realtà" dimora nel regno della fantasia.

Perché il cavallo finto si trasforma in un cavallo vero ?

Che cosa è veramente vero per i bambini ?

e quella degli adulti

I genitori, il maestro e i soldati. Considerazioni sull’atteggiamento tenuto nei confronti dei ragazzi, fanno notare la diversità fra l’intransigenza dei padri e la maggior elasticità delle madri; molto ironica e divertente appare la presenza paradossale dei militari a testimonianza dell’ottusità maldestra del ricorso alla forza. Interessante sottolineare il rapporto esistente fra la nonna e Alpha che sembra essere fin troppo confidenziale e poco rispettoso; in realtà questo atteggiamento libero fra nonni e nipoti è un’usanza diffusa fra i bambara e altre etnie dell’Africa Occ.le chiamata "parentela scherzosa" che ha il fine di controbilanciare il rapporto troppo severo fra figli e genitori.

Gli adulti, hanno torto o ragione a comportarsi in quel modo ?

Il simbolo

Il cavallo/cinema è il simbolo del mondo fantastico interiore del bambino che sviluppa la sua capacità di crescere emotivamente non attraverso la comprensione razionale o i ragionamenti morali ma meditando su opportuni elementi fantastici che alimentano in lui una fiducia positiva e giocosa della vita.

Perché il cavallo è più attraente della scuola ?

Ma il cavallo è vero o immaginario ?

Principio del piacere contro principio della realtà

Le ansie, i dilemmi, le contraddizioni che il bambino incontra nel periodo della sua crescita quando si fa più forte il conflitto fra il mondo esterno che gli richiede maggior responsabilità e il suo desiderio di rimanere bambino, vengono opportunamente evidenziate nel film dalle divergenze e dalla lotta finale che impegna i due amici che in realtà sono uno solo.

Perché Alpha e Mamadou litigano fra loro ?

Conclusione

Anche se non è una fiaba ma piuttosto un film per bambini adattissimo anche per gli adulti, Souko conclude come una vera fiaba perché dà indicazioni alla sensibilità del bambino riguardo al suo sviluppo senza imporre una soluzione che lo sottoporrebbe alle regole degli adulti senza permettergli di tirare le sue conclusioni e di favorire così un vero passo verso la maturità.

Perché il lenzuolo ha preso fuoco ? chiede Alpha. Non so. Risponde Mamadou:

Forse troveremo insieme la soluzione.