il manifesto - 12 Marzo 2003
Caccia alle colf, espulsione preventiva
I Ds chiedono il ritiro della circolare che espelle gli immigrati in attesa di regolarizzazione. Ma per il prefetto di Milano non c'è alcuna persecuzione in atto: li mandiamo via per evitare che commettano reati
LUCA FAZIO
MILANO
Sempre nel sacrosanto rispetto della «legalità», come la mettiamo quando ci sono leggi palesemente ingiuste? La circolare del ministero degli interni che in questi giorni a Milano ha scatenato la caccia all'uomo, anzi alla colf, per qualcuno provoca «una situazione di vera e propria ferocia» verso gli immigrati (Livia Turco, responsabile welfare dei Ds); per altri, invece, dispiaciuti sotto il profilo umano, si tratta solo di applicare la legge «per verificare se sotto il profilo della sicurezza la persona straniera possa essere regolarizzata» (Bruno Ferrante, il prefetto di Milano che esegue gli ordini senza dover distinguere una colf da un pericoloso criminale). E dire che Maria D'Ascenzo, il funzionario del ministero degli interni che ha redatto la paginetta che terrorizza migliaia di immigrati in attesa di regolarizzazione, a suo tempo aveva detto che «è interesse di tutti cercare di risolvere le situazioni risolvibili, senza naturalmente accettare domande di terroristi o di persone che non è il caso che restino nel nostro paese». Livia Turco, ex ministro per la solidarietà sociale - ai tempi dell'Ulivo, quando molti stranieri hanno ricevuto quel decreto di espulsione che oggi sta rovinando loro la vita - ieri ha chiesto al governo il ritiro della circolare-trappola. «All'inefficienza, ai tempi lunghi di attesa, alla disumanità che ha visto negare la possibilità di andare a trovare i proprio figli e genitori - afferma Turco - si aggiunge ora la violazione palese delle più elementari regole di difesa. Ciò provoca una situazione di vera e propria ferocia verso gli immigrati e verso gli italiani. Il governo ritiri questa circolare che anzichè risolvere il problema della regolarizzazione costituisce un ulteriore strumento per espulsioni indiscriminate».

Del caso emblematico di Olga, la ragazza ucraina prelevata come una delinquente a casa della «sua» anziana solo perchè segnalata come «clandestina» in Germania, si è parlato a lungo. Anche lei è un problema di sicurezza? Il prefetto Bruno Ferrante, intervistato da la Repubblica, si è spiegato con un esempio, arrivando a teorizzare il concetto di espulsione preventiva. Dice Ferrante: «E se una di queste persone che deve essere espulsa per motivi di sicurezza non viene allontanata dal paese e poi commette un reato, si potrebbe accusare la polizia di non aver fatto il proprio lavoro? Credo di sì». E' una mostruosità solo in apparenza perchè risponde perfettamente alla filosofia dell'Europa di Schengen che ha fatto di tutti i migranti una categoria di soggetti devianti e quindi potenzialmente pericolosi. E ormai è fuori tempo massimo anche il buon senso di un prete come don Virginio Colmegna della Caritas di Milano: «Conosco personalmente alcune delle donne ucraine arrestate dalla polizia ed espulse. Bravissime persone, le avevamo presentate noi alle famiglie dove lavoravano». Persone che sono state costrette a vivere in «clandestinità» e che facilmente sono incappate nei meccanismi che portavano, e portano ancora, all'espulsione. Troppo difficile da spiegare a Giampaolo Landi, responsabile immigrazione di An. Per lui, persone come Olga sono «recidivi che intimati di espulsione nel passato hanno volutamente disatteso il provvedimento inibitorio permanendo nello stato di illegale permanenza sul territorio nazionale». Meno «raffinata» ma decisamente più sincera l'argomentazione fornita da Davide Boni, capogruppo leghista alla Regione Lombardia: «Questa legge sta praticando una sacrosanta selezione naturale».