L’immigrazione in Italia alle soglie del 2000

Anticipazioni del "Dossier Statistico Immigrazione 2000"

Iniziativa Caritas/Fondazione Migrantes/Centro Studi Emigrazione

 

1999: GLI EFFETTI DEI NUOVI INGRESSI E DELLA REGOLARIZZAZIONE

L’inizio del nuovo secolo e la celebrazione del Giubileo dell’anno 2000 danno un grande risalto alle anticipazioni del Dossier Statistico Immigrazione 2000.

Per avere un quadro completo bisognerà aspettare l’autunno, quando sarà completata la raccolta dei dati. Già ora, però, si possono cogliere alcune linee significative ai fini della conoscenza del fenomeno, delle decisioni politiche e amministrative e naturalmente anche della operatività sociale.

Infatti, rispetto alo scorso anno, i dati sui permessi di soggiorno sono stati rilevati dal Ministero dell’Interno con una procedura omogenea, detratti cioè quelli scaduti e non più rinnovati.

Il 1999 non è un anno di routine perché durante il suo svolgimento hanno acquistato evidenza statistica non solo i nuovi permessi ma anche parte delle persone prenotatesi entro il 15 dicembre 1998 per beneficiare della regolarizzazione: é questo il motivo per cui la quota d’aumento é più alta rispetto a quella dello scorso anno. Inoltre, nel mese di novembre del 1999 è entrato in vigore, dopo un’attesa che sembrava interminabile (18 mesi) il Regolamento di applicazione della nuova legge sull’immigrazione, in mancanza di ulteriori disposizione di attuazione, alcune importanti previsioni non sono ancora operative (ad esempio per la carta di soggiorno e per la lista di prenotazione dell’inserimento nel mercato lavorativo).

I risultati del provvedimento di regolarizzazione riguardante gli stranieri entrati in Italia prima del 27 marzo 1998 e registrati entro il termine del 15 dicembre, sono riassunti nel seguente prospetto (dati al 25 gennaio 2000):

Domande di regolarizzazione

Presentate

Accolte

Respinte

Pendenti

Tasso di rigetto %

Pendenti

%

Ricongiungimento familiare

7.340

5.559

180

1.601

3,1

21,8

Lavoro autonomo

36.266

15.911

1.941

18.414

10,9

50,8

Lavoro subordinato

205.816

123.282

11.765

70.769

9,5

34,4

Lavoro stagionale

1.239

958

43

238

4,3

19,2

Lavoro atipico

131

49

2

80

3,9

61,1

Totale

250.792

145.759

13.931

91.102

8,7

36,2

 

Inizialmente era nata una certa confusione per le ambiguità sorte a proposito delle circa 310.000 prenotazioni e delle circa 90.000 domande, che invece dovevano essere sommate in quanto in parte sovrapponibili. Solo 250.792 prenotazioni si sono trasformate effettivamente in domande; oltre che per la ragione citata, anche perché le persone sprovviste dei requisiti richiesti hanno desistito formalizzare le istanze.

Un terzo delle domande presentate (che sale alla metà per quelle relative al lavoro dipendente) risulta ancora da definire dopo più di un anno di attesa.

Tra le domande definite ne sono state accolte 9 su 10. Il tasso di rigetto (8,7%) sale al 10,9% per le pratiche di lavoro dipendente, che sono i quattro quinti del totale.

Le persone che hanno ottenuto il permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare (5.564 su 7.340), sono così ripartite: genitori 424 (7,6%), coniugi 3.115 (56,0%), figli 2.016 (36,2%) e altri parenti 9 (0,2%). Nelle domande di regolarizzazione per lavoro (243.452 su 250.792) prevalgono quelle per lavoro dipendente (84,5%), ma sono ben rappresentate anche quelle per lavoro autonomo (14,9%), mentre sono pochi i casi di lavoro stagionale e atipico.

GLI STRANIERI REGOLARMENTE SOGGIORNANTI: L’ITALIA, QUARTO PAESE IN EUROPA

L’Italia, dopo la Germania, la Francia e la Gran Bretagna, rafforza la sua posizione come quarto paese dell’Unione Europea per la consistenza numerica degli immigrati (nel corso degli anni ‘90, la loro presenza è raddoppiata), il numero di immigrati rimane da noi comunque ampiamente inferiore, sia come numero complessivo che come incidenza sulla popolazione residente.

