il manifesto - 30 Agosto 2002
Parigi, linea dura del governo per gli occupanti di Saint Denis
ANNA MARIA MERLO
PARIGI
Poco per volta, il movimento dei sans papiers riprende forza in Francia. Una manifestazione con almeno tremila persone sabato scorso a Parigi per l'anniversario dell'assalto alla chiesa di Saint Bernard ai tempi del governo Juppé, ma soprattutto il coordinamento 93 a Saint Denis, che ha al centro i clandestini che dal 17 agosto scorso occupano la basilica gotica che ospita le tombe dei primi re di Francia. Alla basilica hanno redatto una lista, dove ci sono già 1.150 nomi: sono i sans papiers che chiedono una regolarizzazione collettiva. Ma martedì il ministero degli interni ha ribadito a una delegazione venuta da Saint Denis che non ci sarà «nessuna regolazione di massa» e che, come vuole la legge, «ogni situazione individuale sarà esaminata caso per caso dalla prefettura». Mentre il vescovo Oliver de Berranger ieri ha invitato i 130 sans papiers ad abbandonare la basilica entro domani, negando che la decisione sia stata influenzata dalla presa di posizione del governo. «La basilica ha svolto il suo ruolo, ma bisogna anche saper mettere un punto fermo»; ha detto l'alto prelato. Una decisione che ha sconcertato gli occupanti. «Siamo scioccati, abbiamo sempre assicurato che ce ne saremmo andati, ma non c'erano scadenze precise in discussione», ha affermato il loro portavoce Ali Mansouri. Ma la mobilitazione continua, affermano i portavoce del coordinamento 93 (il 93 è il numero del dipartimento della Seine-Saint Denis). Il coordinamento 93 chiede la regolarizzazione di tutti i sans papiers. Al Mrap (Movimento contro il razzismo e per l'amicizia tra i popoli), che li sostiene, affermano: «Un movimento sta crescendo in modo irreversibile. E' venuto il momento per aprire un vero dibattito che permetta di delineare una vera politica di immigrazione. Soprattutto, è urgente che il governo faccia un inventario della situazione dei sans papiers e della situazione anarchica con cui le prefetture si occupano dei diversi casi». Esistono in Francia, in effetti, grandi differenze di comportamento tra prefettura e prefettura.

Sorda ad ogni appello è per esempio la prefettura del Var (Costa Azzurra). Qui, nella chiesa Notre Dame di Saint Raphaël da 43 giorni è in sciopero della fame un rifugiato kurdo, Yusuf Aksoy, 32 anni, che ha già perso 18 chili. All'inizio la moglie e la sorella, entrambe incinte, lo avevano seguito nello sciopero, ma poi hanno rinunciato. La situazione di Yusuf è, come tante altre, un'impasse: non è né regolarizzabile (è entrato clandestinamente), ma nemmeno può essere espulso (sarà presto padre di un bambino che a 13 anni potrà scegliere di essere francese). Ha persino due offerte di lavoro, che gli permetterebbero di mantenere la famiglia. Ma il prefetto non ne vuole sentir parlare.