il manifesto - 07 Marzo 2003
CAMPANIA
Rom ad alta velocità
Lo sgombero del campo nomadi di Casoria legato più ai cantieri ferroviari che a motivi sanitari
FRANCESCA PILLA
CASORIA
Si sono installati nella terra di nessuno i 244 rom d'origine romena, sotto la circonvallazione che collega i tanti comuni nel napoletano: Casoria, Volla, Melito, Afragola. Sotto i ponti di via Lufrano hanno costruito delle baraccopoli con pezzi di legno e rottami di autovetture trovati nelle discariche che sommergono la zona di rifiuti. Tra i topi, le macchine e la sporcizia, su biciclette malandate corrono i tantissimi bambini degli accampamenti, mentre le ragazzine più grandi caricano sui passeggini dei bottiglioni di plastica recuperando abusivamente l'acqua da un tubo dell'Arin. Dopo un corto circuito il comune ha provveduto ha staccare l'allaccio illegale alla corrente elettrica della circumvesuviana. Qualche settimana fa una stufa a gas, accesa per il freddo, ha quasi completamente distrutto uno degli insediamenti e grazie all'intervento dei vigili del fuoco si è evitata la tragedia. Ma i romeni dicono di essere contenti così. «Siamo cristiani, non rubiamo e non facciamo del male a nessuno» - spiega Maria, nel campo da due anni. «Guadagno 10 euro al giorno suonando in strada. Non ci fate tornare in Romania, qui posso dare da mangiare ai miei quattro figli», dice mentre mostra latte, pane e pollo appena comprati al supermercato lontano qualche chilometro.

Il sindaco di Casoria Giosuè De Rosa ha infatti firmato il decreto di sgombero dopo le lamentele dei cittadini e la denuncia dell'Asl 3 sul pericolo epidemiologico e la probabile presenza di focolai di scabbia e tubercolosi. «Qui la puzza certe volte è insopportabile», spiega il signor Antonio, un disoccupato in attesa della pensione di invalidità che vende accendini all'ingresso del campo, sfruttando il traffico delle macchine che sostano al passaggio a livello in attesa del treno.

Questa la storia di una delle tante periferie napoletane completamente abbandonate al degrado, dove i rom probabilmente sono l'ultimo dei problemi. Non è un'area residenziale: i pochi palazzi più vicini spuntano ad alcune centinaia di metri di distanza dai campi. La spazzatura - solo in parte prodotta dai nomadi - impera insieme alle discariche abusive. Ma proprio dove sorge uno degli insediamenti deve passare la linea ferrata Monte del Vesuvio, quella dell'alta velocità.

«Abbiamo fermato i cantieri - spiega un addetto della ditta che ha in appalto i lavori dall'Italfer - perché ci sono grandi rischi per la salute dei dipendenti». E mercoledì durante la riunione straordinaria in prefettura del Comitato per l'ordine pubblico il prefetto Carlo Ferrigno si è assunto l'impegno di risolvere il problema entro pochi giorni. I romeni saranno sgomberati. Cacciati, spostati? Per Ciro Crescentini della Cgil edili si tratta dell'ennesimo balletto tra prefettura e comune: «Ci meraviglia che l'emergenza sia affrontata solo ora, a pochi mesi dalle elezioni comunali. La comunità è presente sul territorio da cinque anni. Ci sembra piuttosto un pretesto per espellere in maniera repressiva decine di donne, anziani e bambini per gli interessi delle lobby di costruttori».

Sulla vicenda è intervenuto anche Amato Lamberti, presidente della provincia, assicurando l'impegno a individuare con la collaborazione della regione una zona attrezzata per i rom. Dopo, via Lufrano dovrebbe essere ripulita e bonificata dall'Asl 3. Se così fosse sarebbe una soluzione anche per i rumeni: «Non possiamo più vivere nella sporcizia, i bambini si ammalano uno dopo l'altro» - dice Maria. «Un posto più bello? Magari, ma lasciateci in Italia». Per le operazioni di trasferimento e per l'abbattimento delle baracche è previsto l'impegno delle forze dell'ordine che dovranno spiegare alla comunità quello che sta avvenendo: a tutt'oggi i romeni non sanno di dover essere sgomberati.