Gli stranieri regolarmente soggiornanti si attestano ormai sul milione e mezzo con una incidenza del 2,5% sulla popolazione residente (l’incidenza media nell’unione Europea è del 5,1%). Secondo la stima del "Dossier", tra i nati in Italia da entrambi i genitori stranieri (almeno 10.000), i nuovi arrivi a titolo stabile (tra gli 80 e i 90.000) e le persone già regolarizzate (146.000), la popolazione immigrata é aumentata di 240.000 unità passando da 1.250.000 dello scorso anno a 1.490.000 persone. Vediamo ora come si arriva a queste cifre.

L’archivio del Ministero dell’Interno ha una portata parziale perché non registra tutti gli stranieri presenti regolarmente in Italia ma solo quelli intestatari a titolo personale di un permesso di soggiorno. Solitamente i minori sfuggono al sistema di rilevazione in quanto inseriti nell’autorizzazione al soggiorno rilasciata al capofamiglia: ne diventano essi stessi titolari solo quando entrano a motivo d’adozione o di affidamento, o comunque non accompagnati dai genitori, oppure quando, già residenti in Italia, chiedono il rilascio del permesso di soggiorno per poter ottenere il libretto del lavoro al compimento del 14° anno di età.

Gli stranieri registrati dal Ministero dell’Interno al 31 dicembre 1999 (ivi inclusi quelli dell’Unione Europea) sono risultati 1.252.000, mentre nell’anno precedente erano 1.033.000

Per arrivare a una stima complessiva di tutti gli stranieri soggiornanti regolarmente in Italia bisogna, però, maggiorare questo numero di almeno il 19% per includervi sia i minori non registrati, per i motivi prima richiamati, sia coloro il cui permesso di soggiorno (concesso ex novo o rinnovato) ancora non é stato registrato per ritardi burocratici. Si arriva così a un totale di 1.490.000 persone. Lo scorso anno si seguì un criterio analogo, ma quest’anno il fattore di aumento è stato diminuito di due punti percentuali sul presupposto che le persone regolarizzate non abbiano ancora figli al seguito (fatta eccezione per i 2.000 che hanno beneficiato della regolarizzazione).

I maschi aumentano al 57,3%, le donne invece sono diminuite di quattro punti percentuali (dal 46,8% al 42,6%), una diminuzione già riscontrata in occasione di altre regolarizzazioni.

Gli immigrati non comunitari diminuiscono di due punti percentuali (da 13,9% a 11,6%) e questa tendenza si va confermando anche a prescindere dai provvedimenti di regolarizzazione.

LA PROVENIENZA CONTINENTALE DEGLI STRANIERI: PREVALGONO I VICINI DI CASA

Il milione mezzo di stranieri soggiornanti in Italia risulta così ripartito per aree di provenienza:

Stima totale 1998

V.A. %

Dato parziale: soggiorni registrati nel 1999

Stima totale 1999 e aumento % 1998/99

Europa

di cui Unione Europea

di cui Est europeo

481.061 38,5

171.061 13,7

281.077 22,5

499.061 39,9

145.787 11,6

329.404 26,3

593.883 23,5

    1. 1,4

391.991 30,5

Africa

di cui Nord Africa

360.050 28,8

233.771 18,7

356.804 28,5

231.908 18,5

      1. 17,8

275.970 18,5

America

di cui America Latina

164.040 13,1

105.098 8,4

153.025 12,2

102.950 8,2

      1. 1,0

122.511 16,6

Asia

di cui E.O.

