il manifesto - 06 Ottobre 2002
Spara su un gruppo di arabi e uccide un ragazzo
Omicidio razzista a Dunquerque, nel nord della Francia, mentre il governo cerca il dialogo con gli islamici
Paramilitare Vestito con una giacca militare e con occhiali scuri, poco prima del delitto l'assassino aveva preso di mira un bar frequentato da arabi

ANNA MARIA MERLO
PARIGI
Il primo ministro, Jean Pierre Raffarin, ha parlato ieri di «ferita in fondo al cuore quando ho saputo cosa è successo»: la sera di venerdì, alle 21,15 un uomo vestito con una giacca militare, occhiali neri malgrado il buio, ha sparato dalla sua jeep contro un gruppo di giovani di origine maghrebina, che erano riuniti fuori del caffé Le Narval, a Grande-Synthe, un comune della periferia di Dunquerque, nel nord della Francia, abitato in gran parte da famiglie di origine immigrata. Un ragazzo di 17 anni è morto mentre veniva trasportato in ospedale. Tre quarti d'ora prima, lo stesso uomo aveva sparato contro gli avventori del bar La Mouette frequentato anch'esso da persone di origine immigrata, nel quartiere della Petite-Synthe, sempre a Dunkerque, e ferito tre persone. Con il volto camuffato e la targa della jeep truccata, calmo, secondo i testimoni ha gridato sparando con un fucile da caccia: «vi ucciderò tutti». Per il vice-prefetto di Dunkerque si tratta «verosimilmente di un'aggressione razzista». Il vice-prefetto ha sottolineato che l'aggressione mortale ha avuto luogo in un quartiere «diventato un simbolo della politica cittadina» verso le famiglie di origine immigrata. L'aggressione di Dunkerque avviene in un momento in cui la Francia torna a discutere di razzismo e di relazioni tra lo stato e l'islam. Venerdì a Parigi ha avuto luogo la prima udienza di un processo contro il Moulin Rouge, il famoso cabaret del french cancan, accusato da Sos Racisme di discriminazione razziale nelle assunzioni: a carico del Moulin Rouge c'è un episodio - il rifiuto di assumere un senegalese in sala - e un testing fatto da Sos racisme con registrazione delle motivazioni del rifiuto («prediamo degli europei, ma non gente di colore in sala, solo in cucina»). La sentenza è attesa il 22 novembre prossimo.

Mentre il governo sta per varare la nuova legge sulla sicurezza, che individua alcune «categorie pericolose» di cittadini, a cominciare dai giovani dei quartieri difficili, in grande maggioranza di origine immigrata (accanto alle prostitute straniere, gli zingari, i mendicanti considerati aggressivi ecc.) e che porta il nome del ministro degli interni, lo stesso Nicolas Sarkozy cerca di stabilire una relazione stabile con l'islam francese. Ieri Sarkozy era alla Moschea di Parigi. Sarkozy ha rimandato sine die il voto interno alla comunità musulmana, previsto da uno dei suoi predecessori, Jean Pierre Chevènement, per eleggere dei rappresentanti dell'islam di Francia, abilitati a trattare con lo stato (i cattolici hanno i vescovi, i protestanti la Federazione protestante di Francia, gli ebrei il Crif, il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia, mentre i musulmani sono divisi in sette federazione e nove grandi moschee, oltre a un polo di musulmani laici). La visita di Sarkozy alla Moschea di Parigi, scelta perché è la più vecchia istituzione islamica di Francia (e anche perché è su posizioni moderate), è stata contestata da altre organizzazioni musulmane, che le rimproverano di essere legata all'Algeria. Paradossalmente, l'unica organizzazione che insiste sulla propria indipendenza dall'estero, l'Uoif, è invece più radicale e milita, per esempio, a favore del velo islamico nelle scuole pubbliche. La laicità francese, nata nel 1905 con la separazione dello stato dalla chiesa, stenta a trovare un terreno di intesa con l'islam, ormai la seconda religione del paese per importanza del numero di credenti.