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FLAME
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Ingrid Sinclair, |
Materiale collegato consigliato dal Cestim
FILM: Film africani sulla donna : Taafe Fanga Rivoluzione femminile in un villaggio del Mali. Le donne si impossessano delle maschere sacre e del potere, costringendo gli uomini a "portare la gonna". Vivace commedia ispirata ad un racconto tradizionale dogon. Reperibile in pellicola presso il COE (Centro Orientamento Educativo) Via Lazzaroni, 8 - 20124 Milano - tel 02/66712077 fax 66714338 coe@iol.it - www.peacelink.it/users/coe Gagnesiri fa il punto della sua vita. La donna rivede l’ascesa sociale del marito, Daam, divenuto deputato e poi ministro, e il suo secondo matrimonio. un giorno Presidente, un imprenditore locale, dopo essersi servito della seconda moglie di Daam per ottenere un contratto di lavori pubblici, sottrae i fondi al suo profitto. Quando la stampa fa scoppiare lo scandalo, Daam ne risulta coinvolto, e solo gagnesiri gli rimarrà vicino quando lui cadrà nella disperazione e nell’alcolismo. Ma alla fine anche la donna se ne andrà. Il film offre uno spunto di riflessione sulla tematica della poligamia. Reperibile in pellicola 35mm presso il COE (Centro Orientamento Educativo) Via Lazzaroni, 8 - 20124 Milano - tel 02/66712077 fax 66714338 coe@iol.it - www.peacelink.it/users/coe
LIBRI
Nozipo Maraire: Zenzele, lettera per mia figlia, Mondatori. Adatto a partire dalle scuole superiori. Reperibile presso la biblioteca dei Missionari Comboniani, vicolo Pozzo, 1 – 37129 Verona, tel 045/596238. ALTRO MATERIALE: Chimurenga: storia di una liberazione 3 settembre 1953: nasce la Federazione della Rhodesia. I coloni inglesi arrivati un secolo prima in questa regione dell'Africa australe, dopo aver rifiutato la fusione con l’unione Sudafricana, iniziano l’esperimento di uno stato multirazziale a dominazione bianca. Dieci anni dopo, Zambia e Malawi si separano dalla federazione, ottenendo da Londra il diritto a dichiararsi indipendenti, mentre alla Rhodesia del sud, in mancanza di un accordo costituzionale fra popolazione nera e coloni bianchi, lo stesso diritto non viene riconosciuto. Quando il primo ministro Ian Smith proclama ugualmente l’indipendenza, il paese subisce l’embargo da parte della comunità internazionale. È a questo punto che il dissenso della popolazione nera, già organizzato ed espresso da movimenti clandestini, cresce fino ad assumere le proporzioni di una guerra civile. Nel 1964, il presidente della ZANU, Sithole, incita tutto il popolo dello Zimbawe a prepararsi per una lunga lotta, e ad usare tutto il materiale bellico che possa trovare all’interno dei villaggi: pietre, asce, bastoni, archi e frecce, lance, e se possibile fucili ed esplosivi costruiti artigianalmente. Il 29 aprile 1966 la ZANU (Unione Nazionale Africana dello Zimbawe) lancia la CHIMURENGA, ossia lotta di liberazione. È l’apice della lotta contro il colonialismo, l’imperialismo e lo sfruttamento iniziata nel 1896, e continuata in varie forme come insistente contrappunto alla dominazione bianca. Il fronte patriottico possiede un braccio armato, lo ZANLA (Esercito di liberazione nazionale dello Zimbawe), che vede arruolarsi anche molte donne, e che, a differenza dell’esercito coloniale, non rimane staccato dal popolo, anzi, ne fa parte, giocando un ruolo importante nell’educazione e mobilitazione delle masse. Il compito della chimurenga, infatti, è mobilitare in massa i cinque milioni di africani del paese per strappare il potere ai 134.000 coloni bianchi, ma il suo obiettivo non si esaurisce con l’indipendenza politica. La liberazione fondamentale cui tendere rimane, qui come altrove, quella della mentalità, della coscienza degli africani, che parte dalla consapevolezza, come dirà in Sudafrica Steve Biko, che "L’arma più potente dell’oppressore è la mente dell’oppresso". Il potere bianco non è disposto a cedere, e utilizza tutti gli espedienti pur di mantenere il proprio ascendente sociale, culturale, politico ed economico: nel 79 il paese, appoggiato ufficialmente solo dal Sudafrica e isolato con la chiusura delle frontiere dai paesi confinanti, assume il nome di Zimbawe-Rhodesia, e il vescovo nero Muzorewa ne diventa primo ministro. In realtà la manovra è un tentativo di "negrificare" il potere bianco, mentre continuano le operazioni militari contro il fronte patriottico, che anziché placare la guerriglia, la intensifica. Nessuno nel continente, a parte il Sudafrica di Botha, festeggia questa indipendenza. Pochi si lasciano convincere da questo "governo bianco dipinto di nero", che ha ridotto il paese "né più né meno di un satellite di Pretoria". ( come scrive indignato il giornalista Moudjiib Djibril su Afrique Nouvelle) Ma anche dopo la vittoria della Chimurenga con le elezioni del febbraio 1980 e la proclamazione della repubblica dello Zimbawe il 18 aprile dello stesso anno, i conflitti in atto nel paese non si potranno certo dire risolti. L’indipendenza finalmente raggiunta, la fine della dominazione bianca, se costituiscono un importante risultato, sono anche e soprattutto un punto di partenza per uno stato da costruire. Uno stato che dalla complessità della propria situazione sociale, politica, economica, dalle diverse e variopinte risorse umane di cui dispone, deve saper trarre gli elementi costruttivi per scrivere la propria storia. Un paese che deve imparare a riconoscere al proprio interno dei cambiamenti inattesi, nel costante rischio di lasciarcisi travolgere precipitando nel caos. E la storia travagliata di questo paese e di tutta l’Africa australe diventa una provocazione per gli africani e per l’Europa, l’occasione per prendere coscienza di una realtà molto più complessa di quanto la sistematica contrapposizione bianco-nero vorrebbe far credere. La "chimurenga" più importante, lungi dall’esaurirsi in una rivoluzione, esige tempi molto più lunghi, e non si può dire ancora totalmente compiuta.
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