241.232 19,3

123.870 9,9

239.774 19,1

123.453 9,9

    1. 8,3

146.906 8,6

Oceania

2.823 0,2

2.481 0,2

2.952 4,6

Non classificati

1.009 0,1

849 0,1

1.137 2,7

TOTALE

1.250.214 100,0

1.251.994 100

1.490.000 19,2

Tutte le aree continentali hanno visto aumentare il numero dei loro immigrati ma in misura disuguale. Rispetto a un tasso medio in crescita di circa un quinto (19,2%), in buona misura dovuto alla regolarizzazione

Stanno al di sotto della media: l’America (11,0%) e l’Oceania (4,6%);

Risulta molto differenziato l’andamento nelle aree subcontinentali:

Questo andamento differenziato può essere riassunto nel seguente modo:

Tra la popolazione immigrata attualmente soggiornante, all’incirca quattro sono europei, tre africani, due asiatici e uno americano. Rispetto allo scorso anno i paesi dell’Est guadagnano in percentuale un punto e mezzo, mentre l’Unione Europea perde due punti. Quasi la metà degli immigrati proviene dai paesi vicini geograficamente e politicamente (Unione Europea) o anche solo geograficamente (Balcani e Nord Europa).

PAESI DI PROVENIENZA: L’AUMENTO DALL’EUROPA DELL’EST

L’effetto congiunto delle regolarizzazioni e dei nuovi arrivi ha prodotto notevoli cambiamenti nella graduatoria dei primi paesi di immigrazione. Subito dopo la triade costituita dal Marocco, dall’Albania e dalle Filippine, si collocano, guadagnando posizioni, la Jugoslavia e la Romania e anche la Cina e il Senegal si avvantaggiano nella graduatoria.

Il tasso di crescita é differenziato per le singole nazionalità, come si rileva da una comparazione con i dati del precedente anno.

Parziale 1999

%

Stima totale 1999

Aumento %

1998/99

  1. Marocco

146.491

11,7

174.324

19,0

Albania

115.755

9,2

137.748

50,5

Filippine

61.004

4,9

72.595

7,4

Jugoslavia

54.698

4,4

65.091

59,3

Romania

51.620

4,1

61.428

65,5

Usa

47.568

3,8

56.606

1,4

Cina

47.108

3,8

56.059

47,4

Tunisia

44.044

3,5

52.412

10,9

Senegal

37.143

3,0

44.200

23,1

Germania

35.372

2,8

42.093

3,3

I primi dieci paesi, che l’anno precedente totalizzavano il 48,2%, nel 1999 hanno raggiunto il 51,2%. Mentre l’incidenza percentuale dei marocchini é rimasta identica rispetto allo scorso anno, é salita di due punti quella degli albanesi (pari al 9,2%), di un punto e mezzo quella degli jugoslavi (4,4%), di un punto quella dei rumeni (4,1%) e dei cinesi (3,8%) e in misura minore quella dei senegalesi.

E’ invece leggermente diminuita l’incidenza percentuale dei filippini e dei tunisini.

Per comprendere questi cambiamenti si possono ripartire i primi 30 paesi di provenienza a seconda degli scaglioni d’aumento:

Si ricava, così, una mappa aggiornata della pressione migratoria sul nostro paese, da ritenere di grande utilità non solo per programmare i flussi, ma anche per meglio inquadrare e contrastare le sempre più ramificate infiltrazioni dei trafficanti di manodopera.

AREE DI INSEDIAMENTO: EFFETTO CALAMITA DELLE REGIONI DE NORD EST E DEL SUD

Nell’ultimo anno gli immigrati non comunitari, sono stati gli unici protagonisti dell’aumento della presenza straniera, mentre, per i comunitari l’aumento è stato di sole 2.500 unità. L’insediamento territoriale è caratterizzato da una più forte capacità di attrazione delle regioni del Nord Est e di quelle del Sud:

1998

1999

Extracom. registrati

Maggiorazione del 19%

Extracom. aumento %

1999/98

Stima totale comunitari e extracom.

Stima totale comunitari e extracom. %

NORD

  • Nord Ovest
  • Nord Est

53,9

31,2

22,7

53,5

30,2

23,3

591.777

333.816

257.961

680.544

383.889

296.655

23,2

20,2

27,6

798.213

454.730

343.483

53,6

30,5

23,1

CENTRO

28,5

28,6

316.823

364.346

24,9

438.678

29,4

MERIDIONE

  • Sud
  • Isole

17,7

11,9

5,8

17,8

12,1

5,7

197.607

134.017

63.590

227.248

154.120

73.128

25,7

26,7

23,5

252.982

171.233

81.876

17,0

11,5

5,5

ITALIA

100,0

100,0

1.106.207

1.272.138

24,1

1.490.000

100,0

La mappa degli immigrati per grandi aree conosce alcuni aggiustamenti senza che si possa parlare di sostanziali variazioni. Ciò risulta del tutto comprensibile quando si pensa che le reti familiari e amicali delle persone soggiornanti influiscono in maniera quasi direttamente proporzionale sui nuovi immigrati regolari come anche sulle presenze irregolari e clandestine.

