LA VITA E' BELLA



di R. Benigni,
Italia 1998, 110’.
versione originale in lingua italiana.

Trama:

Guido, un giovane ebreo italiano che vive in Toscana, un po’ bizzarro, vive tranquillamente incurante della crescente ostilità contro gli ebrei. Si innamora di Dora, una maestrina che sta per convolare a nozze in un matrimonio combinato, e per vederla e conquistarla, inventa l’impossibile. Le compare sempre davanti, la rapisce con la Balilla, si sostituisce persino all’ispettore della scuola che deve tenere una lezione sulla "razza ariana", improvvisando la più esilarante lezione contro gli stereotipi e il razzismo in barba all’iedologia fascista che scimmiotta il nazismo. Alla fine Dora ricambia il suo amore, e Guido, irrompendo nel banchetto in groppa ad un cavallo, la sottrae alle nozze e la sposa. I due hanno un bambino, Giosuè. Ma siamo negli anni trenta, arrivano le anche in Italia le leggi razziali, che il Guido spiega al figlioletto con ironia e senza alcuna rabbia, minimizzando ciò che va accadendo. Ma un girorno, padre, figlio e lo zio di Guido, essendo di "sangue ebraico", vengono prelvati dalla polizia er essere deportati. Dora, trovando la casa vuota, capisce tutto, e insiste per essere deportata con il marito e il figlio, con i quali tuttavia non riesce a riunirsi, venendo chiusa nella parte femminile del campo di concentramento. Lo zio viene inviato subito alla camera a gas, e vi si reca consapevole del proprio destino, con grandissima dignità, capace di gesti di umanità anche nei confronti dei suoi carcerieri.

Padre e figlio rimangono soli. Che fa a questo punto un padre che ama il suo figlioletto? Lo nasconde, impedendo che finisca alla camera a gas come tutti gli altri bambini. Cerca di nutrirlo meglio che può, confondendolo persino - in una scena ai limiti tra la realtà e la fantasia - con i figli dei militari che sorvegliano il campo. Gli farà addirittura lanciare di nascosto un messaggio radio alla mamma, per darle speranza e avvertirla che non sono morti. Ma soprattutto, per non sconvolgerlo, non sapendo altrimenti come spiegare l’assurdità di tutto ciò che sta accadendo, lo convince che sia tutto un gioco, e che alla fine chi resisterà otterrà in premio un carro armato. I soldati allora non sono veramente cattivi, bisogna solo far finta di credere che lo siano, stare al gioco, per accumulare più punti possibile. E le umiliazioni, le privazioni che Guido accetterà sempre con il sorriso per non spaventare il piccolo non sono tali: sono tutte prove da superare, sempre più difficili perché il gioco diventa sempre più competitivo mano a mano che il traguardo si avvicina. Anche i morti allora non sono morti, sono semplicemente quelli che si sono arresi e sono stati squalificati…

Tutto questo gioco terrà fino all’evacuazione del campo, momento nel quale nel disperato tentativo di contattare la moglie e di salvarla impedendole di salire sul treno che porta al campo di sterminio, Guido viene catturato e ucciso. Sapendo che sta andando a morire, imita i gesti di un pagliaccio, per convincere il bimbo, nascosto agli occhi di tutti, che sia soltanto un gioco, e che dietro il muro oltre il quale viene ucciso suo padre non stia accadendo nulla.

Quando tutti se ne sono andati e regna il silenzio, il piccolo Giosuè, seguendo le indicazioni del papà, esce allo scoperto, e con gli occhi grandi per la sorpresa vede avvicinarsi un carro armato americano, tardiva salvezza: il gioco è vinto, ce l’ha fatta! Lungo la strada che porta lontano dal campo, vede la mamma, che siede tristemente sull’erba, e le corre incontro con un elmo americano troppo grande sulla testa, come un piccolo soldatino, gridando entusiasta: "Mamma, abbiamo vinto!". In un certo senso, anche g razie al sacrificio del padre, è vero. "Sì, abbiamo vinto!" risponde la mamma, disperata ma anche felice. La vita e l’amore, è vero, hanno vinto, nonostante tutto.

Target consigliato: a partire dalle scuole superiori

Temi possibili di discussione e approfondimento:

- La "lezione" di Guido sulla razza ariana è un "piccolo capolavoro" di pedagogia. Condivide l’affermazione? Motiva la tua risposta.

Confronta ora la sequenza con il personaggio di Chaplin in "Il dittatore". Cos’hanno in comune?

- L’ufficiale nazista che invece che tentare di salvare Guido si perde negli indovinelli è chiaramente impazzito. Prova a dare una lettura di questo personaggio e del suo comportamento.

Reperibilità:

  • in videocassetta: Videoteca Cestim.
  • in videocassetta in vendita: nelle videteche del circuito commerciale

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