Due cortei rispondono al pestaggio A Roma manifestazioni di solidarietà con il marocchino picchiato. Nella sede degli ultras spuntano estremisti di destra. Armati CINZIA GUBBINI ALESSANDRO MANTOVANI Due manifestazioni, una domani e l'altra lunedì, per esprimere solidarietà a Kay Abder, il marocchino ridotto in fin di vita domenica scorsa a Roma da un gruppo di «Irriducibili» della Lazio. La prima, organizzata da Coordinamento immigrati, Senza confine, Villaggio globale e Migrant's Social forum, partirà dalla stazione della metropolitana della Piramide alle 15, per concludersi a Porta San Paolo, luogo storico della Resistenza romana dove da qualche anno c'è un monumento contro tutti i razzismi. La seconda è organizzata dall'XI municipio che comprende il quartiere Ostiense, teatro del fatto: sarà una fiaccolata che partirà alle 19 da piazzale Ostiense per raggiungere i mercati generali. Non sono iniziative contrapposte, c'è solo un po' di confusione perché davanti a tanta violenza razzista sono in molti a voler reagire. Sabato sfileranno anche i parenti di Kay, compresa la madre che proprio oggi arriverà a Roma e finalmente potrà rivedere il figlio, dopo tre anni. Lo troverà in condizioni migliori: «E' stato molto fortunato», dicono i medici. Il ragazzo si sta riprendendo, nonstante sia ancora sotto sedativi, e potrebbe farcela, pur essendo tuttora ricoverato nel reparto di rianimazione del San Giacomo, dove ogni giorno vanno a trovarlo decine di persone. Parlano gli amici che erano con Kay Restano in carcere i quattro ragazzi fermati per l'aggressione. Lo ha deciso il gip Maria Grazia Giammarinaro, dopo averli interrogati ieri. Le accuse rimangono le stesse: tentato omicidio con l'aggravante della motivazione razziale. Gli investigatori della Digos trovano piuttosto contraddittorie le deposizioni rese dai quattro aggressori e dalle ragazze che, secondo la loro versione, sarebbero state infastidite dagli stranieri. E potrebbe emergere un quadro ancora più inquietante. Gli aggressori potrebbero essersi accaniti su Kay al termine di una vera e propria spedizione punitiva alla ricerca di un qualsiasi straniero, forse dopo aver avuto problemi con qualcun altro. «Noi abbiamo solo visto una macchina fermarsi, con dentro cinque ragazzi. Uno è sceso e ha preso a spintoni Kay». E' questo il racconto dei due ragazzi che, domenica sera, erano insieme a Kay lungo viale della Stazione Ostiense, dove è avvenuta l'aggressione. Avevano pranzato con lui nella casa di Piramide dove ogni tanto Kay dormiva. Erano usciti, nel tardo pomeriggio, per comprare il pane. I due non parlano italiano, non hanno ancora parlato con la polizia. La loro testimonianza ci arriva attraverso un parente del giovane pestato. «Kay ha chiesto cosa volessero, nel frattempo gli altri quattro si sono dileguati, e li abbiamo visti tornare con le spranghe. Allora siamo fuggiti». A Kay, che addirittura era in ciabatte, è andata male. E' inciampato ed è stata la fine: si sono accaniti senza pietà su di lui fino a ridurlo in coma. Presidio coltelli alla mano Sembra un atto di razzismo vero e proprio, una spedizione contro «il nero» e non certo un regolamento di conti o una scazzottata casuale. Così la vede anche la Digos, che però sta ancora lavorando alla ricostruzione dei fatti. Ma una cosa è certa: il pestaggio contribuisce all'ebolizzione degli ambienti romani di estrema destra, già piuttosto effervescenti in queste settimane che precedono il 28 ottobre. La sede degli «Irriducibili», posta sotto sequestro, è presidiata praticamente tutti i giorni da gruppi di persone riconducibile, sempre secondo la Digos, al giro degli ultras laziali. E se i quattro arrestati, ben conosciuti dalla polizia, hanno precedenti da stadio ma non risultano militare in alcun gruppo politico, al presidio si vedono anche facce più inquietanti. Estremisti di destra, gli stessi che frequentano le curve romane. E' una brutta storia, che è già sfociata in un pessimo episodio l'altro ieri. Mentre una ventina di persone - del centro sociale La Strada, del consiglio municipale e delle scuole della zona - stava volantinando per stigmatizzare il pestaggio e invitare gli abitanti del quartiere alle manifestazioni di solidarietà, un gruppetto che presidia la sede degli «Irriducibili» si è presentato con caschi in testa e coltelli in mano. «Mi sa che dio esiste - ironizza uno di loro - Solo per miracolo non è successo niente. Ma lo dobbiamo al nostro autocontrollo e alla scelta di smorzare i toni». E ieri la radio degli ultras laziali ha lanciato un appuntamento davanti alla sede sequestrata in concomitanza con la fiaccolata di lunedì. «L'unico corpo estraneo del quartiere sono loro - ha detto ieri Massimiliano Smeriglio, presidente dell'XI municipio - che chiudono una strada della città all'accesso di chiunque». |