il manifesto - 17 Settembre 2002

Treviso, una giornata antirazzista
In diecimila da tutto il nord Italia contro le esternazioni del sindaco leghista Gentilini
MICHELA SANTI
TREVISO
Quindicimila o trentamila quelli della Lega a Venezia, diecimila i centri sociali a Treviso. Contano poco le cifre, sempre soggettive, se a confronto è la geografia ristretta dei «Padani» che, domenica, hanno applaudito all'ampolla dell'acqua del Po in Laguna, e quella larga dei ragazzi del mondo che hanno ballato sui ritmi arabi nella città del sindaco Gentilini. Ieri mattina, a Treviso, i politici leghisti, scesi al bar per un pausa caffè, si compiacevano per la vittoria: «I trevigiani hanno disertato la manifestazione dei no-global, del `cespugliame fuorilegge'» (come l'ha definito il sindaco Gentilini da Venezia). Ma sta da qualche parte la vittoria? Il giorno dopo Humanity day, le polemiche si concentrano sui tafferugli, accaduti alla stazione ferroviaria domenica sera. Lo scontro tra leghisti di ritorno da Venezia, disobbedienti in attesa di prendere il treno e polizia, ha prodotto sette feriti lievi tra gli agenti delle forze dell'ordine e dieci contusi tra i no-global di Luca Casarini. «I leghisti ci hanno provocato dal treno», spiegano i ragazzi, che erano venuti a Treviso per manifestare (e così è stato) pacificamente. Domenica, il palcoscenico e i microfoni erano per gli slogan contro il razzismo, contro la legge Bossi-Fini, per i diritti degli immigrati. Hanno trovato voce movimenti e collettivi da tutta Italia, associazioni di immigrati marocchini, algerini, senegalesi, bengalesi. Sono venuti da Venezia, da Brescia, Vicenza, Torino perfino Bari. Si contavano magazzino 47 e coordinamento immigrati in lotta di Brescia, l'associazione, Rete antirazzista, centro di documentazione del movimento operaio W.Wolff di Marghera, confederazione unitaria di base di Venezia, movimento controinformazione di Vicenza. E così via. In migliaia, con striscioni e slogan. La caricatura di Gentilini campeggiava sopra una botte con la stella di sceriffo e la bottiglia di grappa «razza Piave», il leone di S.Marco, «razza Piave» pure lui, aveva il sedere al posto del muso. Colore, musica, ritmo e slogan. Al microfono durante il corteo e sul palcoscenico allestito in piazza dei Signori, africani, asiatici ed europei si sono alternati a Luca Casarini e a Giuliano Giuliani (padre di Carlo Giuliani morto a Genova negli scontri delle giornate del G8).

Piazza dei Signori, per una volta multietnica, mentre il «verde Padania» ha trasferito il monocolore a Venezia. Il sindaco dal palco di Bossi a Venezia non ha risparmiato le sue frecciate: «Agli extracomunitari che si fermano in Italia andrebbero prese non solo le impronte delle dita delle mani, ma anche dei piedi e del naso se occorre». Luca Casarini non perde l'occasione per ribattere da Treviso: «Se chiedessimo le impronte del cervello per i razzisti, a Gentilini non sarebbe possibile rilevarle». Solo parole. In piazza dei Signori il clima è rilassato. Il comitato M21 ha fatto di tutto per creare un'atmosfera gioiosa, l'invasione multietnica doveva lasciare la città indenne. Così è stato: c'era perfino l'addetto alla raccolta delle lattine in coda al corteo. La festa è riuscita: nessun attacco ai bar, contrariamente alle previsioni dei vigili urbani, che al mattino, consigliavano agli esercenti di chiudere. Riuscivano a trasmettere tensione solo gli schieramenti di celerini e poliziotti. In tutto 500, dislocati in tenuta antisommossa a difesa dei punti chiave della città: duomo, palazzo della Provincia, Prefettura. Una famiglia, al completo venuta da un paese fuori città per manifestare, si è ritirata appena visti i poliziotti. Molti altri, hanno scelto di non badare ai manganelli e alle maschere antigas, né all'elicottero radente dei carabinieri. Così tutto è filato liscio, almeno fino alla stazione, fino al ritorno in città del popolo della lega, che a Venezia aveva osannato Bossi e al suo federalismo, aveva ascoltato il Va pensiero e applaudito all'intervento, sempre sopra le righe, del sindaco di Treviso. I suoi cittadini? In molti sono stati a guardare Humanity day, alcuni hanno partecipato al corteo sventolando lo slogan "siamo umanamente solidali", altri si sono indignati di vedere la propria città invasa.