Tuttavia non mancano alcune peculiarità così riassumibili:

Un’analisi simile si può condurre nei confronti delle regioni che accolgono una quota di almeno il 5% rispetto al totale degli immigrati non comunitari:

Stima totale 1998 (maggiorato del 19%)

1999

senza maggiorazione

%

Stima totale 1999

(maggiorato del 19%)

Aumento %

1999/98

  • Lombardia

270.943 21,0

265.883

21,2

316.400

16,8

  • Lazio

241.243 16,9

221.182

17,7

263.207

9,1

  • Veneto

108.656 10,1

120.515

9,6

143.413

32,0

  • Emilia Romagna

100.510 8,3

100.883

8,1

120.051

19,4

  • Toscana

71.584 7,4

92.627

7,4

110.226

54,0

  • Piemonte

84.395 6,4

79.069

6,3

94.092

11,5

  • Campania

63.794 5,3

63.360

5,1

75.398

18,2

  • Sicilia

56.221 4,8

56.736

4,5

67.516

20,1

  • ITALIA

1.250.214 00,0

1.251.994

100,0

1.490.000

19,2

Rileviamo, così, che tra le principali regioni di residenza degli immigrati:

MOTIVI DEL SOGGIORNO: NOVE STRANIERI SU DIECI PRESENTI PER LAVORO O MOTIVI FAMILIARI

E’ possibile confrontare la struttura dei permessi di soggiorno degli extracomunitari registrati al 31 dicembre 1998 (891.416) con quelli registrati al 31 dicembre 1999 (1.106.207). Entrambi i dati, rilevati alla fine di ciascun anno, sono sottovalutati perché andrebbero inseriti i permessi concessi ex novo o rinnovati, ma non ancora registrati nell’archivio centralizzato del Ministero. Tuttavia non é possibile stimare con una sufficiente approssimazione il numero (forse fino a 50-55 mila pari al 5% di quelli registrati) dei permessi mancanti e ancor meno la ripartizione per tipo di motivo. Pertanto, é preferibile far riferimento ai permessi registrati con la consapevolezza che essi andrebbero ritoccati leggermente verso l’alto. Il confronto dell’ultimo biennio non evidenzia cambiamenti notevoli:

1998 V.A. senza maggiorazione

%

1999 senza maggiorazione

%

Aumento 1998-99 %

  • lavoro dipendente

517.005

58,0

632.907

57,2

22,4

  • lavoro autonomo

34.421

3,9

58.292

5,3

69,3

  • famiglia

222.985

25,0

278.163

25,1

24,7

  • asilo/richiesta asilo

6.153

0,7

5.349

0,5

-13,1

  • studio

20.830

2,3

22.097

2,0

6,1

  • turismo

8.459

0,9

9.244

0,8

9,3

  • motivi religiosi

40.268

4,5

40.584

3,7

0,1

  • residenza elettiva

16.453

1,8

16.672

1,5

1,3

Quelli per lavoro dipendente, pari complessivamente a circa 6 permessi ogni 10 (57-58% nell’ultimo biennio), al loro interno vedono salire la quota degli occupati al 48,8% con un aumento di 4 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Poiché questa evoluzione positiva non corrisponde ai riscontri dell’INPS si pone il problema e la necessità di raccordare meglio i dati sui soggiorni con quelli sulle posizioni contributive come anche quella do contrastare l’evasione dei datori di lavoro. Il dato più sorprendente consiste nel fatto che, grazie alle regolarizzazione il lavoro autonomo passa dal 3,9% al 5,3% e coinvolge circa 60.000 persone, che sono ancora una piccola quota rispetto alle possibilità di sviluppo del settore.

