JONA CHE VISSE NELLA BALENA



di Roberto Faenza,
Francia Italia 1993, 90’,
versione originale in lingua italiana.

 

Trama:

La storia vera dell’infanzia di Jona Oberski, che dopo molti anni dall’esperienza del campo inizia a ricordare durante un percorso di psicanalisi.

Il film inizia ad Amsterdam, 1942: Jona, piccolo e ancora inconsapevole, vive con stupore il licenziamento del padre, la stella di stoffa gialla cucita sugli abiti, il non poter fare la spesa dove la si faceva fino al giorno prima. Poi viene deportato con i genitori a Bergen Belsen (lo stesso campo in cui troverà la morte Anna Frank).

A sette anni, Jona avrà già subito freddo, paura, fame e sofferenze. Sempre, per fortuna, insieme alla mamma, mentre il padre è rinchiuso in un altro settore dello st4sso campo. I genitori si vedranno soltanto una sera, e il piccolo Jona non riuscirà a acapire fino in fondo che cosa mai starà succedendo in quel povero, ultimo momento di pseudo-intimità che i due sposi potranno avere dopo aver pagato una guardia. Il padre, separato dalla moglie e dal figlio, morirà poco dopo, mentre Jona e la madre riusciranno a sopravvivere.

La vita del campo, le terribili condizioni di vita, le continue umiliazioni e la brutalità vengono lette con gli occhi del bimbo che molto spesso non riesce a capire cosa stia accadendo, e si rifugia in un mondo tutto suo per non soccombere a questo universo terribile, fatto di fili spinati e voci minacciose. La madre, cui si rivolge per avere spiegazioni, gli ripete: "Guarda sempre il cielo, e non odiare mai nessuno".

Viene il momento della liberazione, e il campo si svuota. La mamma di Jona, , gravemente malata, impazzirà e morirà nell’ospedale, mentre il bambino, accudito amorevolmente da una ragazza cui la madre lo ha affidato, verrà poi preso in affido ad Amsterdam da una coppia di mezza età che conosceva la sua famiglia, e incomincerà lentamente a superare il trauma e a tornare a vivere.

Target consigliato: a partire dai primi anni delle scuole superiori

Temi possibili di discussione e approfondimento:

- L’olocausto visto dai bambini: confronta la testimonianza di Jona Oberski con quelle di altri sopravvissuti che all’epoca erano bambini. Cos’ hanno in comune?

- Il campo di sterminio di Bergen-Belsen dipinto da Faenza è ben diverso da Aushwitz come lo descrive Spielberg in Shindler’s list. Secondo te, perché?

Quali possono essere le intenzioni del regista?

 

Reperibilità:

  • in videocassetta: Videoteca Cestim.
  • in videocassetta in vendita: nelle videteche del circuito commerciale

Materiale collegato consigliato dal Cestim:

  • Libri
  • Film
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