I titolari di un permesso di soggiorno per motivi di famiglia sono un quarto del totale: i motivi "lavoro" e "famiglia" rappresentano l’88,8% di tutti i permessi (un punto in più rispetto allo scorso anno) ed é questo uno tra gli indici più significativi della stabilizzazione dell’immigrazione.

Per la richiesta di asilo e come rifugiati vi è un soggiornante ogni 200 extracomunitari e questo costituisce il più radicale ridimensionamento di chi ritiene l’Italia invasa da questo tipo di flussi. Sono anche diminuiti i motivi umanitari con possibilità di lavoro (da 33.499 a 8.803).

Molto consistenti risultano, tra i non comunitari, le presenze per motivi religiosi (circa 40.000), quasi tutte concentrate a Roma, mentre quelle per motivi di studio sono aumentate di poco e si fermano alle 22.000 unità.

LE RELIGIONI DEGLI IMMIGRATI: POLICENTRISMO DI PAESI E RELIGIONI

La stima dell’appartenenza religiosa degli immigrati regolarmente soggiornanti in Italia, che la Fondazione Migrantes e la Caritas di Roma effettuano ormai da dieci anni, con il supporto tecnico del "Dossier Statistico Immigrazione", acquista una particolare rilevanza nell’anno del Grande Giubileo del 2000 da ritenersi un invito al dialogo con i seguaci delle diverse fedi.

Prendendo come base di calcolo al 31 dicembre dello scorso anno, 1.490.000 stranieri regolari e utilizzando le percentuali dell’appartenenza religiosa riscontrata nei paesi d’origine si perviene a questa mappa delle diverse religioni:

Stima Migrantes

Fine 1998 %

Stima totale.

Fine 1999 %

Stima totale 1999

Cattolici

29,0

363.000

27,4

407.000

Altri cristiani

21,9

274.000

22,1

328.000

Musulmani

34,9

436.000

36,5

544.000

Ebrei

0,3

4.000

0,3

5.000

Religioni orientali

6,6

83.000

6,5

96.000

Religioni tradizionali

1,4

18.000

1,4

22.000

Altri/non classificati

Totale

5,9

100,0

72.000

1.250.000

5,9

100,0

88.000

1.490.000

Tutti i gruppi religiosi sono aumentati numericamente: i cristiani (cattolici, ortodossi e protestanti) di circa 100.000 unità e altrettanto i musulmani; per gli altri gruppi l’aumento è più contenuto. I musulmani sono aumentati anche percentualmente (quasi due punti) rispetto allo scorso anno e costituiscono un terzo del totale. A questo aumento ha certamente influito il provvedimento di regolarizzazione del 1998, in quanto ai primi posti per numero di prenotazioni risultano gruppi nazionali a prevalenza musulmana (Albania, Marocco, Senegal, Bangladesh, Pakistan, Tunisia, Egitto, Algeria).

I cristiani nel loro complesso sfiorano, comunque, la maggioranza assoluta (735.000 persone) con questa ripartizione interna ogni 10 presenze: 6 cattolici, 2 protestanti e almeno 2 ortodossi. Se i protestanti di cittadinanza italiana sono, secondo la stima riportata dall’agenzia di stampa religiosa SIR, 350.000/430.000, aggiungendovi i 140.000 protestanti stranieri, anche questa confessione religiosa si attesta in Italia sul mezzo milione di fedeli.

I musulmani, quanto ai paesi di provenienza, si concentrano per i due terzi nella fascia del Nord Africa e per le successive quote in alcuni paesi del Subcontinente Indiano e dell’Est europeo. I cattolici rivelano una provenienza più diversificata, che spazia dall’Estremo Oriente (le Filippine sono, infatti, prima comunità cattolica con circa il 15% del totale), all’Europa dell’Est e dell’Ovest (circa la metà), all’America Latina (più di un quarto del totale). I protestanti provengono per lo più dai paesi dell’Europa occidentale e dall’America del Nord (così anche gli ebrei), mentre gli ortodossi sono originari dei paesi balcanici e dell’Est europeo. Le principali comunità nazionali sono le seguenti:

A differenza di quanto avviene in altri paesi europei, l’Italia si presenta non come una babele, bensì come una realtà policentrica anche sotto l’aspetto religioso. Secondo alcuni studiosi le migrazioni costituiscono l’opportunità per un più profondo radicamento del rispetto della libertà di coscienza (anche nell’ipotesi di coppie multireligiose) e per una comune accettazione della società laica da intendere come contenitore rispettoso di tutte le differenze religiose.

LA PRESSIONE MIGRATORIA IN ITALIA

In Italia, come negli altri paesi a sviluppo avanzato, la pressione migratoria è determinata dalla precaria situazione economica e sociale dei paesi in via di sviluppo e dell’Est europeo. Per molti di essi l’Italia, a causa della sua peculiare posizione geografica, è la frontiera da superare per entrare nell’area del benessere, sia nell’ipotesi in cui sia stato rilasciato preventivamente un visto per l’ingresso, sia nei casi in cui si debbano tentare le via della clandestinità, tra l’altro enfatizzate dai trafficanti di manodopera.

L’Italia ha cercato di venire incontro a questa esigenza di maggiori sbocchi, nel rispetto dei vincoli stabiliti dall’Unione Europea, con la previsione di quote realistiche nella programmazione dei flussi che però, a causa delle lunghe procedure richieste per l’approvazione delle disposizione di applicazione, potranno entrare a pieno regime solo nel 2000 (63.000 ingressi di nuovi lavoratori attraverso i diversi meccanismi di collocamento).

Invece la legge 40/1998 ha trovato subito applicazione per quanto riguarda il contrasto dell’immigrazione clandestina ed è stata rinforzata dagli accordi di riammissione già firmati con numerosi paesi, mentre con altri tali accordi sono in corso di definizione. Pertanto è infondato ritenere che vi sia stato lassismo su questo versante, come risulta da un prospetto comparativo, che mostra anche un certo incremento dell’efficacia nelle misure di controllo (provvedimenti di espulsione eseguiti in almeno un quarto dei casi).

1998

1999

Respingimenti alle frontiere

47.822

48.437

Espulsioni eseguite

8.543

12.556

Riammissioni nei paesi di provenienza

13.105

11.399

Intimazioni di espulsione

47.861

40.489

Avviati nei CPT

6.630

-

 

In merito ai Centri di Permanenza Temporanea, dove gli stranieri possono essere trattenuti fino a 30 giorni, il vivace dibattito intervenuto, ha posto in evidenzia tre aspetti: il costo complessivo è alto (circa 40 miliardi l’anno secondo una nostra stima), le condizioni di permanenza possono e devono essere migliorate, l’efficacia non è assoluta, atteso che il 44% degli ospiti dei centri è stato effettivamente rimpatriato. L’ipotesi di considerare reato l’immigrazione clandestina non risolverebbe il problema ma si limiterebbe a trasferirlo alle carceri, con notevoli aggravi umani e anche economici.  invece più promettente l’impegno per ridurre l’area di manovra dei trafficanti di monodopera: nel 1999 sono stati sequestrati 164 scafi e arrestati 364 scafisti, mentre gli sbarchi clandestini (47.000) sono notevolmente diminuiti rispetto al 1998. Molto di più si potrà attuare attraverso la cooperazione bilaterale.

CRIMINALITA’: CONCLUSIONI CONTROCORRENTE

Sul pregiudizio di accostare immigrazione e delinquenza è intervenuto autorevolmente, il 7 febbraio 2000, il Presidente Ciampi a Bologna con questo monito: "Non commettiamo l’errore di fare un’equazione semplicistica, immigrazione uguale ad aumento della criminalità". Non sono ancora disponibili i dati per il 1999, mentre un’accurata analisi dei dati relativi al 1998, condotta dall’équipe di redazione del "Dossier Statistico Immigrazione" sulla Rassegna italiana di criminologia, ha portato a queste "conclusioni controcorrente":

APETTI GIUDIZIARI (VALORI IN PERCENTUALE) 1998

 

Soggiornanti

Denunce/indagini

Arresti

Europa Est

22,5

+18

+13

Nord Africa

18,7

+12

+25

Asia

19,3

-8

-15

America latina

8,4

-5

-3

Regolari

-

15,6

9,2

Irregolari

-

84,4

90,8